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Il Ragazzo e l’Airone – L’ultima fatica del maestro Hayao Miyazaki! (2024)

Il 7 ottobre è uscito su Netflix l’ultimo lungometraggio animato diretto dal maestro Hayao Miyazaki: “Il Ragazzo e l’Airone”. Ci addentreremo quindi nell’ultima fatica del maestro, esplorando ogni peculiarità di questo film unico e carico di significati. Dietro a questa pellicola si cela un vissuto profondo, un intreccio di elementi psicologici, emotivi e onirici che appartengono all’universo interiore di Miyazaki. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo rivisto e siamo qui per dirvi la nostra!

L’articolo su “Il Ragazzo e l’Airone” sarà strutturato in queste parti: l’esplorazione della sua storia e della sua produzione, l’analisi del film, l’analisi del finale e concludendo con l’opinione finale riassuntiva.

Il ragazzo e l'airone

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Una produzione peculiare

Quando “Ponyo sulla Scogliera” uscì nelle sale giapponesi il 19 luglio del 2008, il comitato di produzione (Seisaku iinkai) dietro al progetto decise di adoperare per l’occasione una strategia di promozione molto particolare: prima e durante il periodo di proiezione nelle sale, il trailer del film fu mostrato solamente nei cinema e non, come di solito accade, in televisione o su internet.

Le immagini distribuite al di fuori delle sale furono poche ma scelte con molta cura, lasciando in questo modo la maggior parte della pubblicità sulle spalle del brano principale che accompagnava il film, “Gake no ue no Ponyo”, trasmessa in radio, in televisione e in tutti i centri commerciali in maniera quasi ossessiva. La voce della giovanissima cantante Ōhashi Nozomi risuonò per mesi lungo tutto l’arcipelago, diventando il tormentone estivo di quell’anno.

Per “Il ragazzo e l’Airone” , il grande ritorno di Hayao Miyazaki nel mondo dell’animazione dopo il “ritiro” dalle scene con “Si alza il vento”, lo Studio Ghibli ha deciso di spingersi ancora più in là, portando all’estremo la campagna pubblicitaria organizzata in occasione dell’uscita del film. Atteso in patria come uno degli eventi cinematografici dell’annata 2023, prima della sua uscita non solo non fu diffuso alcun trailer, ma, per circa un mese, nessun elemento visivo è stato reso disponibile, fatta eccezione per una sola e unica immagine di un airone disegnata da Miyazaki stesso, facendo quasi da poster ufficiale.

Il ragazzo e l'airone
La prima immagine rilasciata per “Il Ragazzo e l’Airone”

Anche della trama non fu rivelato praticamente niente, così come nessuna informazione ufficiale relativa alle voci dei vari personaggi e allo staff impegnato nella realizzazione del film. Questa “non-promozione”, rischiosa ma allo stesso tempo mirata a creare attesa e mistero attorno a quello che potrebbe essere l’ultimo lavoro di Miyazaki, diede alla fine i suoi frutti. Entrare in sala senza avere la minima idea di che cosa si andasse a vedere, fu un’esperienza forse irripetibile: non tanto per la storia, dei quali i punti salienti erano stati resi noti dopo il debutto ma, piuttosto, per quanto riguarda l’aspetto visivo del lungometraggio, .

La “non-promozione”, l’assenza di riferimenti visivi e la struttura labirintica del lungometraggio, hanno spinto molti spettatori a tornare al cinema ripetute volte per discuterne e a creare interesse attorno al film, decretandone così il successo commerciale. A questa prima fase di strategia (non) promozionale, è seguita la seconda, iniziata circa un mese dopo l’uscita, quando sono iniziate a circolare le prime immagini del lungometraggio. Nello stesso periodo, un opuscolo ricco di fotogrammi dal film ma povero di spiegazioni, è stato messo in vendita, così come è arrivato in edicola un numero speciale del mensile Switch, con più di 70 pagine, fra interviste e riflessioni, dedicate a “Il Ragazzo e l’Airone”.

Questa particolare tattica pubblicitaria si è rivelata alla fine un successo per una serie di motivi legati alla popolarità e alla penetrazione culturale nella società giapponese che lo studio e il nome di Miyazaki hanno ottenuto in tutti questi decenni di attività.

