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AVATAR – LA NOSTRA RECENSIONE! (2022)

Il 16 dicembre tornerà nelle sale cinematografiche di tutto il mondo un capolavoro apparentemente indiscusso, o meglio il suo nome: Avatar. Per l’occasione, noi di Nerd Al Quadrato, abbiamo recuperato il primo capitolo della saga per analizzarlo e stilarne una recensione!

Innanzitutto, ricordiamo che in Italia “Avatar: The Way of Water” uscirà il 14 dicembre. Diversamente dagli Stati Uniti, paese in cui debutterà il 16 dicembre. La recensione non è suddivisa in una prima parte senza spoiler ed una seconda con spoiler, ma è un’unica grande recensione.

Avatar
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Avatar: cinema allo stato puro

Come si evince dal sottotitolo, consideriamo avatar un capolavoro storico, un kolossal che stupisce e rende entusiasti anche gli spettatori più freddi. Cercheremo, però, di essere imparziali nel modo più assoluto.

Il film si apre con una sequenza molto chiara: nel 2154, una compagnia interplanetaria, chiamata RDA, che sta cercando di colonizzare Pandora, richiama a se un ex marine inabile: Jake Sully. Jake dovrà sostituire il fratello e impersonare il suo avatar, ovvero una creatura ibrida creata in laboratorio, legandosi all’ibrido attraverso connessione neurale per stringere un contatto con la specie nativa del pianeta: i Na’vi.

Bisogna aprire una parentesi: sappiamo che “Avatar: Way of water” sarà ambientato, per la maggior parte del minutaggio, in acqua. Da ciò è possibile dedurre la presenza di più “razzeNa’vi. Una terrestre, abitante della giungla, e un’altra marina, abitante dei mari e oceani di Pandora. Probabilmente, tra le razze Na’vi esiste qualche differenza e, quindi, non è detto che gli “alieni blu marini” abbiano lo stesso nome.

Chiusa questa parentesi, torniamo alla trama. Jake viene smistato nel reparto scientifico dove solo dopo qualche mese di convivenza viene accettato come parte integrante del gruppo. Infatti, a capo della scientifica possiamo trovare una magistrale Sigourney Weaver, nei panni della dottoressa Grace Augustine, che sin da subito si mostra contraria ad un militante all’interno del gruppo poiché le due fazioni hanno pensieri ed obiettivi diversi e contrastanti.

Dr. Augustine fuma nel laboratorio per la connessione neurale
Dr. Augustine fuma nel laboratorio per la connessione neurale

Cogliamo l’occasione per citare una delle critiche più condivise che sono state lanciate alla pellicola dopo anni dal debutto. Come abbiamo detto, gli umani colonizzatori di Pandora si schierano in due fazioni: i militi, che puntano all’annientamento della razza Na’vi per poter acquisire le risorse del pianeta, e gli scienziati, che aspirano ad uno scambio culturale e conoscitivo tra le due specie.

Entrambe le fazioni sono capitanate da un personaggio di estrema rilevanza: il colonnello Miles Quaritch per i militi e la dottoressa Grace Augustine per gli scienziati. Da entrambi gli schieramenti abbiamo personaggi leggermente stereotipati e, dopotutto, semplici. Il colonnello, fedele al suo codice militare, presenta un profondo disprezzo per gli abitanti di pandora mentre la dottoressa, fondatrice di una scuola inglese per i Na’vi, sostiene fermamente la possibile instaurazione di una relazione pacifica con il popolo nativo del luogo.

Questa è la critica: i personaggi principali non sono poi così profondi, escludendo il protagonista, Jack Sully, di cui conosciamo la psiche grazie ai resoconti multimediali che va a registrare nel corso del tempo. La stessa critica si espande alla trama (cosa che vedremo di seguito).

Bisogna anche dire, in contrapposizione, che il problema, di fatto, non si presenta poiché il semplice, se ornato da altri fattori, ha sempre funzionato e sempre funzionerà all’interno di un prodotto cinematografico. Un ingente quantità di prodotti di genere comico, horror, sportivo e/o d’avventura hanno la stessa struttura, ma sta a voi giungere ad una conclusione decisiva.

