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Here – La nostra recensione del nuovo film di Robert Zemeckis! (2024)

A partire dal 9 gennaio, Robert Zemeckis (iconico regista di “Forrest Gump”, “Polar Express”, “Cast Away”, “Chi ha incastrato Roger Rabbit?” e tanti altri) torna nei cinema di tutta Italia con Here, il suo nuovo film con protagonisti Tom Hanks e Robin Wright. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto in anteprima e siamo qui per dirvi la nostra!

La recensione di “Here” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler, analisi del finale e concludendo con l’opinione finale riassuntiva.

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Recensione No-Spoiler di “Here”

Tratto dall’omonima graphic novel di Richard McGuire, il film racconta le storie di diverse famiglie che hanno abitato, camminato e vissuto su un determinato pezzettino di terra. In effetti, la narrazione avviene proprio tramite gli occhi di quella terra, di quel preciso punto nello spazio (ecco spiegato il titolo “Here”, in italiano “Qui”), per cui la macchina da presa di Zemeckis si muove solamente una volta in tutto l’arco del film.

Il racconto non è lineare; anzi, veniamo continuamente rimbalzati e sballottati tra le varie ere ed epoche, facendo, come già detto, la conoscenza di diversi nuclei familiari. Il più importante, nonché quello a cui viene riservato più spazio, è quello di Richard (Tom Hanks), figlio di Al (Paul Bettany) e Rose (Kelly Reilly), e della sua fidanzata Margaret (Robin Wright). Insieme vivranno i punti più alti e bassi della vita di coppia, esplodendo di gioia, scoppiando in lacrime e anche, ovviamente, litigando.

Here è una vera e propria riflessione sulla caducità della vita umana, sull’inesorabile e inarrestabile scorrere del tempo, sul fluire delle cose. La bella e interessante idea di fondo non è, però, supportata da una realizzazione all’altezza: spesso la scrittura è priva di pathos, con dei rapporti interpersonali che appaiono molto standardizzati e poco emotivi, privi del calore che il film vorrebbe trasmettere così ardentemente. Ne conseguono delle interpretazioni piuttosto piatte; Tom Hanks e Robin Wright fanno quel che possono con le battute dategli, senza brillare particolarmente.

Nemmeno dal punto di vista visivo il film è pienamente riuscito. Per realizzare Here“, Zemeckis ha sfruttato una tecnologia già usata da Martin Scorsese in The Irishman, che consiste nel ringiovanire i volti dei propri attori tramite un apposito ed elaborato software di IA. Purtroppo, in alcuni punti, la CGI è evidente, specie per quanto riguarda il volto della ringiovanita Robin Wright, che sembra quasi “fatto di plastica”.

Al contrario, è particolarmente creativo e degno di nota il montaggio del film, che – quasi come se stessimo osservando la pagina di un fumetto – sovrappone sullo schermo diversi riquadri e finestre sullo spazio, che ci mostrano come quest’ultimo sia cambiato nel corso del tempo, confrontando due o più realtà diverse.

Voto: 6.5/10

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Recensione Spoiler di “Here”

Robert Zemeckis si ritrova a riflettere e fare i conti con il tempo e la sua spietata velocità, anche se, questa volta, con fare più malinconico ed esistenziale. Il tema centrale di Here, infatti, è costituito proprio dall’implacabile scorrere del tempo, dalla labilità e dalla fragilità dei rapporti umani, deboli e passeggeri, al contrario dello spazio, fermo, immobile e immutabile. Nel corso della storia vediamo diverse coppie (John e Pauline Harter, Leo e Stella, Al e Rose, Richard e Margaret) piangere e gioire, esultare e soffrire, fare i conti con le difficoltà economiche e con la morte…

Tuttavia, sfortunatamente, la bellezza e la poesia del film si fermano all’idea. La scrittura di Robert Zemeckis ed Eric Roth, che si riuniscono a trent’anni dal successo di Forrest Gump, è priva di pathos e non riesce a suscitare grandi emozioni nell’animo dello spettatore. La resa finale è piuttosto piatta, scialba, caratterizzata da rapporti umani troppo standard e semplici. Lo stesso vale per i dialoghi, banali e quasi meccanici, privi sia di umanità sia di profondità; un esempio è, in modo particolare, la scena dove Margaret chiede a Richard perché avesse smesso di dipingere, oppure, ancora, tutte quelle situazioni dove Al parla della guerra al piccolo Richard.