Una popolarità che negli ultimi anni è forse diminuita di intensità, dato lo stato di quasi sospensione delle attività dello Studio Ghibli, ma che ha, nonostante questo, saputo rafforzare la sua portata culturale. Non tanto quindi attraverso le opere realizzate – “Earwig la Strega” diretto da Gorō Miyazaki è stato un ammirevole sforzo mirato alla creazione in CGI, un passo falso nei risultati però – quanto piuttosto all’apertura nel 2022 del secondo museo-parco a tema dedicato allo studio, il Ghibli Park, e soprattutto alle continue mostre sui diversi aspetti dello Studio organizzate periodicamente lungo tutto l’arcipelago.

Il ragazzo e l'airone
Una delle attrazioni del Ghibli Park

La particolare strategia pubblicitaria de “Il Ragazzo e l’Airone” è altresì frutto dell’eccezionalità produttiva che il film rappresenta nella storia decennale della compagnia di Koganei. Lo studio infatti è stato uno dei primi, se non il primo nel mondo dell’animazione, a sviluppare e a perfezionare il sistema produttivo delle cosiddette seisaku iinkai, i comitati di produzione formati da più aziende (emittente televisiva, editore, agenzia pubblicitaria, azienda di giocattoli e così via) che investono e dividono i ricavi di un progetto, spesso di tipo media mix ,e che molte volte ne finiscono per limitare l’effluvio creativo.

“Il Ragazzo e l’Airone” è stato, al contrario, prodotto esclusivamente dallo Studio Ghibli e con la distribuzione nei cinema affidata come al solito, alla Toho. Questo approccio produttivo ha dato, come abbiamo visto, più libertà a Suzuki Toshio e soci per organizzare la particolare strategia pubblicitaria del film, ma ha anche influenzato le tempistiche produttive e il processo di creazione del lavoro stesso.

Secondo quanto dichiarato da Suzuki, co-fondatore dello Studio e produttore di molti dei successi Ghibli, di solito allo Studio ci vogliono un anno per preparare la produzione e circa due anni per creare il lungometraggio animato. In questo caso, però, il periodo preparatorio è stato di due anni e mezzo e la produzione vera e propria e durata circa cinque anni. Questo lungo periodo di gestazione deriva indubbiamente anche dall’età di Miyazaki, nato nel 1941 e che ovviamente non ha più le forze e l’intensità lavorativa che riusciva a mantenere decenni fa.

Forse, tuttavia, il risultato più evidente di questa eccezionalità produttiva è stato l’aver potuto garantire un ulteriore e nuova libertà creativa a Miyazaki. Secondo quanto trapelato in una conversazione svoltasi anni fa tra Oshii Mamoru e Suzuki, infatti, molte delle idee più fuori dagli schemi scaturite dall’immaginazione del Maestro in passato, sono state spesso raddrizzate o addolcite in fase di pre-produzione. In questo senso va sottolineata l’importanza che Suzuki ha avuto nell’indirizzare la creatività dell’amico e collega verso dei risultati finali che funzionassero anche come intrattenimento godibile da un pubblico più ampio.

“Il Ragazzo e l’Airone” è stato pertanto, secondo Suzuki stesso, anche un modo per dare a Miyazaki la possibilità di creare, per la prima e forse ultima volta, qualcosa di più personale del solito. Personale in quanto ambientazioni e personaggi sono dei riflessi del periodo giovanile dell’autore, come accaduto in “Si alza il vento”: il periodo della guerra, il rapporto con la madre, il padre che lavora nella produzione di aerei da guerra e, non ultimo, il trasferimento dalla città alla campagna.

Ma soprattutto, con questa sua ultima creazione, è come se Miyazaki avesse aperto le porte della sua immaginazione per lasciar girovagare al suo interno gli spettatori, portando allo stesso tempo agli estremi il suo metodo creativo ed espressivo.

Il ragazzo e l'airone
Toshio Suzuki e Hayao Miyazaki

Ne “Il Ragazzo e l’Airone”, più che in altri suoi lungometraggi, le immagini e l’elemento visivo hanno infatti la precedenza sullo svolgimento lineare della storia. Secondo Murakami infatti, “Il Ragazzo e l’Airone” è un film più adatto a chi ama frequentare i musei piuttosto a chi è appassionato di cinema; immaginiamo che qui si riferisca un certo tipo di cinema.

Hanno fatto eco a queste dichiarazioni le parole di Okada Toshio, co- fondatore dello Studio Ghibli, produttore e studioso di animazione, che in uno dei suoi video di commento sul film ha lanciato l’idea di come “Il Ragazzo e l’Airone” non sia un lavoro di intrattenimento, ma sia più simile all’esperienza fatta di fronte ad un lavoro che non funziona per tutti allo stesso modo, come una sorta di specchio deformato che rimanda l’immagine e l’esperienza di chi guarda in un modo diverso. Secondo Okada, inoltre, visto che il film manca di una certa coerenza – narrativa ma anche visiva, aggiungiamo noi – elude facili spiegazioni e andrebbe affrontato come se si ascoltasse un sogno raccontato dal vecchio Miyazaki.