Jake Sully nel suo avatar
Jake Sully nel suo avatar

Nel frattempo, Jake Sully stabilisce i primi contatti con i Na’vi insieme alla dottoressa Augustine e prende possesso del corpo ibrido dedicato al fratello, grazie al quale, tra l’altro, riuscirà a sentire le gambe e a calpestare il terreno con i propri piedi. Il resto della storia è una continua scalata verso l’apice, ovvero il gran finale.

Il dirigente della RDA, Parker Selfridge, che fino a quel momento si era mostrato neutrale all’interno del dibattito, mobilita i propri dipendenti per disboscare alcune zone ed estendere il proprio dominio, ignorando, però, l’importanza di quei luoghi, considerati sacri dai Na’vi. A causa di questo evento, le fazioni si infiammano ed iniziano gli scontri.

Jake e gli scienziati cercano di placare la spietatezza del colonnello mentre i Na’vi perdono fiducia nei protagonisti. Il tutto decade in uno scontro epocale per la storia del cinema, tremendo concettualmente e straziante da visualizzare: Quaritch attacca con armamenti pesanti la dimora dei Na’vi (l’albero casa), luogo di estrema importanza per l’intera popolazione, e dilania le loro vite con una sequenza narrativa mozzafiato ma atroce.

Dopo la distruzione totale della propria dimora, i Na’vi si trovano costretti a fuggire e a ritrovarsi nel loro ultimo luogo sacro e sicuro: l’albero delle anime, lasciando Jake ai piedi del grande albero casa crollato e in fiamme. Al suo risveglio, l’ex marine, si trova di fronte una scena post-apocalittica: l’albero, consumato dalle fiamme, ha provocato la distensione nei dintorni di un alto strato di cenere e l’annientamento della fauna locale, offrendo, così, una vista solitaria, cupa e pessimista.

Colonnello Quaritch
Colonnello Quaritch

Ora, la critica citata poco fa prende forma poiché il finale non appare rivoluzionario come ci si aspetta. Infatti, l’apice del film consiste in una battaglia contro il tempo tra Na’vi e scienziati, interessati alla difesa del sacro albero utilizzando tutti i mezzi possibili, e “i conquistadores” americani, interessati ad estirpare fino all’ultimo nativo con ogni mezzo a loro disposizione.

Il tutto, dopo un conflitto che porterà via numerosi personaggi da entrambi i fronti, si riduce ad uno scontro meno corale: Quaritch si fionda contro Jake e Neytiri per eliminare gli ultimi baluardi di pandora. Il conflitto, apparentemente infinito, si conclude con l’uccisione del colonnello da parte di Neytiri che, utilizzando l’arco, perfora il petto dell’avversario lasciandolo senza respiro o speranze.

Si può dedurre, da questa descrizione, la semplicità fattuale della trama: si formano due fazioni, i personaggi si schierano, si scontrano con tutti i mezzi possibili e i protagonisti vincono lo scontro ma subiscono perdite considerevoli. Una trama semplice e già sentita che, negli ultimi anni, ha causato il sorgere di un dilemma cinematografico: per rendere singolare una trama semplice e classica, è sufficiente l’aggiunta di una quantità considerevole di dettagli?

Avatar risponde a questa domanda con fermezza: il semplice funziona nel momento in cui vengono soddisfatti determinati requisiti che arricchiscono la pellicola.

Neytiri insegna a Jake
Neytiri insegna a Jake

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Un cast stellare ed epocale

Quando si parla di Avatar, si pensa, in genere, alla grande maestria con cui i mestieranti hanno forgiato la pellicola, in particolare agli attori. Il cast di questo kolossal è alquanto rilevante: Zoe Saldana, interprete di Neytiri in “Avatar” e di Gamora in “Guardiani della galassia“, svolge un lavoro eccellente di fronte la cinepresa. Lo stesso si può dire per la mitica Sigourney Weaver, interprete di Ellen Ripley nella saga di “Alien” e di Dana Barrett in “Ghostbusters“.

