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It Ends with Us – La Nostra Recensione! (2024)

It Ends with Us – Siamo noi a dire basta” è un film sentimentale/drammatico del 2024, di e con Justin Baldoni e Blake Lively, che racconta di una donna perseguitata e vittima di relazioni tossiche che sarà costretta a decidere se soccombere o sopravvivere a questa drammatica situazione. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!

La recensione di It Ends with Us – Siamo noi a dire basta” è divisa in due parti: una prima parte no-spoiler, con una recensione ed un parere generale sul film; seguita da una recensione spoiler, con analisi della conclusione e pensieri finali sul film.

It Ends with Us


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Recensione No-Spoiler di “It Ends with Us – Siamo noi a dire basta”

Lily Bloom (Blake Lively) si trasferisce a Boston per inseguire il sogno di una vita di aprire un’attività in proprio. Un incontro fortuito con l’affascinante neurochirurgo Ryle Kincaid (Justin Baldoni) innesca presto un intenso legame, ma mentre i due si innamorano profondamente, lei inizia a vedere lati di Ryle che le ricordano la relazione dei suoi genitori. Quando il primo amore di Lily, Atlas Corrigan (Brandon Sklenar), rientra improvvisamente nella sua vita, la sua relazione con Ryle viene sconvolta.

Questa è la trama di “It Ends with Us”, film che descrive la vita per niente idilliaca di una donna perseguitata da relazioni tossiche e violenza sin dalla sua adolescenza e dai quali sembra inevitabilmente attratta senza possibilità di salvezza.

It Ends with Us

Lively non splende costantemente nella capacità di recitazione e viene principalmente messa in ombra da Justin Baldoni che si dimostra un buon regista ed un eccellente attore, soprattutto nella seconda metà dove il suo personaggio raggiunge il culmine.

Tutti i comprimari, invece, sono bravi attori e riescono a far catturare lo spettatore, a coinvolgerlo e a far sì che i loro personaggi non siano banali, se sono importanti per lo sviluppo della trama.

La seconda parte di “It Ends with Us” è decisamente quella con più muscoli, che vale l’attesa e la sopportazione dell’intera pellicola. Un film che vuole, e in fondo riesce, a mandare un messaggio molto importante sulla sensibilizzazione circa la violenza sulle donne, con una storia che non vuole essere complessa, perché sarebbe inutile, ma che con qualche passo falso ed un ritmo inizialmente molto poco incalzante, vuole far comprendere le dinamiche all’interno di rapporti del genere, le conseguenze che possono scaturire a lungo termine, anche su persone non direttamente coinvolte, e i muri che involontariamente vengono alzati per far sì che le vittime riescano a sopravvivere all’interno di questo inferno, nascondendosi dalla dolorosa verità.

Non è il miglior film dell’anno e probabilmente ci sono rappresentazioni che vogliono raccontare la stessa cosa con un approccio migliore, ma non è nemmeno una storia d’amore banale che getta alle ortiche un incipit importante con scelte discutibili, o meglio, non lo è per tutta la durata del film.

Voto: 6½/10

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Recensione Spoiler di “It Ends with Us – Siamo noi a dire basta”

Il film si apre con Lily che ritorna a casa per il funerale del padre, tra cui pare non scorresse buon sangue, in quanto dopo aver consolato la madre si scopre che la donna dovrebbe parlare e descrivere almeno cinque cose positive del padre durante in funerale, cosa che accetta di fare anche se molto riluttante; per poi scoprire che in tutto il tempo in cui avrebbe dovuto pensarci non è stata in grado di scrivere nulla, quindi irritata e apparentemente dispiaciuta abbandona la chiesa e si rifugia sul tetto di un palazzo.

Questo inizio di film, il primo quarto d’ora orientativamente è piuttosto assurdo, stupido e banale che mi ha quasi spinto per la prima volta ad andar via dalla sala e a voler stare al cellulare piuttosto che seguire il film.

In primis perché la performance della Lively sembrava veramente poco convincente, incapace di esprimere sentimenti come rabbia o tristezza in maniera credibile con il viso, ed in secondo luogo per quel che accade sul suddetto tetto.

