Kinds of Kindness – La Nostra Recensione! (2024)
“Kinds of Kindness” è un film a episodi del 2024, di Yorgos Lanthimos; le storie sono ambientate in una città senza nome e appaiono slegate tra di loro ad eccezione di un singolo misterioso personaggio mentre gli stessi attori interpretano personaggi differenti in ogni vicenda. In occasione della sua uscita su Disney+ il 30 agosto, noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “Kinds of Kindness” è divisa in due parti: una prima parte no-spoiler, con una recensione ed un parere generale sul film; seguita da una recensione spoiler, con analisi della conclusione e pensieri finali sul film.
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Recensione No-Spoiler di “Kinds of Kindness”
I tre episodi di questo film antologico ruotano intorno ad un uomo (Robert – Jesse Plemons) che cerca riprendere il controllo della propria vita (Episodio 1), un poliziotto (Daniel – Jesse Plemons) la cui moglie non sembra essere chi dice di essere (Episodio 2) ed una donna in cerca di una persona con delle abilità speciali (Episodio 3), ma tutti e tre sono legati da un elemento, un personaggio ricorrente, che in qualche modo dà il via a tutte e tre le storie del film.
Il film non è semplice da digerire, però la curiosità ed il magnetismo dei protagonisti riesce a farti scorrere le quasi 3 ore di film molto rapidamente.
L’idea di voler rappresentare le tipologie di amore, sotto forme distorte, è geniale e, al di fuori del secondo episodio, fanno riflettere su quanto, in maniera più moderata, sono tutte situazioni che possono benissimo essere fatti reali, tra manipolazioni, simbiosi e fanatismo, la mente umana può vivere di concetti distorti molto più spesso di quanto si possa immaginare.
Il cast e la regia sono punte di diamante, sempre impeccabili, dalle scene più innocue ai monologhi più disturbanti, in grado di passare con un solo take dal serio all’emotivamente distrutto con tanto di naso rosso e lacrime, chapeau ad Emma Stone, prima tra tutti!
Voto: 8/10
Recensione Spoiler di “Kinds of Kindness”
Il film si struttura come un teatro di posa: gli interpreti sono sempre gli stessi in tutte e tre le storie narrate ed interpretano via via personaggi differenti.
Il punto centrale, che accomuna i racconti è il personaggio di R.M.F. unico che è presente in tutte e tre le storie, che in realtà è colui che praticamente dà il via agli avvenimenti in ogni episodio, oltre a dare il titolo alle varie storie.
Infatti all’inizio abbiamo: “La morte di R.M.F.”, ed è proprio a causa della mancata morte di quest’ultimo che la vita del protagonista va a rotoli completamente; “R.M.F. vola”, dove per “vola” viene subito mostrato che si intende che il nostro pilota un aereo, grazie al quale riesce a ritrovare il personaggio di Emma Stone, che ritorna a casa dove inizia la spirale tremenda che culminerà poi con l’atroce morte di quest’ultima e, infine, “R.M.F. mangia un sandwich”, che in realtà ha a che fare soltanto con la coda del film, con la chiusura del terzo episodio.
Ognuno di questi episodi vuole raccontare un tipo di “amorevolezza”, per questo motivo il titolo del film “Kinds of Kindness”, che non devono necessariamente essere modi di gentilezza per come viene comunemente inteso, bensì una forma in qualche modo distorta della stessa.
Nel primo episodio, infatti, l’affetto manifestato è del tipo ossessivo, una forma di simbiosi che il personaggio di Robert (Jesse Plemons) sviluppa nei confronti di Raymond (Willem Dafoe). Questa simbiosi, inoltre, sembra collettiva, in quanto pare che ogni singola persona che in qualche modo è collegata all’azienda che Dafoe pare gestire sia automaticamente sotto l’influenza di quest’ultimo: la storia di Plemons inizia con lui che rappresenta il pupillo di Raymond, riceve lettere in cui quest’ultimo spiega dettagliatamente come la giornata dell’uomo deve svolgersi; persino il barista del bar dove deve andare a bere sembra essere soggiogato alle volontà di Raymond, infatti si ferma quando Robert chiede un alcolico visto che Dafoe gli ha consigliato di bere un analcolico.
Quindi il quadro di questa prima storia sembra essere quasi la storia di un uomo che si ribella ad una sorta di setta, una congrega il cui Dio venerato come amante e divinità allo stesso tempo è la figura di Dafoe, che pare vivere in una specie di casa delle bambole in cui chiunque (probabilmente l’intera città, ma non è dato saperlo) vive nell’agio e conduce una vita gradevole, perfetta e tranquilla solo perché accetta di sottostare alle volontà di Robert stesso, il quale è talmente ebbro di potere che ordina addirittura di ripetere alcuni momenti, alcuni punti di discussione, finchè non trova il modo in cui risultano migliori.
