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Horizon: An American Saga 1 – La Nostra Recensione! (2024)

Nel bene o nel male, il primo capitolo del kolossal western “Horizon: An American Saga” di Kevin Costner ha fatto parlare di sé sin dal suo debutto a Cannes 2024, dividendo i vari pareri della critica e, attualmente, col suo incasso dalle cifre molto al di sotto delle aspettative. Come mai quindi un prodotto così ambizioso e diretto da una star come Kevin Costner sta fallendo, addirittura facendo posticipare il secondo capitolo a data da destinarsi? Noi di Nerd Al Quadrato speriamo di rispondere a queste e a tante altre vostre domande nella nostra recensione!

La recensione di “Horizon: An American Saga” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler, spiegazione del finale e concludendo con l’opinione finale riassuntiva.

Horizon: An American Saga
Kevin Costner | Horizon: An American Saga

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Recensione No-Spoiler

Prima di dar voce ai miei pensieri riguardo al film, cerchiamo di fare una veloce sintesi sulla sua trama, che si divide in quattro storyline ben distinte. 1863, Horizon è una città di frontiera nella San Pedro Valley bramata non solo dai comuni cittadini americani, ma anche da pionieri e Apache, un popolo nativo americano dell’Arizona, e in questo film (e probabilmente anche per i prossimi) sarà l’espediente principale della trama. Questa città infatti, in un modo o nell’altro, legherà le vicende di vari personaggi tramite desiderio di potere, di sopravvivenza e di vendetta

Horizon: An American Saga
Horizon: An American Saga

Le quattro storyline si possono dividere con i seguenti titoli: “Gli sventurati abitanti di Horizon”, “La fuga della babysitter e del baffo più bello d’America”, “La carovana pronta ad esplodere” e “Pionieri stronzi e il bambino”. Ovviamente sono inventati. Se ne potrebbe aggiungere una quinta di storyline, ovvero quella degli Apache, ma penso (e spero) che verrà esplorata meglio coi successivi capitoli.

Come potete intuire, Costner ha messo tanta carne al fuoco da smaltire, e neanche tre ore sono bastate per non creare confusione, probabilmente il problema più grave del film. Avere tanti personaggi da gestire, tante storie diverse con tanti ritmi diversi non ha sicuramente aiutato alla riuscita del lungometraggio. 

Molti mi hanno fatto ragionare su una cosa dicendo: “Se questa pellicola fosse stata creata come serie tv non avrebbe avuto così tanti problemi”. In effetti la scrittura e i ritmi del film ricordano quelli di un prodotto seriale, con sequenze scandite in un certo modo e che danno importanza a dei soggetti ben chiari. Il problema è che il prodotto è un lungometraggio

Horizon: An American Saga
Kevin Costner | Horizon: An American Saga

Ci sono letteralmente delle scene in cui mi son chiesto come si fosse arrivati ad un determinato luogo, ad una determinata scelta, perché gestita male la narrazione (o direttamente assente). Inoltre, la mole di informazioni, nomi e relazioni presenti nel film creano continuamente uno stato di confusione nel momento in cui vengono presentati su schermo, portando lo spettatore nella maggior parte delle volte a disorientarsi e a cercare inutilmente di creare dei fili logici, perdendo la concentrazione

Questo primo capitolo di Horizon, che dovrebbe avere la funzione di prologo, è come se non dicesse granché, anzi, arrivati alla fine non trasmette quel senso di mistero e di curiosità presente in altre saghe. Tiene aperte ancora molte porte, ma non sono forti abbastanza da stimolare agli spettatori quella grande voglia di proseguire la visione coi successivi capitoli.

Horizon: An American Saga
Horizon: An American Saga

Horizon ovviamente non ha solo problemi, anzi eccelle in altri vari ambiti: la regia e la fotografia, seppur timide, donano agli spettatori un’esperienza coinvolgente e che non annoia quasi mai (infatti per me le 3 ore sono volate); le scenografie mozzafiato dello Utah, luogo dove Costner ha registrato i primi due capitoli, creano una cornice perfetta del quadro degli eventi al suo interno; le scene d’azione, forse le sequenze migliori del film, riescono a dare quel senso di pericolo e di ansia giuste per farti dimenticare di essere in sala e per finire una buona riflessione su temi quali colonialismo e la vita delle popolazioni indigene ai tempi della guerra civile americana.

La narrazione, seppur come ho già detto confusionaria e sotto le aspettative (alzate da Costner stesso), riesce a raccontare comunque fantastiche scene di vita quotidiana, d’azione, di romanticismo, di lotte, insomma una “quasi perfetta” finestra sul mondo del Far West. Non nego che parecchie scene mi hanno ricordato il cinema di Sergio Leone o addirittura l’ambience e i personaggi di Red Dead Redemption II, entrambi due nomi parecchio importanti per il genere. 