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Mentre lei è lì seduta arriva improvvisamente l’affascinante Ryle, un neurochirurgo che irrompe irritato prendendo a calci una sedia per poi chiedere scusa e iniziare ad attaccare bottone con Lily: le chiede perché è lì ed i soliti convenevoli e, dopo 11 minuti di film cronometrati, quando i due a stento conoscono il nome l’uno dell’altra, iniziano a flirtrare senza freno e molto esplicitamente.

Io non credo che due sconosciuti, entrambi con i grilli per la testa, dopo un paio di scambi di battute immediatamente si raccontino la loro vita privata (Lilly arriva addirittura a confessare che ha avuto il suo primo rapporto sessuale con una sorta di senzatetto che viveva vicino casa sua!), si stuzzicano a vicenda, arrivando addirittura a baciarsi. Finché lui non viene richiamato al lavoro.

Fin qui è decisamente tutto troppo squallido…

Dopo questa breve parentesi Ryle viene messo da parte e viene dato spazio al motivo principale del ritorno di Lily: la ragazza appassionata di giardinaggio e fiori, intende aprire il suo negozio di fiori.

Una volta acquistato un negozio, inizia a rimboccarsi le maniche e viene poco dopo raggiunta da una ragazza eccentrica, Allysa, da sempre incuriosita di ficcanasare nel negozio in precendenza, la usa come scusa per presentarsi e cercare lavoro. Uno scambio di battute inutili dopo, Lively le offre un lavoro e lei accetta, seppur riluttante perché detesta i fiori.

Qui ero ancora disperato al pensiero che il film durasse due ore e per ora ero in piena agonia fisica e mentale.

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Montaggio veloce delle due che si divertono e restaurano il negozio, finché Allysa chiama il marito ed il fratello per dare man forte con alcune sistemazioni ed ecco il fattaccio: il fratello della ragazza è proprio Ryle!
La Lively dovrebbe apparire stupita nel rincontrarlo mesi dopo in queste circostanze, ma ancora una volta la mimica è un po’ tiepida.

Dopo uno scambio di convenevoli, le due coppie decidono di iniziare a far serata insieme vista la sintonia e, proprio da questo momento, le cose iniziano a farsi interessanti: il chirurgo cerca continuamente di stuzzicare Lilly, provocarla ed essere seducente, la riempie di belle parole e complimenti.

La regia, in questo caso, aiuta nel codificare correttamente le azioni dell’uomo: quest’ultimo, infatti, risulta essere assillante e non nel modo che farebbe perdere la testa alle ragazzine in piena tempesta ormonale, lui insiste anche dopo molteplici rifiuti, affermando che non riesce a non pensare a lei e che le piace, si presenta nel negozio, giustificandosi nel voler salutare la sorella, ma continuando a fare delle avance alla donna.

Invade continuamente lo spazio personale della donna standole letteralmente incollata accanto o alle spalle, mentre la regia tende pian piano ad utilizzare per alcuni scambi tra i due, primi piani intervallati con dei primissimi piani, giocando con campo e controcampo per immortalare per bene la situazione opprimente che si sta gradualmente instaurando.

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Il tutto, però, con canzoni melliflue e nello stile classico di una storia d’amore americana, che fanno da contrapposto alleggerendo la situazione che non sembra così grave, ma non rompono affatto la scena.

Finchè, alla festa di compleanno di Allysa, dopo l’ennesima insistenza, Lily casca nel magnetismo dell’uomo, ma rifiuta di andarci a letto, ammettendo di aver capito il tipo d’uomo da una notte e via e affermando di non essere quel tipo di ragazza, ma piuttosto essere il tipo da relazione stabile e seria.

Fino a questo momento lei sembra una donna molto sicura di sé, forte ed autoritaria, tralasciando l’essersi arresa alle insistenze dell’uomo, ma in realtà lei era visibilmente attratta da lui sin da subito (non dimentichiamoci che si sono baciati su un tetto quando erano ancora perfetti sconosciuti).

Parallelamente all’evoluzione di questa relazione, iniziamo a conoscere il passato della Lively, si formulano le prime ipotesi sull’odio serbato al padre e conosciamo il primo interesse amoroso, che si scopre essere il vagabondo di cui ha accennato sul tetto.

