Anora – La nostra recensione del film vincitore della Palma D’oro! (2024)
Sean Baker, dopo essersi guadagnato la fama grazie ai suoi ultimi tre successi “Tangerine” (del tutto girato con un telefono), “Un sogno chiamato Florida” e “Red Rocket”, vince la prestigiosa Palme D’or all’ultima edizione del festival cinematografico più grande del mondo: Cannes. E lo fa con una pellicola da lui scritta, diretta, prodotta e montata, “Anora”. Nel cast abbiamo protagonista la recentissima star Mikey Madison, divenuta celebre al pubblico con i suoi ruoli in “C’era una volta a… Hollywood” e nel reboot di “Scream” del 2022.
La nostra recensione sarà dunque divisa in tre parti distinte: una fortemente senza spoiler, una con spoiler e una spiegazione del finale. Infine segue un paragrafo abbastanza breve e riassuntivo, contenente la nostra opinione generale, con voto allegato.

L’anteprima di Anora
Mercoledì 28 agosto, noi di NerdAlQuadrato siamo stati invitati all’anteprima nazionale di “Anora” da parte di Universal Pictures, tenutasi al Cinema Quattro Fontane di Roma. Terremmo a ringraziare non solo la casa di distribuzione che ci ha dato una tale occasione e il cinema che ci ha ospitati, con tutti i suoi comfort, ma anche voi! Infatti, alla nostra quarta anteprima stampa (dopo “Deadpool & Wolverine”, “Alien: Romulus” e “Thelma”), abbiamo avuto l’opportunità di vedere il film che è forse il più atteso di tutto l’anno, in anteprima di ben due mesi!
Se siamo arrivati fin qui, è tutto grazie a voi.

“Anora”, che divertimento! – Recensione No-Spoiler
Il film è stato visionato in lingua originale (versione che, visto il doppiaggio italiano pessimo che è spiccato dai trailer, vi consiglio).
Anora (o Ani, come preferisce essere chiamata) è una ragazza di 23 anni, che pratica il lavoro di spogliarellista in un locale. Una serata, nel suo luogo di lavoro si presenterà Vanya, un ragazzo due anni più giovane di lei, in cerca di una sola cosa: del buon sesso. In questo modo, i due cominceranno a vedersi per consumare rapporti, finché lui non le chiederà di essere la sua ragazza per una settimana in cambio di $15.000. La ragazza accetta, e così comincia il viaggio strabiliante che è “Anora” di Sean Baker. Di più non voglio rivelarvi, in quanto sia io che la sala, durante la proiezione, abbiamo riso moltissimo scoprendo ogni svolta della trama.
Infatti, il film è, sorprendentemente, una commedia coi fiocchi. Poche volte mi sono ritrovato a ridere così per una pellicola al cinema o non, è stato un genuino divertimento che quasi mai avevo provato. Nonostante ciò, ha anche i suoi momenti più seri e drammatici: non si risparmiano degli attimi di riflessione molto toccanti.
L’unico grande difetto di “Anora” è la divisione in atti: il primo è un’opera d’arte. Se potessi rivedere infinite volte qualcosa, sarebbero i primi 40 minuti di questo film. La seconda parte, invece, si distacca già molto dalla precedente, prendendosi un ritmo più lento con scene che sfiorano i 10 minuti di durata. Nel terzo, invece, la commedia che ci aveva accompagnati per il resto della durata svanisce, e ci lascia a un drammatico molto amaro. Io, personalmente, il cambio di tono non l’ho sofferto, ma non a tutti potrebbe andare giù.
Parlando del lato tecnico, invece, nulla da dire: Sean Baker ormai fa scuola a chiunque, dopo quel grandissimo film che era “Red Rocket” non ci si poteva aspettare meno. La sua regia, fotografia e stile sono diventati però, forse, un po’ troppo ricercati, a mo’ di Wes Anderson. L’esempio lampante è il font con cui sono scritti i titoli dei suoi film a partire dal 2015 con “Tangerine”, che rimane sempre lo stesso; o ancora, i titoli di testa sono sempre impostati allo stesso modo: musica mainstream che si spezza a metà per far iniziare la narrazione. Sicuramente, per ora, Baker resta una garanzia, ma la paura che possa diventare una parodia di sé stesso c’è e non è poca.
La sceneggiatura e i personaggi, invece, sono probabilmente l’apice del film. Ogni dialogo è perfettamente umano, ogni scelta è comprensibile, persino le più egoiste. Ai personaggi è anche donato spessore grazie alle magistrali performance dei protagonisti, da Mikey Madison (che spero con tutto il cuore porti la statuetta degli Oscars 2025 a casa), a Mark Eydelshteyn o ancora a Yuriy Borisov.
Voto: 10/10