Le altre coppie e le rispettive relazioni vengono, invece, approfondite il minimo indispensabile, in maniera decisamente superficiale. Lo spazio maggiore è riservato sicuramente agli ultimi anni del ‘900 e al presente, finendo, così, per trascurare troppo il passato, perdendo leggermente quell’anima esistenzialista che il regista di Chicago voleva imprimere alla sua opera.

Il calore di cui è priva la sceneggiatura, però, si ritrova in una fotografia molto intima e personale, aiutata dal particolare uso della camera fissa, che aumenta, per certi aspetti, la sensazione di confidenza e sicurezza. Ciononostante, anche visivamente il film è tutt’altro che perfetto: i volti degli attori, ringiovaniti e invecchiati tramite un software di IA (tecnologia già usata da Martin Scorsese in The Irishman), appaiono finti e fatti di plastica, specialmente nel caso della Wright. Questo difetto è particolarmente evidente nel primo piano dove vediamo gradualmente invecchiare l’attrice protagonista, ma più in generale in tutte le inquadrature che riprendono da vicino Margaret e Richard.

Tom Hanks e Robin Wright, nei panni dei protagonisti, fanno quel che possono con le battute dategli. Le loro interpretazioni sono buone, ma non brillano né eccellono particolarmente; in alcune scene, Hanks sembra persino “poco ispirato“, come nell’episodio già citato, dove sua moglie gli chiede perché avesse smesso di dipingere, o nel momento in cui Margaret lo abbandona.

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Analisi del finale di “Here”

Nel finale della pellicola, vediamo una vecchia Margaret, malata e alle prese con problemi di memoria, apparentemente riappacificata con Richard. Quest’ultimo la riporta nella casa dove hanno vissuto felicemente, cercando di farle affiorare alla mente i vecchi ricordi. A questo punto, la storia è finita e la telecamera si muove per la prima volta, lasciandosi alle spalle la coppia e la casa.

Zemeckis sembra dirci che tutte le belle cose hanno una fine, ma nella nostra mente rimarranno sempre immortali. Questa scelta continua , quindi, il discorso esistenzialista e poetico sulla vita umana, sulla sua fragilità e caducità. Lo spazio rimane impassibile e immobile, così come i ricordi all’interno della nostra mente, mentre noi ci spegniamo lentamente per fare posto ad altre storie.

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Opinione finale con voto

Here di Robert Zemeckis è un tentativo ambizioso e interessante di riflettere sulla vita umana e sulla sua fragilità di fronte allo scorrere del tempo. La poesia, la malinconia e la dolcezza, però, non vanno oltre quest’idea interessante: la realizzazione non è delle migliori, soprattutto a causa di una scrittura piatta e poco naturale, alle volte troppo superficiale. Fortunatamente, la fotografia di Don Burgess ridà un barlume di calore alla pellicola.

Il regista di Chicago si cimenta, come sempre, nell’uso pionieristico di nuove tecnologie e di effetti visivi, anche se, questa volta, non con i migliori risultati: i volti ringiovaniti e invecchiati sembrano assai finti e quasi fatti di plastica.

Voto: 6.5/10

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E voi avete visto “Here”? Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate!

Davide Citterio

Amante del cinema e dei fumetti, adoro follemente Richard Linklater, Hayao Miyazaki e la DC Comics. Nel tempo libero sono uno scrittore amatoriale e un aspirante sceneggiatore.

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