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Qui c’è un’altra trovata geniale, che mostra il passato della donna attraverso flashback, come se vivessimo nella mente di Lilly stessa, perché queste scene ci vengono mostrate sempre dopo che viene mostrato un dettaglio, che sia qualcosa accaduto durante la giornata, un oggetto o una persona, che riporta alla memoria della donna dei momenti specifici della sua adolescenza che, di conseguenza, ci vengono mostrati.

Al termine di questi flashback, lei è puntualmente persa tra le nuvole, palesemente a navigare tra i ricordi che abbiamo appena visto.

Dopo la notte passata insieme semplicemente a dormire nello stesso letto, l’indomani la sorella dell’uomo, portandogli del caffè, incontra il suo capo e comprende che c’è qualcosa tra loro e avvisa la donna, che ovviamente è anche sua amica, di guardarsi bene dallo star con lui, in quanto essendo suo fratello è consapevole di ciò che è capace e non capace di gestire e non è un uomo da relazioni durature.

Ora, nonostante Allysa sia un personaggio principalmente comico e l’unica amica della protagonista in questa storia, il tono con cui avvisa Lilly è piuttosto serio, ma la donna non le crede completamente e risulta essere confusa finchè, d’improvviso, Ryle decide per entrambi che loro due sono fidanzati e che ha deciso di provare per la prima volta a costruire una relazione seria.

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La reazione della Lively è confusa e stupita, e qui inizia ad essere un po’ più credibile anche se, per una donna che è stata dipinta abbastanza forte finora, decidere di non reagire e rimanere lì di stucco è una cosa abbastanza discutibile; mentre la sorella di lui è ancora titubante e non entusiasta della cosa, ma va via per andare a lavorare.

Nel frattempo, i flashback ci fanno conoscere meglio Atlas, il presunto barbone che, in realtà, è un ragazzo cacciato da casa dalla madre coinvolta in una relazione tossica, la quale lo caccia di casa dopo che il ragazzo si scontra con il patrigno per difendere la madre stessa.

Lui trova rifugio in una casa abbandonata accanto a quella della Lively e sopravvive come può, finchè un giorno Lilly lo vede dalla sua finestra e decide di portargli del cibo.

Andando entrambi alla stessa scuola, il ragazzo l’indomani la ringrazia nel bus scolastico e da qui iniziano sempre più ad avvicinarsi, passando molto tempo insieme a casa di lei, dove quest’ultima gli offre i vestiti puliti del padre, altro cibo e la possibilità di darsi una ripulita quando necessario.

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Visto che la ragazza ha visto il padre picchiare la madre, si guarda bene dal farsi scoprire in casa con un ragazzo e quindi per i due scatta immediatamente il coprifuoco ogni volta che si sente la porta di casa aprirsi per il padre che rientra.

Nel presente, essendosi ufficialmente fidanzato con la Lively, in maniera poco velata e gradualmente si inizia a scoprire il vero carattere del medico, che pretende di essere sempre coinvolto in ogni cosa che la donna deve fare, convincendola addirittura ad includerlo ad una cena che Lilly avrebbe dovuto fare da sola con la madre.

È proprio a causa di questa cena, che inizia la vera e propria rapida discesa nell’oscurità. Andando in un pub di loro scelta, la ragazza scopre che all’interno lavora proprio Atlas, colui che lei amava da ragazza e, nell’istante in cui gli sguardi si incontrano, lei ne resta pietrificata, mostrando che l’infatuazione non è per niente passata.

Con una scusa, la donna riesce a raggiungere l’uomo in disparte per parlare, affermando di essere felice con l’uomo con cui è arrivata, ma facendogli notare che si è trasferita in pianta stabile e con un negozio, in modo tale da mantenersi in contatto.

Un piccolo dettaglio che diventa ora importante: la donna ha un tatuaggio di un cuore sulla clavicola, che improvvisamente attira l’interesse di Ryle, subito dopo l’incontro al pub, che insiste in ogni modo per scoprirne il significato, mentre la donna cerca di cambiare argomento.

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Nel primo tentativo, i due bruciano il pranzo nel forno e, nel tentativo di recuperare la pietanza, l’uomo lo afferra con le mani nude scottandosi, facendo cadere e rompere il vassoio e ferendo un occhio di Lilly. Essendo quello il giorno di un intervento molto importante per lui, la donna si preoccupa principalmente per l’incolumità dell’uomo e specialmente delle sue mani, mettendo in secondo piano la sua ferita.

