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In The Mood For Love – La nostra recensione dell’immortale cult di Wong Kar-Wai! (2025)

In The Mood For Loveè forse uno dei film romantici più famosi della storia del cinema: diretto dal maestro hongkonghese Wong Kar-Wai (“Chungking Express”, “Happy Together”, “2046”), è uscito in streaming sulla piattaforma MUBI il 3 marzo. Noi di Nerd Al Quadrato in questa occasione abbiamo pensato di recensirlo, affinché possa sempre più essere conosciuto e apprezzato sia come prodotto filmico che come influenza per tantissime altre opere cinematografiche anche contemporanee.

La recensione di “In The Mood For Love” sarà strutturata in queste parti: una veloce introduzione allo stile registico di Wong Kar-Wai, un’analisi spoiler del film e un’analisi del finale, oltre che all’opinione riassuntiva e conclusiva con voto.

In The Mood For Love - La nostra recensione! (2025)
In The Mood For Love

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Il cinema di Wong Kar-Wai tra sogno e malinconia

Per chi non sia famigliare con lo stile del maestro asiatico, In The Mood For Love è il più accessibile della sua filmografia a livello tematico, nonostante il suo cinema sia sempre stato caratterizzato da intrecci piuttosto semplici. Wong Kar-Wai è infatti famoso per narrare storie non tanto tramite trame complicate o dialoghi elaborati, quanto per immagini dall’enorme potenza visiva: importante è infatti il suo sodalizio con Christopher Doyle, direttore della fotografia della maggior parte dei suoi film più famosi.

In The Mood For Love si posiziona nella carriera dell’acclamato regista hongkonghese universalmente come il picco del suo cinema di sguardi e silenzi devastanti: se già in lavori precedenti come “Fallen Angels” e “Chungking Express” Wong Kar-Wai riesce a instillare piccoli momenti di grande drammaticità in atmosfere quasi sognanti, in “Happy Together” e “In The Mood For Love” arriva all’apice dell’espressione del dramma per amore. Un’occhiata, un movimento di macchina o un’inquadratura fissa sono sufficienti allo spettatore per capire il dissidio interiore dei personaggi e immedesimarsi in essi con una facilità disarmante.

Il film non sarebbe considerato un capolavoro cinematografico senza i suoi due interpreti principali: Tony Leung e Maggie Cheung offrono due prove attoriali di sottrazione, tramite le quali riescono a comunicare in maniera brillante ciò che i due personaggi stanno provando in quel momento. L’uso del loro corpo attoriale come uno specchio d’acqua, il quale a ogni minima variazione si increspa lasciando intravedere le onde emotive, è tanto poetico quanto brillante e delicato.

In The Mood For Love - La nostra recensione! (2025)
Wong Kar-Wai e Maggie Cheung sul set di “In The Mood For Love“.

Recensione spoiler di “In The Mood For Love”

La storia di In The Mood For Lovesi muove tra due anime: Chow Mo-wan (Tony Leung) e Su Li-Zhen (Maggie Cheung) sono vicini di casa, entrambi sposati con un partner il quale per via del lavoro non è quasi mai presente. Chow e Su si conoscono semplicemente di vista, sono cordiali l’un l’altro quanto basta: ma nella realtà dei fatti sono entrambi soli in un vincolo il quale dovrebbe suggellare l’amore eterno come il matrimonio.

La situazione precipita quando i due scoprono che i loro partner li stanno tradendo, ma l’uno con la partner vicina di casa dell’altro e viceversa: inizia così un crescendo di attrazione tra le due anime tradite, il quale successivamente esplode in una passione controllata ma non per questo meno sensuale.

La fotografia sui verdi e rossi accesissimi di Doyle incornicia i volti e i corpi di Chow e Su, i quali ora per non destare sospetti si devono trovare in posti più appartati del loro condominio: la regia di Wong Kar-Wai predilige inquadrature fisse e movimenti di macchina lenti, ritraendo i due protagonisti come se fosse sempre nascosto dietro una porta o fuori da una finestra, in un gioco di sguardi poetico e ad alta tensione erotica che si perde nel vedo-non vedo percepito anche dallo spettatore stesso.

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In The Mood For Love

Tutto è nascosto in piena vista per i nostri protagonisti, in un crescendo di cinema a tratti espressionista che però non rasenta mai il ridicolo o la farsa: i dialoghi sono un altro punto forte del film, restituiti da entrambi gli attori con l’enfasi perfetta e sognante di un cinema sospeso nell’eterno conflitto che può dare un amore dato dalle circostanze più insolite e soprattutto tragiche.

Non è presente lascività o volgarità negli sguardi di Chow verso Su, ritratta come una venere bellissima e allo stesso tempo eterea, irraggiungibile: Tony Leung tramite un semplice movimento oculare comunica ben più di migliaia di parole o dialoghi, rendendo Maggie Cheung un personaggio ancora più conflittuale e soprattutto sfuggente. Lei vuole stare con lui, ma per qualche motivo finisce sempre che i due si separino prima di dichiararsi i propri sentimenti a vicenda.