“Anora”, il viaggio delirante di un autore – Recensione Spoiler
Riassumiamo a grandi linee il film: Ani, durante una delle sue solite serate al locale, si imbatte in Vanya e un suo amico ubriachi. Lo porta nel camerino e lo prende in simpatia, permettendogli di fare cose poco lecite per uno strip club. Così comincerà il loro rapporto sessuale, quando il ragazzo la inviterà a casa sua per fare l’amore per la prima volta. I due se la spassano, decidendo dunque di incontrarsi altre innumerevoli volte. Dopo la festa di capodanno tenutasi a casa del personaggio di Eydelshteyn, lo stesso le chiede di essere la sua finta ragazza per una settimana esatta.
Al termine dei sette giorni richiesti, passati a fare sesso sfrenato e a drogarsi, Vanya decide di rivelarle di dover tornare in Russia per lavorare alla fabbrica di suo padre; l’unico modo per evitarlo è però quello di sposarsi con un’Americana. Ani non esita a dire di sì, e in una scena di matrimonio bellissima i due avviano ufficialmente la loro relazione. Alla famiglia del ragazzo, però, una cosa del genere non va affatto bene. È da qui che “Anora” si trasforma in un film del tutto diverso, colmo d’azione e commedia.
Difatti, i genitori di Vanya mandano tre uomini a cercare lui e la sua presunta moglie: Toros, Igor e Garnik. Loro sono però degli incompetenti, perciò si lasciano scappare il giovane. Riescono però a tenere in ostaggio Anora, dopo una scena di rissa di quasi 10 minuti di durata (non che sia un difetto, anzi, è una sequenza straordinaria).
Inizia così una “caccia al tesoro” in cerca di Ivan, tra situazioni assurde come il ribaltamento di un bar o il litigio tra Toros e un adolescente. Il tutto culmina però in una rivelazione sotto le note di “All The Things She Said” di t.A.T.u, in cui scopriamo che Vanya, del tutto sotto effetto di droghe, è arrivato al locale in cui lavorava Ani. Allora, la ragazza con cui la nostra protagonista aveva dei problemi, si fionda da lui e lo prende in disparte.
Arrivano tutti però nello stanzino in una scena a dir poco allucinante e divertente in cui Anora prova a riacquisire Vanya in un momento di poca lucidità, senza riuscirci. Allora i tre uomini e i due protagonisti arrivano finalmente in tribunale per annullare il matrimonio, ma in punto di farlo si rendono conto di non poterlo fare in quanto il tutto si è svolto al di fuori del paese. Del finale parlerò nella spiegazione dedicata.
In mente mi è sorto subito un paragone, scrivendo recensione: “Anora” è un’effettiva riproposizione in chiave moderna del capolavoro letterario che è “I Promessi Sposi” di Alessandro Manzoni. “Questo matrimonio non s’ha da fare” è l’incipit che hanno entrambi i prodotti, e forse l’intenzione di Baker è stata quella di mostrare al pubblico la sua personale visione del romanzo.
Inoltre, vorrei lodare particolarmente Mikey Madison: lei è al suo terzo film che potrebbe essere definito “popolare”, sicuramente il primo da protagonista; è dunque spaventoso, per così dire, che la giovane attrice si sia prestata al nudo integrale così presto nella sua carriera. Inoltre, è stata bravissima in tutto. All’inizio nel film, durante le scene ambientate nello strip club, ha una voce piuttosto irritante: ma è lì che si nasconde la sua bravura, riesce a incarnare perfettamente lo spirito che dovrebbe trasmettere un lavoro come la spogliarellista. Anche tutto il resto del cast è stato strepitoso, in particolare Mark Eydelshteyn, magistrale soprattutto nelle scene sotto allucinogeni.

“Anora”, un finale sottotono? – Spiegazione del finale
Arrivano i genitori del ragazzo direttamente dalla Russia, per disdire il matrimonio. Mentre si dirigono lì, Ani sente Vanya dire che lei è solo una prostituta, così decide di mollarlo ufficialmente e arrendersi di fronte al divorzio forzato dell’altra famiglia. Decidono dunque di disdire il “maledetto” matrimonio, se così vogliamo chiamarlo, e Igor viene incaricato di riportare la protagonista a casa sua, in America.
I due arrivano all’abitazione di Vanya, dove lei decide di dormire per un’ultima notte, dove assistiamo a un dialogo infinito in cui Ani e Igor si scambiano parole, sì, divertenti, ma abbastanza inconsistenti a livello narrativo; il problema sussiste dal momento in cui la scena è lunga quasi 10 minuti. Il film si conclude con l’uomo che la riaccompagna definitivamente a casa.
Poco prima di scendere dall’auto e darsi l’addio, Igor tira fuori l’anello di fidanzamento che prima apparteneva a lei e a Vanya. Così, Anora decide di sfogarsi e di cominciare a consumare un rapporto sessuale con lui. L’amplesso sfocia in un pianto da parte della ragazza e coi titoli di coda. Decisamente un finale piuttosto sottotono se comparato al resto della pellicola, ma che io ho apprezzato comunque moltissimo.

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“Anora”, il capolavoro – Opinione finale con voto
In conclusione, “Anora” è indubbiamente il capolavoro dell’anno (o, perlomeno, per ora) e capisco finalmente perché abbia vinto la Palma D’oro. Non vedo sinceramente l’ora che voi possiate vederlo per sentire la vostra, perché sono certo che questo sia un film molto peculiare e che non farà contenti tutti. È però inattaccabile il lato tecnico di Baker: su quello saremo d’accordo.
Voto: 10/10

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E voi, cosa ne pensate di questa recensione? Siete in hype per “Anora”? Andrete a vederlo una volta rilasciato? Fatecelo sapere qui sotto con un commento!