Questo mi fa arrabbiare: con tutti i temi e le storie interessanti che poteva tirar fuori (e ha tirato fuori) da un’epoca maestosa come quella, poteva realizzare perfettamente un’epica storia western, un “Signore degli Anelli del Far West” (perdonatemi), e invece forse non vedrà nemmeno la luce che merita. Ma io, da buonista quale sono e amante del western, spero nella sua riuscita.

Horizon: An American Saga
Horizon: An American Saga

Alla domanda iniziale, scritta nell’introduzione, risponderò allora così: Horizon e Kevin Costner stan fallendo perché il pubblico non è ancora pronto a questo tipo di film. Il grande pubblico, se vede che un film dura dalle 3 ore in sù, già perde voglia. Il grande pubblico, che vuole solamente l’azione hollywoodiana, perde voglia quando vede il trailer e non vede le esplosioni ma solo scene per loro “noiose”.

Per me, che per fortuna mi estraneo dal grande pubblico, vedo tanta ambizione e tanto amore per un progetto che può rivelarsi un enorme cult in futuro, ma che ora subisce grossi e preoccupanti colpi, meritati o immeritati che siano, tra critica e botteghino.
Vi consiglio di andare a vedere il film? Assolutamente. Pur avendo i problemi elencati sopra, “Horizon: An American Saga” e Kevin Costner riescono a regalare un buon prodotto per il genere western, dove si sente già la scrittura da kolossal, piena di epicità, di battaglie e di intrighi, ma che ancora deve maturare coi successivi capitoli, sia Costner che la sua scrittura.

Voto: 7.5/10

Horizon: An American Saga
Horizon: An American Saga

Recensione Spoiler

Durante questa sezione mi viene sempre difficile trovare paragrafi interessanti da scrivere, in quanto molto di quel che già penso è all’interno della parte no-spoiler. Però Horizon ha così tante cose da dire che per mia fortuna non mi verrà difficile. Anzi, dividerò questa sezione in quattro paragrafi, rispettivamente coi quattro nomi delle storyline che avevo elencato nella parte no-spoiler, per poter analizzare meglio il film.

Horizon: An American Saga
Horizon: An American Saga
  • Gli sventurati abitanti di Horizon

Il film inizia secondo me una sequenza eccellente, con poche parole e che riassume tutto il succo del primo capitolo della saga (e forse anche dei prossimi): per sopravvivere l’uomo ucciderà chiunque si metta sulla propria strada. Le morti crude, ma fuori schermo, di un padre e di un figlio topografi sono solo le prime ì di tante nei confini di Horizon, una zona chiave per la caccia per molte tribù, principalmente per gli Apache Occidentali. Dopo una decina di minuti, con un salto temporale di 4 anni, parteciperemo ad una maestosa scena d’azione girata di notte tra Apache e cittadini di Horizon, con la distruzione di quest’ultima. 

Ho sempre un certo occhio per come i registi misurino il sangue, la violenza e le coreografie, e Costner è riuscito nella sua semplicità ad equilibrare tutto. Nulla di troppo eccessivo, nulla di troppo surreale, il giusto sangue. Non avrà di certo una violenza alla The Hateful Eight, ma riesce ad essere d’impatto e sorprendente

Arriva quindi l’esercito americano per aiutare i sopravvissuti e per seppellire i morti ed iniziamo a far la conoscenza di personaggi interessanti ma di cui scorderete subito il nome: Frances Kittredge e sua figlia Elizabeth, sopravvissute alla notte di sangue con gli Apache e il tenente Gephardt che scorta i sopravvissuti a Camp Gallant, un campo vicino dove poter far riposare i sopravvissuti. Frances e Gephardt cominceranno una storia d’amore, gestita molto male secondo me da Costner.  Ci sono tanti altri personaggi minori che addensano la storia ma non sono di relativa importanza, tranne qualche militare e sergente che spiega i piani d’azione contro gli Apache e la loro filosofia. Una storyline sicuramente forte all’inizio ma più debole proseguendo.

Horizon: An American Saga
Kevin Costner | Horizon: An American Saga
  • La fuga della babysitter e del baffo più bello d’America

Forse la storyline che mi è piaciuta di più ma con un po’ di difetti nella scrittura. Kevin Costner interpreta Hayes Ellison, un commerciante di cavalli che arriva nei pressi di una cittadina a sud del Wyoming tra monti e foreste. Questo arco narrativo è forse quello che mi ricorda di più Red Dead Redemption II, sia per il personaggio di Hayes che ricorda vagamente Arthur Morgan, sia per i luoghi, le svolte e i personaggi secondari che incontra. 

In città incontrerà anche una giovane prostituta di nome Marigold, che oltre a conquistare i viaggiatori fa anche da babysitter ad un bambino di 2 anni, Sam, molto importante perché tempo prima era stato “sottratto” alla famiglia Sykes da una donna di nome Lucy, che ora ha chiesto a Marigold di occuparsene quando lei è fuori per lavoro. Un intrigo interessante che poteva essere spiegato meglio, ma Costner voleva lasciare il tutto un mistero da esplorare nei prossimi capitoli. 

