Bird – La nostra recensione del nuovo e atteso film con Barry Keoghan! (2024)
“Bird” è il nuovo film diretto da Andrea Arnold (“Fish Tank”, “American Honey”), premio Oscar al Miglior cortometraggio per “Wasp”. Presentato in anteprima al 77° Festival di Cannes e vincitore del Miglior film della sezione Alice nelle Città alla Festa del Cinema di Roma 2024, è uscito in America su MUBI il 23 dicembre. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “Bird” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler, analisi del finale e concludendo con l’opinione finale riassuntiva.
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Recensione no-spoiler di “Bird”
Il film, oltre ad essere diretto e scritto da Andrea Arnold, si avvale di un cast corale il quale comprende l’esordiente Nykiya Adams nel ruolo protagonista, Barry Keoghan (“Saltburn”, “Gli spiriti dell’isola”, “Eternals”, “Sir Gawain e il Cavaliere Verde”), Franz Rogowski (“Passages”, “Great Freedom”, “Freaks Out”, “La vita nascosta – A Hidden Life”), Jasmine Jobson e James Nelson-Joyce.
“Bird” è una favola di formazione la quale, attraverso la rabbia della protagonista Bailey interpretata in maniera splendida da Nykiya Adams, riesce a distinguersi dai canoni narrativi ormai familiari del genere anche attraverso un inaspettato lato fantastico: la fotografia e la regia di Andrea Arnold sono raffinate e sporche allo stesso tempo, donando in alcune sequenze del progetto un taglio quasi documentaristico.
Altro grande pregio è il resto del cast: Barry Keoghan è ottimo, ma è Franz Rogowski che ruba la scena, confezionando una performance delicata e dolce; se sul piano esteriore quest’ultima è contenuta, nel piano interiore e soprattutto emotivo riesce a essere tenera e mai eccessiva nel suo sentimentalismo.
“Bird” è un ottimo ed atipico racconto di crescita e cambiamento, il quale riesce a sfruttare il cast a disposizione e una sceneggiatura all’altezza per mettere in scena una storia che nasconde, sotto la critica sociale e le sfumature fantastiche, un cuore e una positività davanti alle quali non si può far altro che sorridere.
Voto: 8/10
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Recensione spoiler di “Bird”
Raramente un regista adulto riesce a raccontare, per mezzo del cinema, una storia di formazione la quale non ricada nei soliti cliché: situazioni viste e riviste le quali non colpiscono lo spettatore con la giusta violenza, quanto con un’inaspettata (o forse no?) noia. Se il tutto viene poi condito da una critica sociale abbastanza evidente, è quasi inevitabile che l’intero progetto diventi banale e davvero poco memorabile.
Andrea Arnold non è però nuova nell’arte registica: vincitrice di un Oscar per il cortometraggio “Wasp”, ha sempre avuto la priorità di raccontare storie di vite difficili e non prive di ostacoli sia materiali che psicologici, ma con una rabbia e voglia di riscatto le quali diventano il motore narrativo principale della maggior parte dei suoi lavori.
In “Bird” il contesto è simile a quello dei suoi altri progetti: la tredicenne Bailey (Nykiya Adams) vive nella periferia povera con il padre Bug (Barry Keoghan) e il fratellastro Hunter (Jason Buda) e fin dalle prime inquadrature la regia di Arnold riflette la sporcizia e il disagio delle zone più povere del Regno Unito, grazie anche alla pellicola da 16 mm sulla quale è girato il progetto che dona una sensazione anche di materialità e cinema-verité (clicca qui per leggere un articolo in lingua inglese sulla fotografia di “Bird“).
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Bailey viene a sapere da Bug che quest’ultimo si sposa con Kailey (Frankie Box), la sua nuova compagna conosciuta appena tre mesi fa: la protagonista non la prende bene e se ne va di casa, rifiutandosi di partecipare al matrimonio del padre e raggiungendo quindi il fratellastro, il quale fa parte di una baby gang.
Nell’assistere di nascosto a una delle loro rappresaglie, la polizia arriva sul posto e Bailey scappa fino a raggiungere un campo, nel quale si addormenta: la fuga è uno dei tòpoi principali del film, una tensione sia fisica che emotiva dei personaggi per la ricerca di qualcosa di meglio in mezzo a un contesto dal quale sembra impossibile scappare.
Il giorno seguente la ragazza si sveglia e fa la conoscenza di un uomo, il quale si presenta come Bird (Franz Rogowski): una presenza aliena nel mondo al quale è abituata Bailey, la quale lo accoglie con indifferenza per poi gradualmente aprirsi e aiutarlo a ritrovare la madre, la quale viveva nello stesso stabile di appartamenti dove vive la madre di Bailey, Peyton (Jasmine Jobson).