È questo l’altro perno fondamentale di In The Mood For Love: più che un film sull’amore in generale, è un film sull’incomunicabilità di amare qualcuno senza temere le conseguenze dell’amore stesso. Un gioco come accennato prima di sguardi e silenzi, di attimi rubati e parole mai dette, le quali possono cambiare radicalmente la vita: un enorme e inquietante what if, nel quale anche gli spettatori sono costretti a riflettere e a fare i conti con ciò che nella loro vita hanno deciso.

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In The Mood For Love

Un lavoro di scrittura e messa in scena rivolto soprattutto alle persone che non riescono mai ad esprimere a parole ciò che vogliono dire davvero, perché effettivamente amare allo scoperto è sfibrante, stancante, avvilente: l’amore di Wong Kar-Wai è soprattutto distruttivo per i protagonisti e porta all’autocritica e annichilimento dell’animo umano. Ancora una volta la fotografia di Doyle sposa alla perfezione quest’aura malinconica e allo stesso tempo passionale e dolorosa soprattutto anche in altri lavori come il già citato e struggente “Happy Together”.

In un mondo dove il silenzio apparentemente è la via più facile, perché “tanto tutto passa” ed è meno complicato reprimere ciò che si prova davvero, In The Mood For Love nell’atto finale rivela ciò che è davvero successo a Chow e Su: quest’ultima è protagonista di una delle scene più tristi del film, durate l’ultima chiamata che rivolge all’amato. Lui risponde al telefono, è in attesa: continua ad aspettare che Su gli parli, confessi i suoi sentimenti: ma lei rimane semplicemente in silenzio ed entrambi restano così per pochi minuti che sembrano interminabili.

Mi è sempre piaciuto pensare che una scena simile fosse il nucleo di un film come In The Mood For Love, il cuore pulsante di sentimenti inespressi e che rimarranno sempre segreti: ricordi che svaniranno col passare del tempo, ma le quali anime rimarranno inalterate e semplicemente meno chiare, quasi indefinite ma vere nella loro natura e soprattutto mai completamente cancellate. Come spiegherà Chow nel film, nell’antichità se qualcuno aveva un segreto incondivisibile e voleva sbarazzarsene, quest’ultimo avrebbe cercato una montagna e sussurrato il tutto in una cavità di un albero, per poi ricoprirla con del fango e lasciare lì per sempre l’inconfessabile.

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In The Mood For Love

Analisi del finale di “In The Mood For Love”

Risulta quindi quasi prevedibile che Chow, durante il conflitto vietnamita e in una visita ad Angkor Wat, negli attimi finali sussurri il suo segreto, facendolo però dentro un muro e osservato in lontananza da un monaco: ciò però non toglie la potenza e la gravitas emotiva del gesto, al contrario lo risalta in una triste conclusione.

Lui ricorda quegli anni scomparsi. Come se stesse guardando attraverso un vetro impolverato, il passato è qualcosa che poteva vedere, ma non toccare. E tutto ciò che lui vede è sfocato e indistinto.

Viene da chiedersi cosa sarebbe successo se i due amanti avessero semplicemente aperto il proprio cuore l’uno all’altro, ma un muro elude alla vista di ciò che sarebbe potuto succedere e di come sarebbe potuto finire il tutto. L’unica cosa che rimane sarà quel “e se avessi detto quello che avrei dovuto dire in quel momento?” che perseguiterà Chow per tutta la sua vita, ma che è simbolo dell’esperienza universale umana del fallimento e del rimpianto di non essere stati abbastanza coraggiosi di amare, nonostante tutto.

Importantissimo menzionare come il film sia riuscito a permanere nel tempo, ripresentandosi anche in prodotti contemporanei: registi come Sofia Coppola e Barry Jenkins (clicca qui per vedere il video in lingua inglese con protagonista Barry Jenkins, regista di “Moonlight”) lo menzionano tra le loro influenze principali, mentre in alcuni casi viene anche omaggiato come nel caso di “Everything Everywhere All At Once” (2022) da parte dei registi Daniel Kwan e Daniel Scheinert.

In The Mood For Love - La nostra recensione! (2025)
Everything Everywhere All At Once” (2022)

Opinione finale con voto

In The Mood For Love” è quindi un trionfo su tutti i fronti: la regia e l’atmosfera di Wong Kar-Wai, assieme alle interpretazioni struggenti di Tony Leung e Maggie Cheung, riescono a raccontare una storia d’amore e incomunicabilità malinconica, mentre la fotografia calda ed espressionista di Christopher Doyle crea quadri di straordinaria bellezza e rendendo questo film un capolavoro senza tempo.

Voto: 10/10

Voto:

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In The Mood For Love

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