I Peccatori – La Nostra Recensione del nuovo film di Ryan Coogler! (2025)
Ryan Coogler (l’acclamato regista di “Creed – Nato per combattere“ e dei due film MCU dedicati a Black Panther) torna nei cinema italiani con “I Peccatori“, il suo ultimo lavoro con protagonista un doppio Micheal B. Jordan nelle vesti gemelli Smoke e Stack. Il film è stato accolto in modo eccelso negli Stati Uniti, venendo quasi “osannato” da critica e pubblico. Ma merita davvero tutte queste lodi? Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione de “I Peccatori” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler, concludendo con l’opinione finale riassuntiva.

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Recensione No-Spoiler de “I Peccatori”
Dopo aver fatto fortuna a Chicago grazie a una serie di attività illecite, i due gemelli Smoke e Stack decidono di tornare a casa, nel Mississippi, con l’intento di aprire un juke joint per la folta comunità di afroamericani ed ex-schiavi locali. Una volta tornati, trovano ad attenderli una serie di affetti attesi, come il loro cuginetto Sammie (Miles Caton), e inattesi. Ad aspettarli, però, c’è anche il male, a cominciare dalla piaga del razzismo, ancora profondamente radicata negli Stati Uniti del tempo; la loro ricerca di libertà è destinata a prendere presto delle pieghe sinistre, tramutandosi in in lotta per la sopravvivenza.
Coogler torna in sala con un film spettacolare e riflessivo al tempo stesso: si canta, si balla, ci si diverte e si medita su tematiche importanti e spinose. L’opera, infatti, è imbevuta di importanti considerazioni sul potere vivificatrice e liberatorio dell’arte, sul senso di comunità, sulla ricerca della libertà e, chiaramente, sul razzismo, tema caro al regista di Oakland. Quest’ultimo fonde perfettamente modernità e tradizione, fornendo una prova registica impressionante, ricca di guizzi e trovate creative di altissimo livello.
La colonna sonora di Ludwig Göransson non è da meno. Il compositore di “Oppenheimer” e di “Black Panther“, già vincitore di ben due premi Oscar, realizza una splendida sintesi tra le note del blues e la potenza della musica elettronica, unendo in modo unico il vecchio e il nuovo, il passato e il presente della musica. Il 40enne di Linköping si sta consolidando sempre di più all’interno dell’industria, diventando una certezza quasi assoluta, nonché una delle nuove stelle.
In conclusione, “I Peccatori“ è un film molto ambizioso, che mette a nudo con grande coraggio tutte le contraddizioni di un Paese, gli Stati Uniti, scagliandosi ferocemente contro il razzismo. L’opera unisce sapientemente contemporaneità e passato, fondendo magnificamente tra loro diversi generi cinematografici.
Voto: 8.5/10

Recensione Spoiler de “I Peccatori”
Ryan Coogler gioca con il presente e il passato, l’innovazione e la tradizione, con assoluta maestria. All’interno del film, passato, presente e futuro si uniscono e amalgamano, dando vita a un vero e proprio viaggio, un’esperienza folkloristica come poche (assolutamente degno di nota è, infatti, l’immenso lavoro sulla tradizione popolare afroamericana). Il culmine di quest’esperienza è probabilmente rappresentato dal meraviglioso piano sequenza al juke joint, dove le tre dimensioni temporali, rappresentate ciascuna da una generazione di uomini e donne, si uniscono tra di loro, legate dalla musica e dal suo potere vivificatrice. Il tema dell’arte viaggia, così, in parallelo a un altro grande nodo tematico: il senso della comunità, il quale, a sua volta, si collega al desiderio di libertà.
Nel corso delle due ore, infatti, si fronteggiano due comunità diverse e opposte: quella degli afroamericani, fatta di lavoro e sofferenza, e quella seducente, comoda dei vampiri. Quest’ultima, però, non è altro che una menzogna: ancora una volta, l’integrazione è solo di facciata ed è, per di più, forzata. La figura del vampiro viene adottata da Coogler come metafora per parlare dell’uomo bianco schiavista, che si appropria della vita del nero – da lui considerato inferiore – e della sua cultura; tradizionalmente, infatti, il vampiro è una creatura che succhia la vita dalle altre, che uccide per vivere e per il piacere di farlo.
Si tratta, perciò, di un film molto impegnato dal punto di vista sociale, che prende le difese delle minoranze etniche, vittime di discriminazione, e ne recupera la cultura, l’identità e tutto ciò di cui la sanguisuga schiavista si è appropriata. “I Peccatori” è un’opera che si scaglia con rabbia contro il sistema finto e ipocrita degli Stati Uniti, mettendo in risalto tutte le contraddizioni del Paese: la più evidente è, chiaramente, quella del Ku Klux Klan (ma non solo).
Una delle cose più apprezzabili del lungometraggio, però, è che “non fa di tutta l’erba un fascio”: in mezzo a una marmaglia di uomini viscidi, dalle idee anacronistiche e persino anticostituzionali, si staglia una giovane donna promotrice dell’uguaglianza, Mary (Hailee Steinfeld). La frase “io sono un essere umano”, da lei pronunciata al juke joint, nella sua semplicità più assoluta, si rivela essere una delle linee di dialogo più scomode, profonde e potenti dell’intero film. Non ci sono bianchi, non ci sono neri, siamo tutti uguali, siamo tutti esseri umani. La battuta acquista ancora più forza, quando a dirla è l’unico personaggio positivo, di carnagione chiara, che compare sullo schermo.

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Opinione finale con voto
In conclusione, “I Peccatori“ è un’opera ambiziosa, fortemente personale, realizzata con il cuore, la passione, la voglia di far sentire la propria voce e il desiderio di denunciare un sistema falso, sfruttatore, malato e corrotto, dove la libertà è una cosa per pochi. Ryan Coogler diverte il pubblico, lo anima e lo fa riflettere, cerca di fargli aprire gli occhi tramite una serie di potenti simboli e metafore, tristemente ancora applicabili al mondo odierno.
Il regista nativo di Oakland fonde tradizione e contemporaneità alla perfezione, realizzando un viaggio meraviglioso – dalla potenza visiva sbalorditiva (merito, anche, dell’eccezionale fotografia di Autumn Durald) -, accompagnato da una colonna sonora straordinaria, realizzata dall’irreprensibile Ludwig Göransson.
Voto: 8.5/10

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