Questo incidente porta Ryle ad avere una mano fasciata, pur completando con successo l’intervento, e la Lively con un occhio gravemente livido. Quando cenano con la loro coppia di amici, di nuovo nello stesso pub, Allysa, l’amica, si mostra molto preoccupata ma apparentemente crede al racconto dei due.

Quando Atlas, avvicinandosi per fare conversazione (e per raccontare che lui è il proprietario ed il cuoco del pub), nota l’occhio della donna e la ferita dell’uomo và in escandescenza e si allontana irritato nel mezzo di una conversazione.

Lilly si allontana, in realtà per raggiungerlo, e il ragazzo le intima di lasciare l’uomo, perché teme per la sua incolumità e non vuole che lei faccia la fine della madre dell’uomo e di quella della protagonista stessa.

La Lively insiste nel dire che va tutto bene e fa per andarsene quando nota che Ryle li ha raggiunti e guarda la scena furibondo. Qui inizia un breve e intenso scontro nel ristorante tra i due uomini che culmina con Atlas che caccia dal locale le due coppie.

Ryle è nervoso e si mostra spaventosamente fragile, in lacrime temendo di non essere abbastanza per la donna e che non accetta un tradimento proprio da lui, dal “barbone che le ha rubato la verginità”. Il tutto termina con Lilly che lo rincuora e lo consola.

La storia prende una piega ancora più tesa, perché Ryle continua ad insistere per scoprire l’origine del tatuaggio, origine che viene mostrata con un altro flashback: Lilly, essendo appassionata da sempre di giardinaggio, inizia a farsi aiutare in questo da Atlas.

La ragazza gli racconta un aneddoto sulle radici dei fiori e degli alberi giganteschi, di come i primi muoiono se abbandonati a sé stessi, ma regalano colori e frutti deliziosi se curati a dovere, e dei secondi che, invece, sono del tutto indipendenti e si reggono su forti e grandi radici ben piantate nel terreno.

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Atlas si rivede più nella prima categoria, ma Lilly lo consola assicurandogli che può rientrare, con un po’ di impegno, nella seconda.

Si scopre, quindi, che il ragazzo le ha costruito un cuore in legno, che lei ha usato come base per quel tatuaggio, proprio quando si sono maggiormente avvicinati e hanno consumato.

Quel fatidico giorno, però, il padre di lei li scopre e pesta a sangue il ragazzo che finisce ricoverato in ospedale ed i due non si sono mai più incontrati nuovamente.

In questo modo, proprio quando la situazione tra Lilly e Ryle sta peggiorando, si inizia sia a sospettare sempre più del medico, sia ad empatizzare molto di più per il cuoco, che sembra di certo una persona migliore.

Un importante evento arriva: Allysa è incinta e, al momento del parto, preso dall’euforia di essere diventato zio, Ryle chiede a Lilly di sposarlo, rendendola indissolubilmente una cosa sua a tutti gli effetti, proprio come la sorella ha affermato che è sua abitudine fare.

Nel frattempo, si scopre che Atlas ha provato più volte a far visita a Lilly nel suo negozio, ma la donna non era mai presente, probabilmente sempre impegnata a correre dietro al futuro marito.

Quando finalmente i due si incontrano, Atlas dichiara di essere ancora molto preoccupato per l’amica ma non insiste quando lei afferma con convinzione di essere felice e star bene, ma le lascia il suo numero di telefono su un biglietto che mette nella cover del cellulare di lei.

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Questa scena è una mossa alquanto banale, in quanto è abbastanza prevedibile che conseguenza possa avere una cosa del genere.

Infatti, nemmeno a farlo di proposito, poco dopo, quando i due sposini stanno cucinando a casa, la Lively chiede al compagno di metterle il cellulare in carica e, mentre lei continua a cucinare, sente un tonfo secco di qualcosa che cade in pezzi.

Ryle ha, a detta sua per sbaglio, fatto cadere il cellulare della donna, dal quale si è tolta la cover rivelando il bigliettino con il numero. L’uomo ha chiamato il cellulare e ha riconosciuto la voce dall’altro lato e preso dalla rabbia ha gettato per terra una lampada.

