Allégorie Citadine – La Nostra Recensione! (2024)
Allégorie Citadine, Alice Rohrwacher è ormai una regista che si è fatta strada sia in Italia che all’estero, specialmente con la sua ultimissima fatica, “La Chimera”, che ha fatto parlare molto di sé nel nostro paese a causa della sua pessima distribuzione e in America grazie al suo approdo nelle loro sale ad aprile grazie a Neon.
Tra una pellicola meravigliosa e un’altra, la cineasta si cimenta nella creazione di cortometraggi con il grande JR, autore dietro alla macchina da presa di alcuni documentari molto popolari. Ebbene, i due arrivano alla 81esima Mostra internazionale d’arte cinematografica della Biennale di Venezia con il corto in lingua francese “Allégorie Citadine” (o “A Urban Allegory” in inglese), una reimmaginazione del Mito della caverna di Platone.
La nostra recensione sarà dunque divisa in due distinte parti: una senza spoiler e una spiegazione del finale. Infine un brevissimo paragrafo riassuntivo, con voto in decimali annesso.
Recensione No-Spoiler
A dire il vero, non è esatto quello che ho premesso nell’introduzione: “Allégorie Citadine”, difatti, non è una semplice reimmaginazione del Mito della caverna di Platone, bensì una visione di esso dagli occhi di un bambino. L’impresa sarà riuscita?
Ovviamente, sì. Parliamo di Alice Rohrwacher, una delle impronte più forti del cinema italiano (e non) contemporaneo, in collaborazione con un altro mestierante come JR da non sottovalutare affatto! Il cast è anche davvero importante a rendere questo cortometraggio di appena 20 minuti uno splendore: il regista Leos Carax (“Holy Motors”, “Annette”) ha un ruolo affatto marginale, per quanto poco memorabile; anche il giovanissimo bambino, interprete di Jay, è un’aggiunta fondamentale al tutto.
La regia è magica, ti trasporta alla perfezione nella Parigi immaginata da JR e dalla Rohrwacher, dove è stabilita una comunità unica e unita. Le immagini sono inoltre un sogno fatto a film: la fotografia di Daria D’Antonio tendente al blu cozza sempre con la narrazione, e alcune sequenze vivranno per sempre nella mia mente.
Mi duole però dirvi che più di questo non posso dirvi per quanto riguarda “Allégorie Citadine”, perché il materiale è poco e si rischia di rovinare la sorpresa a un eventuale futuro spettatore. Sappiate solo che assisterete a una favola strepitosa.
Voto: 9/10
Spiegazione del finale
Nel finale di “Allégorie Citadine”, Jay si dirige davanti a un muro. Riesce a togliere la carta da parati da esso, mostrando una particolare fantasia blu, che richiama una caverna. Così tutta Parigi, incuriosita, si avvicina al muro più vicino e comincia a scartare la carta. Anche questa è una riproposizione del Mito di Platone: la prima persona si accorge sempre di più dettagli e smette di vivere nella menzogna, e a ruota ogni altra persona.
Arriva così la madre di Jay in suo soccorso, che lo sta cercando da svariati minuti, e così il giovane si chiede “E se il prigioniero non si fosse accorto di nulla”?; appare dunque a schermo una sequenza indelebile (realizzata in tecnica mista), in cui delle figure prigioniere tentano di fuggire dalla prigionia. Così si chiude la favola firmata da due maestri del cinema contemporaneo, che regalano un’opera maestosa.
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Opinione finale con voto
“Allégorie Citadine” è quindi una storia che ti coccola e conforta, e non saprei spiegarlo meglio. È come un caldo abbraccio d’inverno. Non saprei spiegare la sensazione, ma è così che dovreste immaginare quest’opera d’arte firmata Alice Rohrwacher e JR. La regia è intoccabile, così come la sceneggiatura e soprattutto l’incredibile fotografia. Mi inchino, d’innanzi a un’opera così. Grandi applausi per un cortometraggio che spero venga distribuito sulle piattaforme streaming al più presto.
Voto: 9/10
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E voi, cosa ne pensate di questa recensione? Siete in hype per ‘Allégorie Citadine’? Andrete a vederlo una volta rilasciato? Fatecelo sapere qui sotto con un commento!