Sam Worthington non è da meno: l’interprete del protagonista, Jake Sully, ritrae perfettamente le emozioni del suo personaggio e rende il suo avatar decisamente umano. Infine, abbiamo il mitico Stephen Lang, interprete perfetto per il colonnello Quaritch! Cito, per par condicio, anche Laz Alonso, interprete di Tsu’tey, Giovanni Ribisi, interprete di Parker Selfridge, e Michelle Rodriguez, interprete di Trudy Chacón.

Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver e Stephen Lang alla premiere di Avatar
Sam Worthington, Zoe Saldana, Sigourney Weaver e Stephen Lang alla premiere di Avatar

La rivoluzione tecnica

Questo film, campione di incassi, ha impostato uno standard all’interno del mondo del cinema. Ha cambiato il modo di vedere la sala, ciò che la circonda e anche i singoli mestieri che riguardano questo fantastico mondo di mezze finzioni e realtà innaturali. James Cameron, regista del film, ha voluto sviluppare una tecnologia del tutto nuova appositamente per regalare un’esperienza rivoluzionaria agli spettatori di tutto il mondo: il 3D. Infatti, non tutti sanno che la visione tridimensionale di un film è nata dall’idea di rendere Avatar un prodotto che portasse il cinema su di un altro livello.

Dopo l’uscita della pellicola, questa nuova tecnologia è stata resa disponibile a tutti i colleghi e cinema del mondo. Inutile dire che quest’azione risulta una vera e propria rivoluzione cinematografica. Inoltre, la rivoluzione, poi, si è espansa anche oltre questo campo! Il mondo informatico e tecnologico ha preso nota e oggi, nel terzo decennio del ventunesimo secolo, possiamo godere di nuove, strabilianti, tecnologie quali l’Unreal engine 5. Tecnologia informatica che ci porta ad intravedere un orizzonte stellare riguardante, in particolare, il fronte videoludico. Un nuovo modo di fare completamente diverso e affascinante che cambiato e innovato una moltitudine di fronti commerciali.

Anche la CGI risulta sorprendente! Basti pensare alle sigarette che fuma continuamente la dottoressa Augustine, implementate interamente durante la post-produzione o agli stupendi paesaggi mozzafiato che possiamo ammirare nel corso di tutto il minutaggio, quindi per ben due ore e trenta minuti circa!

Rappresentazione visiva della tecnologia tridimensionale (3D)
Rappresentazione visiva della tecnologia tridimensionale (3D)

Il capolavoro

Un prodotto epocale, gargantuesco aggiungerei, che tutti i cinefili hanno apprezzato, chi più chi meno. Una vera e propria rivoluzione per il cinema e, quest’oggi, anche per i prodotti seriali. Un film che rappresenta la fine di un epoca e l’inizio di un’altra. La frontiera di mezzo tra il blockbuster anni 80 e la costante presenza della CGI contemporanea.

Insomma, possiamo utilizzare numerosi elogi per definire Avatar ma risulta impossibile da criticare in tutto. Questo è un capolavoro: un prodotto che stupisce, emoziona, rallegra e rattrista, dispera, consola e segna anche il critico più freddo e severo della platea cinefila elevando tutto ciò che lo compone ad un livello altissimo, eccezionale. Trascende il concetto del prodotto cinematografico e porta nelle case di tutto il pubblico una quantità esorbitante di emozioni che, inevitabilmente, segnano in qualche modo la vita di chi osserva la magnificenza di Pandora, del suo affascinante popolo e della sua intrigante cultura intrisa di tradizioni e credenze simili ma anche differenti dalle nostre.

Voto: 10/10

Neytiri
Neytiri

E voi, cosa ne pensate? Vi è piaciuto Avatar? Siete in hype per Avatar: The Way of Water?

Massimo Massullo

Massimo Massullo. Redattore di Nerd Al Quadrato. Studente iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia (articolazione di Filosofia), presso la Sapienza di Roma. Aspirante scrittore, filosofo e professore. Amante del cinema e del mondo nerd.

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