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Bird da quel momento diventa una presenza silenziosa per la protagonista, una sorta di protettore e amico che la aiuta anche ad affrontare situazioni famigliari complicate: la madre infatti vive con le sue due figlie e il compagno Skate (James Nelson-Joyce) e, durante la ricerca della madre di Bird, la tensione scoppia tra Bailey e Skate, abusivo nei confronti di Peyton e delle sorellastre della ragazza.
Dopo averlo filmato l’uomo e aver scoperto il nome del padre di Bird, Bailey manda il video a Hunter, il quale le assicura che andranno in casa per salvare l’altra parte di famiglia della protagonista dal compagno abusivo: più tardi però Hunter scopre che la sua ragazza, Moon, è incinta.
In quanto entrambi minorenni, il ragazzo decide di scappare in Scozia e chiede l’aiuto di Bailey per recapitare un biglietto: arrivati alla casa della ragazza e seguiti da un corvo, tuttavia i genitori non aprono a nessuno dei due. La protagonista viene aiutata poi dallo stesso corvo, il quale prende il biglietto di Hunter e lo porta alla terrazza della camera di Moon, recapitandolo così alla destinataria.
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Mentre Hunter progetta la spedizione punitiva nei confronti di Skate a casa di Peyton, Bailey porta le due sorellastre al mare per una giornata assieme a Bird, del quale comunque ricercano il padre: alla dolce scena famigliare in spiaggia di Bailey e le sorelle si contrappone la ricerca dell’amico di radici le quali però forse sono già state estirpate da lungo tempo, in un duo di personaggi i quali hanno più in comune di quanto previsto.
Bird e Bailey riescono infine a rintracciare il padre del primo, il quale all’inizio nega di aver avuto un figlio per poi tornare sui propri passi: in passato quando era giovane diventò padre di un maschio (Bird), ma a causa dell’instabilità psicologica della madre se ne andò poco dopo. La performance di Rogowski in questo segmento raggiunge la climax espressiva e interiore a livello attoriale, in un volto increspato da microespressioni le quali risultano assolutamente plausibili e realistiche in un contesto di perdita individuale.
Dopo che la protagonista si separa da Bird e riporta le sorelle a casa, Skate sfonda la porta chiusa a chiave da Peyton, la quale non riesce a trattenerlo nel suo tentativo di entrare in casa: dopo aver cominciato a picchiare la donna, Bailey cerca di fermarlo ma quest’ultimo le fa perdere conoscenza tramite un pugno. La scena è brutale ma non all’eccesso, mentre la regia di Arnold riesce ad affrontare la tematica con la giusta dose di realismo e delicatezza.
Analisi del finale di “Bird”
Nel riprendere conoscenza, Bailey nota che Bird l’ha raggiunta nuovamente e fronteggia Skate: l’uomo si trasforma gradualmente in una creatura piumata, con ali e gli occhi di un uccello, combattendo il compagno di Peyton e tramortendolo per poi portarlo via in volo tra le sue zampe.
Il giorno successivo, Bailey scopre che Hunter è scappato di casa per andare in Scozia con Moon e il bambino: avverte quindi Bug ed entrambi corrono verso la stazione dei treni, cercando di fermare il ragazzo. Padre e figlia ritrovano Hunter da solo e in lacrime, devastato dall’assenza della ragazza la quale aveva deciso di non seguire il suo piano di fuga: Bug lo abbraccia e lo consola, condividendo anche la sua esperienza e di come fosse troppo giovane per un ruolo troppo grande per la sua età.
I tre ritornano a casa e Bailey partecipa al matrimonio di Bug, ora più contenta per suo padre e per la sua nuova vita: durante la festa, Bird si fa rivedere di nascosto e, dopo aver abbracciato la protagonista, la saluta definitivamente; l’ultima inquadratura rivela un particolare degli occhi di Bailey, i quali ora sono simili a quelli di un uccello.
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Del personaggio di Bird quindi non viene mai specificato in che dimensione viaggi, se su quella fantastica o realistica: può essere letto come una metafora del lasciar andare i conflitti interiori, ma si tratta più di uno stadio di elaborazione delle situazioni della vita, nel bene e nel male.
Solo accettando alcune realtà ci si può liberare del proprio peso interiore e divenire liberi come un uccello in volo: gli occhi di Bailey a fine film non indicano una conclusione dei turbamenti interiori, quanto l’inizio di un processo di consapevolezza e auto-accettazione, ma soprattutto crescita, la quale coinciderà verosimilmente con l’adolescenza.
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Opinione finale con voto
“Bird” scardina la concezione classica del racconto di formazione, mischiando vari generi cinematografici come il drammatico e il fantastico: le performance di Nykiya Adams, Barry Keoghan e Franz Rogowski tengono ampiamente a galla un’ottima sceneggiatura e un prodotto dalla regia fresca e tematiche affrontate con eleganza e un pizzico di rabbia, rendendo l’intero progetto degno di nota e interessante per tutta la sua durata.
Voto: 8/10
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