Questo esempio si vede quando Robert decide di rifiutare l’ordine di Raymond: si ribella all’idea di uccidere un uomo, R.M.F. appunto, e Dafoe lo obbliga a ripetere per ben tre volte l’entrata in scena finchè non si sente appagato.
A dimostrazione che il tutto sembra una grande lobby gestita dal personaggio di Dafoe, è il fatto che Robert non è in grado di gestire e controllare autonomamente la sua vita una volta che sfugge dalle grinfie dell’uomo: non riesce a trovare un lavoro anche se c’è il capo di un’azienda che pare desiderarlo ardentemente, riesce ad avere un appuntamento, ma poi salta all’ultimo secondo, tutti gli girano alla larga e sembra che lo guardano di sottecchi, quasi a giudicarlo per le scelte che ha fatto.
Addirittura la moglie scompare e lo abbandona di punto in bianco, nonostante lui si dimostri pentito e le racconta che tutto quel che di brutto è accaduto alla coppia è stato in realtà un capriccio di Raymond, questo a confermare che è quasi sicuro che quasi tutta la città sembra essere soggiogata; anche l’esempio del momento in cui Robert, per riprendersi finanziariamente, cerca di vendere dei cimeli sportivi donati da Raymond, ognuno di immenso valore, agli unici acquirenti interessanti che gli offrono in cambio una cifra veramente misera.
Tutta la storia, quindi, si sviluppa gradualmente, si prende i suoi tempi e rischia di risultare lenta, ma le interpretazioni di tutti sono talmente coinvolgenti che ci si ritrova incollati chiedendosi fin dove può spingersi un uomo e quanto a lungo può mantenere una propria dignità se il suo destino è quello di “vendersi” per un uomo malato.
La risposta, poi, avviene ed è abbastanza prevedibile purtroppo: dopo i primi indizi (vedi la macchina uguale) che il personaggio della Stone ha praticamente sostituito Robert nella missione che deve compiere, ed una volta scoperto che comunque non è stata in grado di portarla a termine, era piuttosto prevedibile che, preso dall’isteria della disperazione, Robert decidesse di fare qualcosa di immorale pur di ritornare tra le braccia di Raymond e non sentirsi più abbandonato ed uscire dal baratro del fallimento personale e lavorativo.
La seconda storia, invece, ruota intorno a due tipologie di psicosi, in cui risulta esserci un altro tipo di amore: la psicosi dissociativa, quella di cui probabilmente è vittima Daniel, che prima è ossessionato dalla mancanza della moglie scomparsa e poi, quando finalmente la ritrova, si convince che la donna non è chi crede che sia (un po’ come in “Changeling” con Angelina Jolie) e addirittura inizia a pensare che tutta la città è contro di lui ed ha qualcosa che non va, con il risultato esattamente opposto.
Essendo, infatti, lui l’unico a comportarsi veramente in modo ambiguo, con la moglie prima, ma soprattutto con il ragazzo che ferma in auto con la compagnia, alla quale incolpa di avergli rubato il cellulare, anche se i due non si conoscono, e sparando ad una mano del ragazzo per poi leccargli la ferita.
La seconda tipologia di psicosi nascosta in questa storia è una sorta di amore tossico: il desiderio del personaggio di Liz di riavvicinarsi a Daniel, l’amore che prova per lui, è così forte da essere paziente per ogni episodio folle del compagno, per ogni richiesta assurda. Il suo amore è la tipologia di sentimento nello stile di Sindrome di Stoccolma, lei è una vittima che difende continuamente ed asseconda il suo carnefice spinta unicamente dall’amore che, seppur con iniziale riluttanza, la porta ad accettare a far qualsiasi cosa per lui.
Il terzo ed ultimo episodio lo si può considerare come la rappresentazione dell’amore per la religione, il fanatismo religioso che influenza e fa il lavaggio del cervello alle persone più deboli che iniziano a vedere complotti e minacce ovunque.
Questo è giustificato dal fatto che la donna protagonista, Emily, sempre interpretata da Emma Stone, è alla ricerca di una persona con poteri sovrannaturali, in grado di guarire dalle ferite e resuscitare i morti, proprio come Gesù.
Inoltre, si scopre che questa sua ricerca viene effettuata per conto di una vera e propria congrega, con tanto di riti di purificazione dal peccato, dallo sporco (in questo caso rappresentato dai liquidi, soprattutto dall’acqua, contaminata delle persone che mangiano cibo apparentemente non sano, come il pesce – aspetto non meglio specificato); oltre ad avere la loro versione moderna dell’Arca di Noè che può ospitare i fedeli, ospiterà statue in rappresentazione al loro Messia, una suite lussuosa ed una camera per pregare per il loro Dio.
L’amore che si è insinuato dentro di lei per questo nuovo folle credo l’ha spinta ad allontanarsi dal marito e ad abbandonare la figlia, seppur lei la ama e la protegge “a distanza” (vedi il “benedire” il suo letto con la sua acqua e farle regali di tanto in tanto – di cui non si prende credito).
