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Attack On Titan: The Last Attack – La nostra Recensione dello spettacolare finale! (2025)

Il 3, 4 e 5 marzo Crunchyroll porta sul grande schermo di tutta Italia il gran finale di un’opera monumentale: Attack on Titan. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto in anteprima e siamo qui per dirvi la nostra!

La recensione di “Attack on Titan: The Last Attack” sarà strutturata in tre parti: Una di analisi (“Un Linguaggio Visivo Potente”), una dedicata al finale (“Il Finale: Speranza o Ciclo Perpetuo”) e l’ultima conclusiva col voto (“Attack on Titan – L’opera”)!

⚠️ ATTENZIONE: ALLERTA SPOILER SU “Attack on Titan: The Last Attack” ⚠️

Attack on Titan
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Un Linguaggio Visivo Potente

Partiamo dalla regia di questi ultimi due episodi di Attack on Titan, i quali sono composti dagli ultimi sette episodi dell’ultima stagione (poiché la durata complessiva è di due ore e trenta minuti circa). La suddetta [la regia] rasenta un perfetto esempio di narrazione visiva immersiva. Yuichiro Hayashi e il team di MAPPA hanno saputo sfruttare diversi registri cinematografici per enfatizzare la brutalità del Rumbling (“Boato della terra” in italiano) e la malinconia del finale.

Nella prima parte, il focus è sulla prospettiva delle vittime, non dei protagonisti. La regia ci costringe a guardare l’orrore attraverso gli occhi delle persone comuni: il panico nelle città, le madri che cercano di proteggere i figli, le urla di disperazione. L’uso delle inquadrature è quasi documentaristico, con zoom improvvisi, camera a mano e movimenti caotici che amplificano la sensazione di impotenza.

Uno degli aspetti più crudi è la sequenza della bambina che cerca di salvare il fratellino. Qui, la regia sfrutta il rallentamento del tempo per enfatizzare la tragedia: vediamo il suo sforzo disperato, la polvere che si alza attorno ai giganti, i dettagli dell’ombra che la avvolge prima di essere schiacciata. Questo momento è visivamente potente perché non è spettacolarizzato; al contrario, è reso nella maniera più cruda e spietata possibile.

Attack on Titan
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Inoltre, il confronto tra Eren e l’alleanza è costruito con un ritmo serrato e un uso intelligente della camera. Il combattimento contro il Titano di Eren è diverso dagli scontri precedenti: non è solo una battaglia fisica, ma una lotta esistenziale contro il destino.

Il montaggio alterna sequenze veloci e frenetiche (come le manovre con l’equipaggiamento tridimensionale) a momenti di tensione drammatica, come la scena in cui Mikasa si prepara a uccidere Eren. Qui, il tempo rallenta nuovamente, la musica si attenua, e la regia si concentra sui dettagli: la determinazione negli occhi di Mikasa, la lacrima che scende, il respiro affannoso prima del colpo decisivo. Tutte componenti che costruiscono in maniera magistrale una scena che ha tutto il diritto di divenire una delle più importanti dell’intera narrazione.

L’ultima parte, invece, abbandona la frenesia della guerra per adottare una narrazione più contemplativa. L’uso dei colori cambia drasticamente: se il Rumbling era dominato da toni rossi, neri e arancioni (colori della distruzione e del fuoco), il finale è caratterizzato da verdi, blu e grigi più morbidi, per trasmettere la sensazione di un mondo spezzato, ma ancora vivo.

L’inquadratura finale con l’albero sul colle è un simbolo potentissimo: richiama la scena iniziale della serie, chiudendo perfettamente il cerchio narrativo.

Attack on Titan
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L’uso della CGI, tra l’altro, in Attack on Titan ha sempre diviso i fan, ma negli ultimi episodi, e quindi in questo film, si può dire che MAPPA ha trovato un equilibrio tra 2D e 3D. I Titani Colossali del Rumbling sono realizzati in CGI, ma con una fluidità superiore rispetto alle stagioni precedenti. L’illuminazione e le ombre aiutano a integrarli meglio con gli sfondi.

Le sequenze d’azione con l’equipaggiamento tridimensionale sono tornate a essere animate principalmente in 2D, con un dettaglio impressionante nei movimenti. Un momento di eccellenza visiva è la scena in cui Mikasa si lancia contro Eren: la fluidità dei suoi movimenti, il dettaglio del suo volto e l’impatto emotivo del colpo finale dimostrano la cura messa in questa sequenza, come detto poco prima.