Inizia una nuova discussione, mentre la telecamera saggiamente rincorre disperatamente i due, lasciando comunque una visione pulita di tutta l’azione, che culmina con i due sulle scale d’emergenza: lui si sposta di scatto al tentativo di lei di avvicinarsi per abbracciarlo, quindi la donna scivola cadendo giù per la rampa e sbattendo rovinosamente la testa, creandosi una grave ferita.

Lilly rinviene poco dopo, con l’uomo che le sta curando il taglio e si accerta che stia bene. Ancora una volta lui si dimostra disperato, incolpandosi di non essere stato in grado di proteggerla e afferrarla in tempo, mostrandosi ancora fragile e affranto.

La situazione sembra essersi stabilizzata, finchè non esce un articolo di giornale con la classifica dei migliori negozi e locali del posto, in cui risulta anche il negozio di fiori di Lilly, ma al primo posto… Roots, il ristorante di Atlas!

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Quando Lilly torna a casa da lavoro, scopre che Ryle ha già letto dell’articolo e, accenna al riconoscimento del negozio di lei superficialmente, soffermandosi ovviamente sul ristorante dell’uomo e sull’intervista che quest’ultimo ha rilasciato.

L’uomo ha dichiarato che il ristorante ha questo nome in onore proprio di Lilly, che rappresenta le sue radici, il punto dal quale lui ha avuto la possibilità di crescere e fortificarsi; aggiungendo anche che da ragazzo era follemente innamorato della donna a cui dedica il locale e di averla rivista di recente. Ryle, furioso e ingelosito obbliga la donna per avere spiegazioni e per capire se lei è ancora innamorata del cuoco.

La Lively si mostra ormai distrutta, fragile e tremante, l’ombra della donna che inizialmente mostrava di essere. Cerca di allontanarsi ma lui, febbrile, l’afferra e la butta sul divano, in preda ad un raptus, le blocca i polsi, la bacia sul collo e sul viso immobilizzandola completamente, mentre lei cerca di sfuggire, trema e lo implora in lacrime di fermarsi.

Riesce, alla fine, a liberarsi dopo una bellissima (si fa per dire) sequenza che sembra durata un’eternità talmente risulta una tortura psicologica per la protagonista e, di conseguenza, per lo spettatore.

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Fugge, ancora in lacrime, nascondendosi in auto e poi da Atlas, il quale senza dover avere spiegazioni, comprende tutto e la porta in ospedale. Qui, un medico informa Lilly che non si può procedere alla procedura standard sulle violenze in quanto lei è incinta.

Questo punto può risultare confusionario e rischiava quasi d’esser l’unico neo della seconda metà del film: perché mai dovrebbe essere sottoposta alla procedura medica di stupro se è stato mostrato che Ryle, in realtà, non sembra aver fatto nulla?

Infatti, attimi dopo, viene mostrata la verità: in realtà, su quel divano, Ryle ha violentato la ragazza ed i baci sul collo, in realtà erano morsi, principalmente intorno al tatuaggio che tanto disturbava l’uomo; inoltre, la regia aveva intelligentemente mascherato gli altri eventi di violenza domestica facendo credere allo spettatore che ciò che vedeva era la verità.

Il momento della discussione sulle scale, non è culminato con la donna che cerca di avvicinarsi a lui e scivola, bensì quando lei ha provato ad avvicinarsi, lui l’ha afferrata e l’ha gettata con forza giù per le scale.

Infine, anche quando il medico cercava di prendere il pranzo dal forno, non è stato uno scatto involontario che ha portato a ferire la donna, ma uno schiaffo con il dorso della mano mentre recuperava il piatto, risultando nel primo effettivo episodio di violenza domestica.

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Il regista, quindi, che ricordo è proprio colui che interpreta il medico violento, ha deciso di mostrare quello che le vittime di violenza raccontano e si costringono a credere sia la verità, celando la realtà dei fatti finchè è stato possibile far finta di nulla.

Lilly decide di tenere il bambino, Atlas confessa il suo amore mai appassito e dimostra di restare ad aspettarla fin quando servirà.
IIl cuoco ammette, inoltre, che lei lo ha salvato: infatti, quando si rifugiò in quella casa abbandonata aveva intenzione di suicidarsi, ma vendendo la ragazza dalla finestra non ebbe il coraggio di compiere il gesto.

