His Three Daughters – La Nostra Recensione! (2024)
“His Three Daughters” è un film drammatico del 2023, scritto, diretto e montato da Azazel Jacobs. Il film racconta i contrasti tra tre sorelle poco unite che si rivedono dopo anni per prendersi cura del padre morente nel suo appartamento a Manhattan. Il film è disponibile su Netflix dal 20 settembre. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “His Three Daughters” è divisa in due parti: una prima parte no-spoiler, con una recensione ed un parere generale sul film; seguita da una recensione spoiler, con analisi della conclusione e pensieri finali sul film.
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Recensione No-Spoiler di “His Three Daughters”
“His Three Daughters” è un film di introspezione, non del singolo individuo, ma di un nucleo familiare: dipinge come sia facile, all’interno di una famiglia, avere dei dissapori tra parenti tali da creare delle voragini tra le persone, tali da porre un abisso di distanza tra loro.
Il film vuole anche far capire che, se posti forzatamente all’interno di un’unica stanza, quegli stessi fratelli o sorelle che sono diventati degli estranei, possono appianare le loro divergenze, attraverso la condivisione di momenti difficili e dolorosi.
Il messaggio che spinge più di ogni altra cosa è di evitare l’assenza, la mancanza di comunicazione e di coesione è più distruttiva di qualsiasi arma, soprattutto all’interno di una famiglia, ma che non è mai troppo tardi per abbatterla facendo fronte comune, l’importante è comunicare con consapevolezza.
Un film che va sicuramente visto senza pregiudizi e con la mente aperta pronta ad imparare una lezione fondamentale.
Voto: 10/10
Recensione Spoiler di “His Three Daughters”
A circa tre quarti del film, il personaggio di Natasha Lyonne (Rachel) nel cercare di aiutare Katie (Carrie Coon) a scrivere l’epitaffio per il funerale del padre, fa una dichiarazione che racchiude il fulcro intorno al quale gira il film: l’assenza.
Per il loro padre è meglio lasciare vuoto l’epitaffio, perché è ciò che avrebbe preferito perché non gli interessava essere ricordato da tante persone, perché non era un qualcuno a cui stava a cuore avere una forte riconoscenza e stare al centro dell’attenzione.
Questo film, infatti, è straripante di assenze e mancanze. Il setting dello girare completamente all’interno di una casa rende il tutto più intimo, perché di fatto è di una storia di una famiglia che si sta parlando, non c’è bisogno di allontanare troppo la storia al di fuori di quel nucleo.
L’unica esterna che viene vista è l’ingresso del condominio, ma è soltanto perché questo rappresenta il limite oltre il quale Rachel prova difficoltà ad allontanarsi più di tanto.
La ragazza è l’unica ad aver vissuto negli ultimi anni accanto al padre che vedeva via via deteriorarsi ed avvicinarsi alla morte, in una casa che gradualmente si è fatta sempre più silenziosa.
Più silenziosa perché il “rumore” era rappresentato proprio dal mosaico di piccoli momenti che la donna instaurava con il padre o che quest’ultimo aveva con il compagno di lei.
Nel momento in cui arrivano le due sorelle, invece, lei perde la propria casa, non perché è un oggetto materiale che viene conteso tra le tre donne, ma perché perde il focolare che per lei ha rappresentato un rifiugio, l’ultima ancora di comfort e soprattutto uno spazio privato riempito dai suoi momenti con il papà.
Perché è palese sin dall’inizio che le altre due sorelle sono praticamente delle estranee: per gran parte del film sono chiuse nella loro bolla, come se facessero visita ad un estraneo per un obbligo più che per motivi affettivi.
Christina (Elizabeth Olsen) non fa altro che pensare alla sua famiglia e a sua figlia, quasi come se avesse timore che più tempo passa lontano da loro più rischia di perderli o che comunque le voltino le spalle.
Addirittura, ogni volta che parla al telefono con loro parla della morte del padre come se fosse un evento che spera sia imminente ma che, per lei, stia impiegando fin troppo tempo ad arrivare.
Katie è una maniaca del controllo e mette tutto questo suo atteggiamento dittatoriale nel monitorare e controllare ogni aspetto di questo avvenimento perché, in realtà, è frustrata dalla situazione con la sua famiglia.
Vedendosi allontanata dalla vita della figlia e da un nucleo familiare che, da quel che ci viene raccontato, non è idilliaco, riversa il suo malcontento nel comandare chiunque.