I due si conoscono, si piacciono, si assaporano un po’ quelle vibes western nella città che tanto mi mancavano ma, fuggiti dalla cittadina dopo aver ucciso un membro della famiglia Sykes, Marigold lascia Hayes solo col bambino

Peccato per la parte finale di questa storyline, dove non si capisce come la coppia sia arrivata in un nuovo campo. Sembra che si sia dimenticato di scriverla.

Horizon: An American Saga
Horizon: An American Saga
  • La carovana pronta ad esplodere

Una carovana sta percorrendo il Santa Fe Trail per arrivare ad Horizon. Facciamo subito la conoscenza di una coppia britannica pretenziosa e altezzosa, Juliette e Hugh, del capitano Matthew Van Weyden, eletto dalla maggior parte dei compagni ma non da tutti, degli esploratori indiani Pawnee che sorvegliano da lontano il movimento dei carri e dei soliti personaggi di sfondo, tra cui spiccano due uomini che spieranno la giovane Juliette mentre si lava

Proprio questi ultimi ci faranno capire, parlando con il capitano Weyden, quanto debole sia il suo comando prendendosi quasi gioco di lui. Iniziamo a comprendere meglio le dinamiche coi concittadini, facendo presagire un futuro negativo per la carovana. Questo arco narrativo non ha molto da dire: è debole, pieno di buchi da dover ancora tappare e con personaggi molto dimenticabili.

Horizon: An American Saga
Horizon: An American Saga
  • Pionieri stronzi e il bambino

Dopo la notte di sangue nel campo di Horizon, uno dei bambini sopravvissuti, Russell, si unisce ad una squadra per vendicarsi e dare la caccia agli Apache, che avevano compiuto la strage, guidata da altri suoi compagni fuggiti: Elias Janney e il cacciatore di scalpi Tracker. Questa storyline è forse anche la più “cruda” e azzardata tra tutte poiché inserisce un bambino ingenuo in un contesto totalmente opposto, quello della violenza e della vendetta

Tutta la sequenza nel negozio d’armi tiene senza fiato lo spettatore, che pensa di vedere un bagno di sangue compiuto dalle mani di un bambino, in una veste rara di antieroe, che quasi prende le pistole come se fossero giocattoli, che si comporta da adulto perché è in mezzo agli adulti. Adulti ancora più inquietanti per come si comportano con l’indigeno, che per fortuna si salva grazie all’aiuto di Elias Janney

La banda, non felice di non aver trovato Pionsenay, autore del massacro ad Horizon, decide di uccidere ogni indiano che si trova davanti. Vengono a conoscenza di un villaggio Apache nelle vicinanze e si preparano a compiere un massacro. Qui non solo Russell parteciperà alla strage di donne e bambini della squadra, ma tenterà pure di uccidere un uomo in fuga sparandogli addosso, mancando il bersaglio ed evitando di sporcarsi ancora una volta le mani. Forse la storyline costruita in modo più interessante, peccato per il minutaggio scarsissimo che hanno avuto sullo schermo.

Horizon: An American Saga
Kevin Costner | Horizon: An American Saga

Spiegazione del Finale

Ma quindi cos’erano tutte quelle scene in sequenza alla fine del film? Dato che Kevin Costner ha registrato insieme il capitolo 1 e il capitolo 2 di “Horizon: An American Saga”, quello che vediamo è un veloce montaggio suggestivo delle scene provenienti dal prossimo capitolo, confermando il ritorno di vari personaggi e di scene viste nel trailer

Dalla sequenze che vengono presentate, ci si potrà aspettare un capitolo con molta più azione e con un intreccio più profondo tra varie storyline.

Horizon: An American Saga
Kevin Costner | Horizon: An American Saga

Opinione finale con voto

“Horizon: An American Saga Chapter 1” non è sicuramente un prodotto perfetto, ha tanti difetti nella scrittura e nel montaggio, ma a bilanciare il tutto vi è anche una regia ed una fotografia ottime che descrivono in modo epico le sequenze memorabili del film, che son di scarso numero ma che non hanno nulla da invidiare ad altri film western. Attendiamo i prossimi capitoli per vedere se questa saga sarà degna di essere ricordata come kolossal western o se rimarrà un progetto fallito e dimenticato.

Vi consiglio di non perdervelo e di non fermarvi alle apparenze, createvi la vostra opinione!

Voto: 7.5/10

Horizon: An American Saga
Kevin Costner | Horizon: An American Saga

E a voi è piaciuto Horizon? Fatecelo sapere nei commenti!

Ward

Nel tempo libero recito il ruolo di critico cinematografico per NerdAlQuadrato. Attore di teatro, doppiatore, nerd a 359° ma soprattutto, fin da bambino, amante del cinema. Sono onnivoro di generi, è facile accontentarmi ma difficile farmi cambiare idea da quanto son testardo. L'egocentrismo del cinefilo alla fine presuppone che abbiam ragione su tutto. P.S. Non son cristiano, ma le sceneggiature di Tarantino son la mia Bibbia.

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