La donna è combattuta: da un lato l’amore religioso è forte, ma la voglia di esprimere amore attraverso le gentilezze che fa nei confronti della figlia è ancora forte ed è un suo punto debole, che la porterà inevitabilmente a distrarsi temporaneamente dal suo obiettivo, cosa che le costerà caro, infatti, risulterà impura dopo essere stata praticamente violentata dal marito.
Da questo momento, abbandonerà completamente l’amore per la figlia e l’amore per il suo credo si trasformerà in ossessione, cercando ancor più febbrilmente quel messia che tanto anelano.
Come ogni ossessione, però, anche questa la renderà ancor più distratta e superficiale, andando alla fine ad uccidere la persona che con tanta fatica stava cercando, non prima di permettere al vero protagonista del film di apparire anche in questo episodio, infatti la donna che si rivela essere il Messia, come prova finale dovrà far resuscitare R.M.F., che alla fine dell’episodio si ritroverà a mangiare un panino fuori ad un chiosco, quasi ad indicare una sorta di loop che si ripete, se l’ordine degli episodi fosse stato leggermente diverso.
Qui accade il vero ed unico gesto di gentilezza onesto, puro senza alcuna distorsione del concetto: quando R.M.F. si ritrova sporcarsi la camicia con le proprie iniziali, che aveva all’inizio del primo episodio, una cameriera nota l’incidente e gentilmente gli porge dei fazzoletti per aiutarlo a pulirsi, senza alcun secondo fine o nessuna apparente nota di ossessione di nessuna natura.
Analisi del finale di “Kinds of Kindness”
Personalmente, per quanto riguarda il primo episodio, ad un certo punto avrei immaginato una sorta di ribellione, che culminava in uno scontro tra i due uomini, scontro nato dalla vendetta di Robert per quel che ha dovuto subire, che ha costretto a far subire alla moglie (seppur sembrava accettare ed essere consapevole di tutto) e per tutto quello che, successivamente, ha perso.
Nella seconda storia, la follia che domina entrambi i personaggi, quindi, è una sorta di amore distorto e violento, che porta ad un tragico suicidio di lei, sempre in nome dell’amore e ad una completa isteria di lui, in quanto, secondo il mio parere, ciò che viene mostrato alla fine non è la sua vera compagna che torna finalmente tra le braccia del marito, ma è sicuramente qualche allucinazione dovuta all’ossessione dell’uomo alimentata e intensificata dagli psicofarmaci che prende.
A giustificare la cosa è soprattutto il comportamento che ha con il medico, al quale confessa che i lividi della donna sono autoinflitti, quando invece la Stone confessa in ospedale che sono causati dal marito; oltre a dire che l’amputazione dell’arto è stato un atto volontario della donna, invece che una sua imposizione; questo porta al dubbio sulla veridicità di quasi ogni scena che viene mostrata dal ritorno della donna in poi.
Opinione finale con voto di “Kinds of Kindness”
Mi era già stato detto che “Kinds of Kindness” sarebbe risultato più contorto e difficile di “Povere Creature!”, quindi più sulla falsariga di “Il Sacrifico del Cervo Sacro” e devo dire che in effetti è parecchio più disturbante e strano, quasi come se fosse un horror, ma più che un film dell’orrore è un film che porta agli estremi del disagio, passando da forme di dipendenza ossessive a violenze corporali fino a psicosi di distorsioni della realtà e febbre da fanatismo religioso.
Il film risulta comunque molto coinvolgente ed intrattiene bene, nonostante la mastodontica durata, complice un cast attoriale di tutto rispetto, di cui ammiro l’incredibile performance di Emma Stone nel secondo e terzo episodio e, seppur con poco spazio e con un ruolo fastidioso, Willem Dafoe che, nel primo episodio principalmente, fa faville!
Menzione di nota anche il “piccolo cameo” come potenziale Messia di Hunter Schafer attrice e modella nota soprattutto per il suo fastidiosissimo ruolo di Jules in Euphoria.
Altra grande menzione bisogna fare alla regia, tecnicamente impeccabile come al solito, con grandangoli per immergerci nella cena della prima storia, panoramiche mozzafiato che rendono gli attori quasi di contorno, e dettagli che parlano più di quanto spieghino gli attori stessi; accompagnati da una sceneggiatura eccellente, che mostra la sua astuzia principalmente nel rappresentare l’ospedale nel primo e secondo episodio con tutta la struttura a specchio (vedi le sedie poste a destra nel corridoio del primo episodio, che sono poste a sinistra nel secondo).
Non è sopra le righe e assurdo come “Povere Creature”, ma è decisamente più inquietante e disturbante di “Il Sacrificio del Cervo Sacro”, grazie anche alle musiche sempre prevalentemente disturbanti, note del piano scelte di proposito per creare disagio e nervosismo, tranne i brevi momenti tra Emily e sua figlia nel terzo episodio.
Voto: 8/10
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