Hiroyuki Sawano e Kohta Yamamoto hanno creato una colonna sonora che amplifica ogni emozione: “ətˈæk 0N tάɪtn” torna nei momenti chiave del combattimento, dando un senso di epicità e nostalgia, la versione rielaborata di “Ashes on the Fire” nell’epilogo ha un tono più malinconico e riflessivo, perfetto per accompagnare la chiusura della storia e l’ultimo brano, “To You, in 2000 Years“, è un chiaro omaggio al titolo del primo capitolo, chiudendo il ciclo narrativo anche a livello musicale.

Attack on Titan
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Il Finale: Speranza o Ciclo Perpetuo?

Attack on Titan è un’opera che si evolve costantemente, cambiando genere e prospettiva man mano che la storia procede. A livello superficiale, inizia come un anime d’azione e sopravvivenza con umani contro giganti, ma col tempo si trasforma in un’esplorazione profonda della guerra, della libertà, della memoria storica e della natura ciclica dell’odio. Se questo cambiamento strutturale era previsto sin dall’inizio non ci è dato saperlo, anche se l’autore ha accennato al fatto, durante un’intervista, che avrebbe potuto cambiare il finale in corsa ma che alla fine ha deciso di rimanere fedele al suo sé stesso del passato.

Uno dei temi centrali è la libertà, o meglio l’illusione di una libertà. Il protagonista, Eren, sin dall’inizio vuole sfuggire dalle mura per vedere il mondo. Tuttavia, ogni volta che ottiene una nuova libertà, scopre che esistono nuove catene: Dentro le mura, oppressione dei giganti; fuori dalle mura, oppressione degli altri popoli; il potere dei Titani, un destino già scritto. Eren diventa una metafora dell’umanità stessa: lotta per la libertà, ma si ritrova costantemente intrappolato in cicli più grandi di lui.

Attack on Titan
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La storia gioca molto sulla percezione della verità e su come la storia venga scritta dai vincitori. Le mura sono un’enorme metafora dell’ignoranza imposta per mantenere l’ordine sociale. Quando i protagonisti scoprono il passato del loro popolo, si rendono conto che non sono le vittime assolute che credevano di essere, ma parte di un ciclo più grande di oppressione e vendetta.

Questo è un riferimento diretto alla storia del mondo reale: nazioni che si vedono come vittime, ma che hanno anche un passato di atrocità commesse. Attack on Titan non prende una posizione netta, ma mostra come l’odio sia tramandato di generazione in generazione. Diventando così non solo un’opera di grande spessore, ma un mezzo di riflessione.

Un altro tema chiave è il conflitto tra destino e scelte individuali. La rivelazione che Eren ha visto il futuro e ha influenzato il passato crea una situazione paradossale: Ha mai avuto scelta? Se il suo percorso era già scritto, è davvero responsabile? Ognuno dei personaggi è libero o sta solo eseguendo un copione scritto da eventi precedenti? Questo dilemma viene lasciato volutamente aperto, rendendo il finale ancora più inquietante.

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Attack On Titan – L’opera.

In breve, Attack on Titan parla della lotta per la libertà e delle illusioni che la circondano. Parla di come la storia sia piena di cicli di guerra e odio, e di come le persone siano intrappolate in narrazioni più grandi di loro. Non offre soluzioni facili, ma ci costringe a riflettere su temi che vanno oltre la storia di Eren e del suo mondo.

Gli ultimi due episodi di Attack on Titan non cercano di offrire una soluzione semplice. Sono il culmine di una storia che ha in parte esplorato il lato più complesso della guerra, del destino e della libertà. È un finale che lascia spazio alla riflessione, chiudendo il cerchio senza forzare una risposta definitiva.

Isayama ha creato un’opera che rimarrà nella storia dell’animazione, e il suo epilogo ne è la conferma.

Voto: 10/10

Voto:

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E voi avete visto “Attack on Titan: The Last Attack”? Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate!

Massimo Massullo

Massimo Massullo. Redattore di Nerd Al Quadrato. Studente iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia (articolazione di Filosofia), presso la Sapienza di Roma. Aspirante scrittore, filosofo e professore. Amante del cinema e del mondo nerd.

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