Banger – Bella l’idea, ma il beat non basta (2025)
“Banger”, diretto da So Me e disponibile su Netflix, si presenta con un concept accattivante: un film che unisce mistero, musica elettronica e spionaggio, ambientato nel mondo dei DJ. Un’idea di partenza che colpisce, specialmente per gli appassionati del genere. Con un protagonista di spessore come Vincent Cassel, le aspettative erano alte ma…
Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “Banger” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler, analisi del finale e concludendo con l’opinione finale riassuntiva.

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Recensione No-Spoiler di “Banger”
All’inizio sembra che il film prenda una strada interessante ma, appena ci si addentra meglio, si capisce che non basta avere una buona idea per fare un buon film. Scorpex (Cassel), un DJ ormai fuori dai radar, viene chiamato per una missione sotto copertura con il compito di infiltrarsi nella vita di Vestax, un giovane DJ che sta guadagnando popolarità.
Bene, partiamo con un mix che sembra promettente: musica elettronica, club, spionaggio e l’aggiunta di un Cassel che fa sempre la sua figura. Ma non appena il film inizia a carburare, ci si accorge che è tutto un po’ troppo piatto. I dialoghi sono piatti, i personaggi non decollano, e la storia non si sviluppa mai davvero.
La trama resta sospesa, senza mai prendere quella svolta che ti aspetti da un thriller musicale. E perlopiù la musica – che in teoria dovrebbe essere il cuore pulsante del film – non riesce nemmeno a entrare in scena!
La colonna sonora sembra più un sottofondo per un film che avrebbe dovuto essere una festa di suoni e beat. Nulla rimane impresso nella memoria. In un film che parla di musica, questa è una vera e propria pecca. Più che un film sulla musica elettronica, sembra più una canzone che non ha mai trovato il suo ritmo.
Voto: 5/10

Recensione Spoiler di “Banger”
La trama si svolge lentamente e senza colpi di scena, ma il momento in cui il mistero inizia a risolversi è sorprendentemente rapido e privo di tensione.
Scorpex, durante la sua indagine su Vestax, scopre presto che le sue preoccupazioni riguardo a quest’ultimo erano infondate: il mistero che sembrava essere il fulcro del film si sgonfia troppo presto, lasciando un vuoto che non riesce ad essere colmato.

La risoluzione, che dovrebbe essere il culmine della trama, si presenta come un anticlimax, privo di qualsiasi emozione o sorpresa. I personaggi non subiscono una vera evoluzione durante il film.
Scorpex non cambia, non cresce e non si sviluppa come ci si aspetterebbe da un personaggio che affronta un’indagine sotto copertura. La sua esperienza nel mondo della musica e nella vita personale non influisce più di tanto sul suo ruolo nell’indagine, creando una distanza emotiva tra lo spettatore e il protagonista.

Il film non riesce mai a coinvolgere completamente a causa della sua incapacità di approfondire le motivazioni e le trasformazioni interne dei suoi personaggi. Il finale arriva in modo troppo semplice, senza quel colpo di scena che avrebbe potuto salvare il film da una trama piatta e prevedibile.
L’interazione tra Scorpex e gli altri personaggi non ha la profondità necessaria a mantenere alta l’attenzione. L’incapacità di creare legami veri tra i personaggi è uno dei difetti più gravi del film, e fa sì che il pubblico non si senta mai davvero coinvolto nella storia.

Analisi del finale di “Banger”
Il finale di “Banger” prova a chiudere con un colpo di scena. E in parte ci riesce. Ma come tutto il film, anche qui l’esecuzione zoppica.
Dopo mille giri tra agenti segreti, beat elettronici e una scena artistica che sembra sempre voler dire qualcosa senza mai davvero farlo, Scorpex scopre che il vero criminale che doveva stanare non è né Vestax, né Molotov. Il vero villain è Dricus, l’assistente silenzioso e apparentemente anonimo di Tabitha.
E come lo scopre? Grazie a un dettaglio lasciato fin dall’inizio: la DGSI gli aveva detto che il sospettato aveva delle cicatrici sulla schiena. Nel finale, Dricus si toglie la maglietta e – voilà – eccole lì. Già tutto risolto. Non c’è tensione, non c’è approfondimento, non c’è davvero una “rivelazione”. È una scoperta rapida e poco costruita, che arriva così, dal nulla. E questo stona parecchio, soprattutto in un film che voleva essere anche una sorta di spy story alternativa.

Ma fortunatamente il film ha un’altra carta da giocarsi, e almeno questa la gioca bene: il legame tra Scorpex e sua figlia Toni:
Durante la sfilata finale (che avrebbe dovuto essere il grande evento culturale dove musica e arte si fondono), Scorpex si accorge che Toni è lì, tra il pubblico. Per tutto il film, il loro rapporto è stato solo accennato, con più omissioni che dialoghi. E invece, proprio lì, qualcosa cambia. Scorpex capisce che non ha più nulla da dimostrare né come DJ né come ex leggenda. Quello che conta, ora, è recuperare quel legame. E lo fa suonando il beat creato da sua figlia. Sì, glielo ruba. Ma non per rubarle la scena: lo fa per condividerla.
E lei lo capisce. Anzi, era quello che voleva. Non fama, non visibilità. Solo fare qualcosa insieme a suo padre. Questo gesto, così semplice, riesce a salvare emotivamente un film che fino a quel momento aveva avuto più ritmo visivo che cuore. Per la prima volta, la musica dentro “Banger” non è solo sottofondo, ma diventa davvero parte della narrazione.

Ma quindi… questo finale funziona?
Sì, ma non del tutto. Il finale di “Banger” riesce a lasciare qualcosa quando smette di voler essere furbo e decide, finalmente, di essere umano. La scena tra Scorpex e Toni è l’unico momento davvero riuscito del film, quello in cui il beat smette di essere pretesto e diventa messaggio.
Peccato però che il colpo di scena arrivi senza tensione né costruzione, risolvendosi in un “Ah, ok…” più che in un vero twist.
Opinione finale con voto
“Banger” è uno di quei film che, almeno sulla carta, avevano tutto per diventare un piccolo cult: un’ambientazione accattivante, un attore carismatico e un mondo – quello della musica elettronica – ricco di possibilità narrative e visive.
Tuttavia, la realizzazione lascia molto a desiderare. I dialoghi poco elaborati, la regia priva di personalità e una colonna sonora troppo debole per un film che parla di beat, rendono la visione poco soddisfacente. Vincent Cassel si impegna e si nota, ma da solo non basta a tenere in piedi un film che si perde per strada.
Voto: 5/10

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E voi avete visto “Banger”? Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate!