April – La Nostra Recensione! (2024)
“April”, in concorso per il Leone d’Oro alla 81. edizione del Festival Cinematografico di Venezia, racconta la drammatica storia della ginecologa Nina alle prese con aborti illegali e tragici parti, donando una pellicola importante e freddamente critica. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “April” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler, analisi del finale e concludendo con l’opinione finale riassuntiva.
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Recensione No-Spoiler di “April”
La trama si focalizza su Nina, un’ostetrica operante in una zona rurale della Georgia. Nonostante le restrizioni legali, Nina offre assistenza a pazienti che cercano di abortire, trovandosi costretta a difendere i propri valori e le sue azioni quando viene accusata di negligenza e sottoposta a un’indagine. Il film trasmette una profonda angoscia e veicola un messaggio potente, sottolineando l’aborto come un diritto fondamentale della donna. La regia, caratterizzata dall’uso limitato di tagli e da riprese a mano libera, immerge lo spettatore in un’atmosfera di cruda realtà, stimolando una riflessione sui temi etici e sociali di grande rilevanza.
Il film si distingue per l’assenza di grandi eventi o svolte narrative spettacolari, ma questa apparente semplicità non è affatto un difetto. Non ci sono colpi di scena o momenti clamorosi; ciò che realmente colpisce è la natura disturbante di alcune scene. La forza della pellicola risiede nella sua capacità di affrontare un tema raramente esplorato in maniera diretta e senza filtri. Gli eventi sono presentati nella loro essenza, senza censure né tentativi di edulcorarli. Questo non è un film facile da seguire e potrebbe non essere adatto a una visione casuale. Tuttavia, un’analisi attenta rivela che ogni scena è essenziale per il racconto complessivo.
La regista, Dea Kulumbegashvili, adotta un formato 4:3 per l’intera pellicola, una scelta inusuale ma che non compromette l’esperienza visiva. I tagli sono ridotti al minimo, utilizzati principalmente per cambiare scenario, mentre la regia si affida spesso a un’unica videocamera, ruotata per catturare le interazioni tra i personaggi.
La direzione è curata ed essenziale, con ogni personaggio che contribuisce in modo cruciale all’avanzamento della trama, mentre le comparse sono quasi assenti. L’attrice che interpreta Nina trasmette gran parte delle sue emozioni attraverso il linguaggio del corpo e le espressioni facciali, dato che il dialogo è ridotto all’osso.
April esplora il tema della figura femminile, mettendo in luce il potere di dare la vita e il sacrificio fisico richiesto per sostenere un diritto fondamentale come l’aborto. È un ritratto crudo e realistico della realtà di molte donne, evidenziando la forza, la vulnerabilità e la complessità delle loro esperienze. Kulumbegashvili cattura l’essenza del tema con una delicatezza brutale, rendendo il film un’opera potente e profondamente riflessiva.
In conclusione, l’opera di Dea Kulumbegashvili si rivela un’esperienza cinematografica memorabile, capace di trasmettere valori significativi e di lasciare un’impronta duratura nello spettatore.
Voto: 8/10
Recensione Spoiler di “April”
Il film si apre con una scena al quanto inquietante: una figura mostruosa dalle fattezze umane, raffigurante una donna sfigurata che cammina nel buio con i piedi immersi nell’acqua, mentre il suono di bambini che giocano si fa sentire in sottofondo. Subito dopo, la telecamera si sposta su Nina, completamente nuda che si aggira per casa e finisce per sedersi alla finestra in un contesto serale. Questa figura inizialmente disturbante viene presto identificata con Nina, suggerendo una simmetria simbolica tra la donna sfigurata e le donne che si sentono “sfigurate” dopo aver dato la vita.
La figura del mostro si ripresenta varie volte, per esempio quando un collega di lavoro di Nina mostra interesse nell’avere una relazione con lei, oppure anche nella scena finale.
Il giorno successivo, Nina viene convocata nell’ufficio del suo supervisore e scopre che la bambina da lei assistita al parto, in una scena precedente, è morta poco dopo il concepimento. Inizia così un’indagine per determinare la causa del decesso, il cui esito sarà rivelato solo nella parte conclusiva del film.
Durante la pellicola, ci sono scene particolarmente scioccanti, come un parto naturale ripreso integralmente dall’alto senza censure, un aborto eseguito sulla figlia di sua sorella Mzia e un parto cesareo. Queste sequenze, prive di dialoghi e presentate con uno stile quasi documentaristico, mostrano dettagli crudi e inquietanti, come sangue, tagli, incisioni sulla pelle e molto altro.
Nel corso del film, Nina svolge il suo lavoro di ostetrica, visitando vari pazienti, tra cui una sedicenne costretta dal marito a diventare madre contro la sua volontà. Nina decide di darle delle pillole anticoncezionali a condizione che il segreto rimanga tra loro. Inoltre, Nina ha l’abitudine di praticare attività orali per strada, un aspetto non esplicitamente spiegato ma che potrebbe riflettere un modo di pensare peculiare. Questo comportamento potrebbe suggerire una sua visione personale su come limitare la fertilità maschile per prevenire gravidanze indesiderate, anche se, in realtà, il suo contributo in tal senso sarebbe minimo.
Tra una scena e l’altra, il film mostra paesaggi mozzafiato, con la regista che utilizza metafore visive, come un campo arato ma incolto e un prato fiorito spontaneamente subito accanto, probabilmente per simboleggiare che ciò che è forzato non è destinato a durare a lungo.
“April” si conclude con la risoluzione dell’indagine, che viene chiusa a favore di Nina, poiché la morte del bambino dopo il parto è attribuita a cause naturali. Nina, richiamata dal supervisore, viene informata che la figlia di sua sorella, Mzia, è stata uccisa dal padre a causa degli abusi, spiegando la gravidanza. Nina confessa di aver eseguito l’aborto e si accordano per non rivelare nulla alla polizia, per evitare uno scandalo che potrebbe rovinare sia l’ospedale che Nina stessa.
Analisi del finale di “April”
Nella scena conclusiva di “April”, la figura mostruosa, già vista all’inizio del film, ricompare. Tuttavia, stavolta la regista amplia la prospettiva, mostrando non solo l’essere inquietante, ma anche il paesaggio circostante: campi fioriti, montagne innevate, e una natura rigogliosa che crea un forte contrasto con la creatura deformata. Questa scelta visiva sembra voler rappresentare un ossimoro potente: la bellezza incontaminata della natura contrapposta alla deformità dell’essere, simbolo di sofferenza e trauma. Questa dualità potrebbe riflettere il contrasto tra vita e morte, tra creazione e distruzione, e, più in profondità, tra l’immagine idealizzata della maternità e la realtà cruda e dolorosa di alcune esperienze femminili.
Opinione finale con voto
“April”, il nuovo film di Dea Kulumbegashvili è un’opera coraggiosa che affronta temi complessi e dolorosi con una sensibilità visiva unica. La narrazione lenta e senza filtri, unita a una regia minimalista, permette di immergersi nelle emozioni e nei dilemmi dei personaggi. Nonostante la durezza delle immagini, la pellicola risulta estremamente potente e riflessiva, capace di lasciare un’impronta profonda nello spettatore. Una visione intensa e memorabile.
Voto: 8/10
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