Infatti, parte del rancore contro sua sorella minore è sicuramente dovuto al fatto che, dal suo punto di vista, vede in Rachel sua figlia adolescente ribelle.
Tra le tre c’è mancanza di comunicazione, anche quando cercano di parlarsi a cuore aperto, non perché non comprendono ciò che vogliono esprimere l’un l’altra, ma perché non si aprono all’ascolto.
Christina è costantemente tesa come un violino nel cercare di non perdere di vista il momento in cui il padre finisca e, contemporaneamente, nel fare da piacere tra le altre due donne.
Quindi, anche quando vuole intavolare un discorso per appianare le divergenze, non è del tutto presente, infatti, a cadenza regolare interrompe il discorso per tendere l’orecchio all’altra stanza, impedendo di fatto lo sviluppo di un dialogo costruttivo.
Allo stesso tempo Katie, oltre ad essere evidente il fatto che accetta con riluttanza l’idea di intavolare un discorso, rifiuta qualsiasi tipo di avvicinamento e compromesso con Rachel, perché si pone si dall’inizio sulla difensiva, attaccando ingiustificatamente la sorella.
Non serve che dica qualcosa in particolare, perché isolando ciò che dice si può anche fraintendere e credere che stia cercando di essere più comprensiva.
Bisogna, invece, concentrarsi sulle espressioni e sul tono, che esprimono a pieno la sua irritazione nel trovarsi in quel momento a cercare di essere più morbida con quella sorella che considera la disgrazia della famiglia.
La loro mancanza di coesione, infine, viene accentuata dal loro isolarsi fisicamente: ogni volta che devono contattare la propria famiglia, Katie e Christina si isolano in punti specifici della casa.
Le donne parlano sottovoce, facendo attenzione che non ci siano le altre sorelle nei paraggi, senza poi condividere con la propria sofferenza.
Nel trambusto creato dalle due, poi, Rachel decide di fuggire da quel luogo che non riconosce e si rintana nell’unica area della casa in cui è ancora a suo agio: la sua camera.
Dove viene comunque braccata da Katie, la sua giustificazione iniziale è il problema che la donna fumi in casa, quando poi si comprende che il realtà è sempre parte dell’estensione della sua frustrazione nei confronti della ragazza.
Non accetta il fatto che la sorella minore non aiuti nelle faccende in casa, non dia sostegno nella situazione con il padre e non fa altro che chiudersi in stanza ed essere ossessionata dalle partite, da sola prima e con il compagno dopo.
Questo è l’ennesimo elemento dell’assenza delle tre nella vita l’una dell’altra, perché non sono in grado, le due sorelle, di soffermarsi a realizzare che fino a quel momento (e per un buon numero di anni da quanto si evince) Rachel è stata l’unica a gestire quella casa ed il padre.
Paradossalmente, il personaggio della Lyonne è quella più legata all’uomo, perché lei ha vissuto la mancanza di una figura paterna che poi le è stata donata in un secondo momento quando è entrato Vincent nella sua vita.
Quindi lei non ha mai avuto lo stimolo di fuggire da quella casa e allontanarsi per costruirsi una vita, perché anche lì può costruirsi un futuro e, soprattutto, perché è tanto grata a quell’uomo per averle dato un padre.
Così grata che è l’unica che conosce ogni sua piccola sfumatura, che si nota quando aiuta Katie con l’epitaffio.
Perché, sì Katie ha ragione ad affermare che non riescono a far altro che un elenco di cose che il padre apprezzava, ma manca di comprendere la differenza tra i due punti di vista.
Il personaggio della Coon si limita ad elencare informazioni generiche sull’uomo e sulla sua vita, come ad esempio l’essere stato con più di una donna; mentre Rachel racconta l’umanità dell’uomo, i piccoli dettagli e le caratteristiche proprie di quella persona.
Elementi che sono chi è stato a stretto contatto per anni può notare e ricordare, così come cerca di far capire anche il compagno di Rachel, quando sfoga, giustamente, la sua rabbia verso le due donne che si sono auto-imposte pater familia ignorando completamente il trascorso che è esistito mentre loro erano scomparse.
Rachel non prova rancore o odio verso le altre due donne, lei ama l’idea di avere delle sorelle perché, di fatto, prima di Vincent non aveva nulla, quindi si considera ricca ad avere, improvvisamente, sia un padre che ben due sorelle.