Quest’ultima è una dichiarazione illuminante, in quanto stimola paragoni fra il lavoro in questione e i lungometraggi realizzati in tarda età da altri artisti. Si pensi ad esempio a “Sogni” di Akira Kurosawa, anche visto il rapporto che intercorreva tra il regista di “I sette samurai” e Miyazaki, legame di cui esiste un’affascinante traccia catturata in video, poi ampliata e messa anche su una pagina scritta, avvenuta nel 1993.

Fra le varie suggestioni espresse da Okada, ironicamente definisce il Maestro con il titolo di “Shin-Miyazaki”, quasi in risposta al danno creato e all’universo cinematografico curato dal regista in questi ultimi anni. Una maggior conferma di questo punto di svolta, che è serio ma allo stesso tempo una boutade, è il fatto che Miyazaki ne “Il Ragazzo e l’Airone” si sia firmato nel suo cognome con un kanji – un carattere di originese cinese – diverso da quello solitamente usato.

Il ragazzo e l'airone
“Il Ragazzo e l’Airone”

Analisi de “Il Ragazzo e l’Airone”

Hayao Miyazaki ci incanta con un’opera d’Arte a tutto tondo, ci pone una realtà – la sua – e ci investe con un linguaggio che è parte del suo intelletto, ci meraviglia e ci rende partecipi dentro al suo universo, facendoci sentire parte di esso, come se bastasse un battito di ciglia per immergerci nella sua fantasia. “Il Ragazzo e l’Airone” è un testamento di vita dello stesso Miyazaki, una riflessione intima e profonda su chi è, su come si è sempre espresso attraverso i suoi lavori, e su chi vuole continuare a essere: un sognatore che rigetta la banalità del reale.

Tutto il film è uno specchio dell’estro del maestro: c’è ogni sua peculiarità espressiva, tutta la sua inventiva registica, tutto il suo immenso immaginario che diventa una struttura solida per la narrazione, e al contempo un sogno che ci avvolge come spettatori; c’è la sua passione per il volo (l’airone ne è l’esempio, anche se molto sottile), riuscendo a caratterizzarlo con equilibrio e parsimonia, sancendo simbolicamente tutto il suo amore per l’aria e per quella libertà che ha sempre cercato di esplorare nei suoi film.

C’è anche un’attenzione per i dettagli che riguardano l’artigianato: ogni elemento è curato con precisione e il film richiama spesso la manualità, come accade con il chicco di riso usato per incollare la piuma dell’airone alla freccia, valorizzandolo.

Il ragazzo e l'airone
“Il Ragazzo e l’Airone”

L’opera presenta tantissimi rifacimenti ai suoi precedenti film e a quelli dell’intero Studio Ghibli, e ciò non fa che amplificare e rendere più bello un immaginario di per sé già perfetto: i rifacimenti a “La Città Incantata” (con la scena dei pezzi di carta), a “Il mio vicino Totoro” (con la scoperta del tunnel nel bosco), a “Ponyo sulla scogliera” (con le onde verso fine film), a “Principessa Mononoke” (con lo scoccamento della freccia da parte di Mahito), da “Una tomba per le lucciole” (con le ceneri e le scintille presenti nell’aria) fino a “Il Castello errante di Howl” (con la finta mamma di Mahito che verrà liquefatta con il minimo tocco da parte di quest’ultimo).

Tutto questo rende il film un fantastico auto-riferimento che renderà più vivida e dinamica l’opera.

Non solo è un film che omaggia la filmografia Ghibli, ma si ispira anche a tantissime opere d’Arte che hanno segnato la storia: il masso sospeso a mezz’aria di “Idee Chiare” di Magritte, “La Piazza d’Italia” di De Chirico, “La città che sale” di Boccioni, “L’isola dei morti” di Böcklin e “Entrata nella grotta nel giardino di Villa Medici” di Velázquez. Miyazaki ci stupisce anche con riferimenti al linguaggio felliniano, con inquadrature dall’alto verso il basso in modo da raffigurare quel senso di libertà che tanto rispecchia l’ideale creativo del maestro, correlandosi ancora una volta con il suo amore per il volo.