Allysa, poi, le parla a cuore aperto: come sorella di Ryle lei sarebbe felice che tornassero insieme, soprattutto in vista della nascita, ma come amica le intima di allontanarsi il più possibile dall’uomo.

La donna, a questo punto, capisce anche il comportamento della madre ed il suo desiderio di difendere sempre il padre ad ogni costo, risultato anche questo di un mascheramento morboso della verità.

Rivede solo un’altra volta Ryle prima del parto, trovandoselo a casa della madre e lasciandosi aiutare a montare la culla, ma riesce a mantenere la forza necessaria per non eliminare la distanza tra i due, seppur lui sembra pentito e si comporti come un cane bastonato che ha capito i suoi sbagli ed insiste anche a volerci riprovare impegnandosi a farsi aiutare per il suo problema.

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Il giorno del parto, il padre della bimba è presente, dopo una scena che, in altri contesti risulterebbe commovente, dove il padre tiene la bimba tra le braccia, baciandola, e promettendole che non le accadrà mai nulla perché il padre sarà sempre lì a proteggerla, per sempre, Lilly realizza che la decisione da prendere sia solo una: chiede, quindi, il divorzio, anche se il medico insiste nel dissuaderla.

La donna, di tutta risposta, lo aiuta a comprendere la scelta chiedendogli come reagirebbe lui se la figlia, una volta cresciuta, si ritrovasse in una relazione violenta e tossica; ovviamente l’uomo risponde che spingerebbe la figlia ad allontanarsi il prima possibile dal compagno, in quanto sarebbe un pericolo per la sua vita.

Comprendendo, quindi, la situazione, Ryle accetta, saluta la figlia e si allontana.

Subito dopo, c’è una breve scena tra madre e figlia dove la Lively le dice che ora va tutto bene, che sono soltanto loro due e che “finisce con loro” e “sono loro a dire basta”.

“It Ends with Us” termina con Lilly che si riavvicina ad Atlas e mantiene i rapporti con Allysa, ma Ryle è scomparso dalla sua vita e da quella della figlia.

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Analisi del finale di “It Ends with Us – Siamo noi a dire basta”

Seppur con non pochi difetti, il film vuole mandare un messaggio, che riesce a far recepire: purtroppo gli episodi di violenza domestica sono all’ordine del giorno e, spesso, non sono soltanto uomini (o donne) violente di loro leva, ma questi personaggi sono ancor più pericolosi quando questi episodi sono scatenati dalla presenza di una vera e propria patologia psicologica, che sia insicurezza, manie di controllo o eccessiva gelosia.

Nonostante la prima parte altalenante, la seconda parte permette al film di sbocciare, tenendo tutti incollati allo schermo con le lacrime agli occhi per le vicissitudini di ognuno dei presenti che gravitano intorno a quest’uomo disturbato magistralmente interpretato da Justin Baldoni.

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Opinione finale con voto di “It Ends with Us”

Questo film sta facendo molta più notizia per ciò che sta accadendo al di fuori dello schermo tra i due attori protagonisti, piuttosto che far concentrare l’attenzione sulla storia e il tema trattato, di fondamentale importanza soprattutto al giorno d’oggi.

Il modo in cui viene trattata la violenza domestica, il modo in cui gli episodi ci vengono mostrati, nascondendo volontariamente la verità per far comprendere appieno cosa accade all’interno di una relazione di questo genere e di cosa poi viene visto all’esterno, fanno di “It Ends with Us” un film decisamente importante, che ha le potenzialità di essere un mezzo per cercare di sensibilizzare il più possibile le masse su un fatto grave, sempre più presente nelle vite quotidiane di tutti.

L’interpretazione tiepida di Blake Lively nella prima metà viene adombrata da quella incredibile di Justin Baldoni e rinsavisce nella seconda parte del film; in cui riesce ad scavarsi un mosto di merito accanto a tutti i comprimari bravissimi senza alcuna esclusione.

Il film, comunque, supera a fatica la sufficienza, perché ritengo che potesse essere asciugato un po’ di più, visto che in alcuni momenti si avverte la pesantezza della storia e, per essere un film di circa 90 minuti, questo è piuttosto anormale.

Voto: 6½/10

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