È per questo motivo che, nonostante i rapporti pessimi, si rifiuta di impuntarsi contro di loro, oltre a difenderle contro il compagno quando lui le inveisce contro, perché in fondo sono la sua famiglia.
Non reagisce ponendosi contro di loro, soprattutto perché è consapevole che non otterrebbe nulla e perché, in realtà, non ha la forza di affrontare quella situazione.
Il fatto che non abbia mai il coraggio di entrare in quella stanza, né da sola né in compagnia, è perché lei ricorda com’era il padre prima ed ha già sofferto abbastanza la sua perdita prima ancora che lui sparisse, a causa del fatto che il graduale peggioramento l’ha vissuto il prima persona divenendo la sua personale badante.
Il gioco del campo e controcampo iniziale vuole sin da subito mettere le cose in chiaro per lo spettatore: non si sta vivendo il momento precedente ad un grave lutto di una famiglia unita e sofferente.
Al contrario, quel che verrà mostrato è uno scontro tra tre donne, innescato dalla sofferenza di un uomo di cui si avverte la presenza ma è fisicamente assente, alimentato da rancore, odio e frustrazione.
Analisi del finale di “His Three Daughters”
Inizialmente mi sono visto deluso dalla piega che stava prendendo il finale: il momento surreale in cui l’uomo, allettato per settimane, riesce ad alzarsi, muoversi e parlare con tale facilità e fluidità stava rompendo tutta l’atmosfera che si era andata a creare.
Fortunatamente, il risvolto finale va a far riconsiderare la delusione che si stava creando.
La conclusione della vita dell’uomo è fatta volutamente per far soffrire, l’ardente desiderio di Vincent di voler chiarire tutto quel che può nei suoi ultimi istanti di vita, affinchè abbia la certezza che il messaggio che voleva lasciare sia ben recepito e che le tre siano più unite dopo, regala sicuramente gioia e commozione, anche se può lasciare lo spettatore inizialmente confuso.
Quando poi viene mostrato che, in realtà, è stato tutto un desiderio mai espresso dell’uomo che, nel frattempo si appresta a perire, l’obiettivo di voler dare un pugno nello stomaco e spingere al pianto è ben centrato.
Per quanto riguarda il finale tra le tre donne, le vicissitudini che hanno attraversato le hanno sicuramente fatto cambiare la visione del rapporto e della situazione l’una dell’altra.
La camera che le mostra rannicchiate insieme su quel divano che ha vissuto tante gioie quanti dolori, mostra finalmente la coesione ritrovata delle tre sorelle.
Unito a quella sorta di rito di passaggio, in cui ognuna di loro si appresta a sedersi sulla poltrona del padre, elemento che è diventato l’ultimo anello di congiunzione tra loro e l’uomo.
Il fatto che Vincent abbia espresso il desiderio di rimettersi in quel salotto con le figlie, dove tante volte sono stati insieme, soprattutto lui e Rachel a vedere le partite. Ha fatto sì che lui andasse via con impresso un quadro felice della sua famiglia.
La poltrona, quindi, nel finale segna un elemento catartico, con cui le donne possono ricordare per l’ultima volta l’abbraccio del padre e salutarlo per sempre.
Opinione finale con voto
“His Three Daughers” è un film semplice che vuole trasmettere un messaggio importante e molto attuale: nella vita bisogna sempre parlare, parlare di ogni cosa a chiunque sia una persona fidata e non lasciare che la distanza raffreddi un rapporto.
Anche se una famiglia si allontana ed ogni membro conduce una vita a sé, non significa che il nucleo deve disgregarsi; magari la vita delle tre sorelle sarebbe stata migliore se il fardello che giaceva sulle spalle di ciascuna fosse stato condiviso.
La morte del padre è stato un evento fondamentale per il loro riavvicinamento e, di certo, il finale vuole farci capire che, da quel momento in poi, non saranno più tre estranee.
Hanno vissuto dei momenti troppo intimi per allontanarsi nuovamente, chiarimenti e sofferenze che hanno appianato qualsiasi divergenza e le hanno legate tra loro più di quanto non lo siano state.
Questo è un film molto intimo, con tanto cuore al suo interno che dipinge una situazione che, seppur mai gridata ai quattro venti da nessun telegiornale o media, non è per niente un’opera di fantasia, al contrario si può trovare in qualsiasi famiglia, presente o passata.
Voto: 10/10
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