Il ragazzo e l'airone
“Idee Chiare” di René Magritte

Mahito è un personaggio dal carattere orgoglioso, talvolta taciturno e curioso: non si fa problemi ad avventurarsi dentro la torre abbandonata, scoprendo un mondo misterioso ed affascinante. D’altro canto, ha problemi ad accettare sua zia come nuova madre e si relaziona con fatica con il padre e con i suoi compagni di classe, non riuscendo ad avere un’interazione umana, portando lo stesso Mahito ad auto lesionarsi colpendosi la tempia con una roccia. La zia di Mahito è funzionale al racconto: essa si rinchiude dentro alla torre, manifestando un forte stato di escapismo, attribuendo alla sua figura un’importanza narrativa tale da smuovere Mahito, un catalizzatore per il cambiamento del ragazzo.

La figura della zia esprime un profondo disagio e sofferenza nel crescere Mahito. La sua difficoltà ad accettarlo emerge chiaramente in una scena simbolica: lei stessa gli scaglia addosso dei pezzi di carta, che incarnano un senso di disprezzo, rifiuto e aggressività. Attraverso l’animazione, questi sentimenti vengono accentuati, giocando anche con gli spazi: i pezzi di carta riempiono la stanza, soffocando Mahito, simboleggiando l’oppressione che la sua figura subisce. È significativo anche il modo in cui questi pezzi di carta sono disegnati, evocando le fasciature di un neonato, alludendo alla gravidanza della zia stessa.

Questo elemento visivo diventa un potente segno del rifiuto materno: la zia proietta su Mahito la sua non accettazione, trattandolo simbolicamente come il bambino che avrebbe potuto portare in grembo, ma che non vuole. Il linguaggio visivo della scena, quindi, comunica una chiara metafora di ripudio, facendo coincidere la figura di Mahito con quella del neonato che la zia rifiuta di accogliere.

Il ragazzo e l'airone
“Il Ragazzo e l’Airone”

Il world building è fantastico e Miyazaki ci accompagna dentro la sua mente: c’è la natura, la torre (che è la raffigurazione dello stesso Studio Ghibli), c’è il senso di amore verso il volo (come accennato prima), c’è la cura dell’artigianato (la freccia che viene costruita e rispettata con la più totale maniacalità), ci sono quei tipici colori che richiamano una natura fiabesca e poetica, disegnata e curata a pennello. Gli stessi colori che dipingono un quadro con le loro sfumature. Queste tinte delicate, con i loro toni leggeri, danno un’impronta infantile, poiché la sfumatura è fragile, chiara, meno marcata, rendendo il concetto di colore più comprensibile per un bambino.

È affascinante vedere Mahito che si colpisce con la roccia: Miyazaki in questa scena introduce la violenza in contrasto con il sogno, “difettandolo” e rendendolo imperfetto. Questa imperfezione, questa naturalezza, non fa che arricchire il mondo immaginato, rendendo più umano e realistico un film che, ahimè, poteva risultare troppo artificiale e poco coerente, pur essendo pensato per rispecchiare le complessità della fantasia umana.

Il film, quindi, sembra essere un riflesso diretto del regno immaginativo di Miyazaki. Sta a noi comprendere le sfaccettature positive e negative di questo pensiero e farle parte del nostro vivere quotidiano. Trovo particolarmente interessante fare un’analisi sui blocchi di pietra “malvagi” che appaiono nel film: questi simboleggiano la parte negativa che Miyazaki ha inserito nelle sue opere, creando un contrasto netto con l’immaginario fiabesco e sognante. Tuttavia, questa negatività riesce a convivere in perfetto equilibrio con il mondo incantevole e magico che il regista ha saputo costruire.

Voto: 10/10

Il ragazzo e l'airone

Analisi del finale de “Il Ragazzo e l’Airone”

Il finale del film sembra essere un testamento d’addio, forse un addio imminente? Miyazaki sembra voler trasmettere un messaggio chiaro: la sua eredità, il suo spirito e tutto ciò che ha creato sono sorretti da blocchi di pietra puri. Come dice il prozio nel film, questi blocchi sono “privi di malvagità, colmi di bontà e purezza, proprio come gli universi sognanti e poetici che il maestro ha saputo dar vita nelle sue opere.

Il messaggio che si cela dietro queste parole sembra chiedere qualcosa anche a noi spettatori. “Come vogliamo vivere la nostra vita?”

Voto: 10/10

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“Il Ragazzo e l’Airone”

E voi avete visto “Il Ragazzo e l’Airone”? Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate!

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