Lee Miller – La nostra recensione del film con il premio Oscar Kate Winslet! (2025)
Kate Winslet torna nelle sale cinematografiche italiane con “Lee Miller“ di Ellen Kuras (celebre direttrice della fotografia di film come “Se mi lasci ti cancello”, “He Got Game” e numerosi documentari). Il film racconta la vera storia di Elizabeth “Lee” Miller, una delle più grandi fotografe del ‘900, nonché modella e inviata per conto della rivista Vogue durante la Seconda Guerra Mondiale. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “Lee Miller” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), analisi del finale e un un’opinione finale riassuntiva.

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Recensione di “Lee Miller”
Elizabeth “Lee” Miller è stata un’eccezionale fotografa americana, tra le più importanti di tutto il ‘900 e probabilmente di sempre. Ricordata soprattutto per il suo coraggio e la sua determinazione, che la spinsero ad andare al fronte come corrispondente di guerra per la divisione britannica di Vogue, i suoi scatti che documentano gli orrori dell’Olocausto perpetrati dai nazisti sono diventati celeberrimi, anche se la maggior parte del suo lavoro venne pubblicato postumo dal figlio Antony. La sua opera fotografica più famosa, però, è sicuramente quella che la ritrae nella vasca da bagno di Adolf Hitler.
Quella della Miller (Kate Winslet) è soprattutto una storia di libertà e di emancipazione: è il racconto di una donna talentuosa, con una creatività, un genio e un estro superiori a quelli di moltissimi uomini, che ha dovuto lottare con tutta sé stessa, sfidando i pregiudizi e spesso anche il potere, per ottenere gli incarichi importanti che meritava, tradizionalmente assegnati a figure maschili. Oggi, nonostante tutti i progressi fatti, troppe realtà assomigliano a quella narrata con grande accuratezza storica dal film della Kuras, la quale, con degli eventi risalenti a circa ottant’anni fa, ci ricorda quanto c’è ancora da fare in materia di parità di genere.
Kate Winslet si fa interprete e veicolo del fuoco interiore e della battaglia della fotografa novecentesca, fornendo una performance schietta e di carattere, risultando la migliore del cast. Andy Samberg, nei panni del fotografo David Scherman, corrispondente di guerra per Life Magazine, è una buona spalla per l’attrice vincitrice del premio Oscar, nonostante il suo personaggio presenti una caratterizzazione un po’ debole.
L’altro, importante tema dell’opera è la Seconda Guerra Mondiale, che nelle scene a Saint-Malo emerge in tutta la sua crudeltà e disumanità. Ancora una volta l’attenzione è rivolta verso la figura femminile e la sofferenza patita dalle donne: c’è chi viene pubblicamente umiliata, perché colpevole di essersi perdutamente innamorata di una persona sbagliata, che l’ha usata, sfruttata e rigirata; chi viene molestata da un soldato e chi ha perso tutto e tutti e non sa più cosa fare nella casa vuota e sporca. Di nuovo, siamo portati a riflettere sulla condizione delle donne, sofferenti, discriminate e vittime dimenticate.
Sfortunatamente, oltre ad alcuni spunti di riflessione interessanti, la pellicola non offre molto. Si tratta di un biopic convenzionale, che non brilla particolarmente e stenta a decollare a causa di una scrittura troppo semplice, con dei rapporti umani banali e privi di profondità, e soffre per l’adozione di un’impianto narrativo visto e rivisto.
Al contrario, vi sono diverse scene registicamente interessanti, supportate da una bella fotografia (affidata a Paweł Edelman). Si tratta, per esempio, del periodo trascorso a Saint-Malo, oltre all’ultima parte ambientata nei lager nazisti, dove la Kuras si distingue per una grande delicatezza e bravura nella messa in scena.
Voto: 6/10

Analisi del finale di “Lee Miller”
Come ci insegna la storia, Elizabeth non ha mai raccontato nulla del suo operato in guerra al figlio Antony; quest’ultimo è venuto a conoscenza dell’attività di fotoreporter della madre solo in seguito alla sua morte, quando ha trovato le foto da lei realizzate.
Il finale del film lascia, quindi, intendere che il colloquio tra madre e figlio non è mai avvenuto: si tratta solo una costruzione mentale realizzata da Antony, che si è immaginato un’ipotetico confronto sulla vita e le esperienze vissute da sua mamma.
Le inquadrature finali di una casa in disordine e, allo stesso tempo, vuota, con tutte le fotografie sparse in giro per il salotto e i due bicchieri immacolati sul tavolino, lasciano una “stupenda” sensazione di mancanza e assenza, insieme a un vago senso di dolceamaro.

Opinione finale con voto
In conclusione, “Lee Miller” è un film che spreca molto potenziale e non spicca particolarmente. Pecca soprattutto dal punto di vista creativo: è un biopic estremamente classico ed è carente di originalità, in particolar modo nell’utilizzo delle fotografie originali della Miller, che potevano essere sfruttate meglio e di più. Anche le interazioni tra i personaggi risultano deboli e semplici, alle volte persino irrealistiche.
Ciononostante, l’ultima fatica della Kuras riporta alla luce una storia importante, fatta di coraggio, determinazione ed emancipazione, che rischiavamo “di perdere”. Elizabeth “Lee” Miller non è una persona qualunque e il pubblico, specialmente i giovani, merita di conoscerla, perché la sua storia è unica e ancora oggi ci parla e ci fa riflettere.
Voto: 6/10

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E voi avete visto “Lee Miller”? Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate!