Longlegs – La nostra recensione dell’horror più atteso dell’anno! (2024)
“Longlegs” è il quarto lavoro del regista horror Oz Perkins (“Gretel e Hansel”), figlio del leggendario Anthony Perkins (“Psycho”), uscito in sala il 31 ottobre. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “Longlegs” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler, analisi del finale e concludendo con l’opinione finale riassuntiva.
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Recensione no-spoiler di “Longlegs”
“Longlegs” vede Oz Perkins anche alla sceneggiatura e comprende un cast che ha come protagonisti Maika Monroe (“It Follows”, “Watcher”) e Nicolas Cage (“Ghostrider”, “Dream Scenario”, “Renfield”).
Il punto più forte del progetto risiede nella regia e nel lato tecnico: Perkins utilizza campi lunghi e movimenti di macchina lenti, oltre a una fotografia e un sonoro che incutono ansia e inquietudine per la maggior parte del film. Ogni scena e inquadratura sono ricche di simboli nascosti che alludono all’atmosfera sovrannaturale della vicenda e la violenza, per quanto brutale, non è mai esagerata e sensazionalistica.
Altro lato notevole sono le interpretazioni dei due protagonisti: se Maika Monroe lavora di sottrazione e dona al personaggio conflitto interiore tramite un solo sguardo, è Nicolas Cage che ruba completamente la scena nel ruolo del serial killer Longlegs. La follia e isteria mostrate su schermo unite a un make-up tanto semplice quanto effettivo rendono la prova di Cage una delle più interessanti dell’anno, nonostante spesso ricada in un over-acting che alla lunga rischia di diventare leggermente irritante e inverosimile.
Il film ha inoltre un ritmo decisamente lento e molti passaggi o dettagli introdotti vengono messi lì senza venire ulteriormente approfonditi: nel terzo atto è infine presente un leggero calo di qualità della scrittura, il quale però non intacca in maniera importante il prodotto finale.
“Longlegs” è un buon thriller dalle tinte horror sovrannaturali: retto da Maika Monroe e da un Nicolas Cage tanto assurdo quanto inquietante, riesce a colpire soprattutto tramite la regia e reparto tecnico, nonostante il ritmo lento e qualche sbavatura a livello di sceneggiatura.
Voto: 8/10
Recensione Spoiler di “Longlegs”
A prescindere da come sarebbe andato il film a livello di critica e incassi, su una cosa si può essere sicuri al 100%: “Longlegs“ sarebbe stato sicuramente ricordato per la sua geniale campagna di marketing. Anticonvenzionale rispetto alle classiche operazioni pubblicitarie, l’“operazione Longlegs” ha trasformato in pochissimo tempo il film da semisconosciuto a nuovo fenomeno del 2024 per gli amanti dell’horror (clicca qui per leggere l’articolo a riguardo in lingua inglese).
Vari spot pubblicitari di pochi secondi, ognuno dei quali contenente un pezzo del rompicapo mostrato all’interno dello stesso film, il tutto senza mai rivelare l’aspetto del serial killer: se la frase “non sto capendo niente ma è tutto bellissimo” descrivesse la promozione di un film, il rimando a “Longlegs“ sarebbe inevitabile; specialmente dopo la pubblicazione della reazione di Maika Monroe nel vedere per la prima volta Nicolas Cage nei panni del folle serial killer (clicca qui per la visione della clip ufficiale).
Il film si apre in un flashback ambientato nel 1974: una bambina, nel notare una macchina la quale sembra guidata da una misteriosa figura nera, esce di casa con una Polaroid in mano e incontra un estraneo truccato di bianco (Nicolas Cage). Oltre all’uso del formato 4:3, il quale rimanda al vecchio formato televisivo dei programmi anni ’70 e verrà usato per tutti i flashback presenti nella pellicola, Oz Perkins gira una scena di apertura la quale peculiarità è inquadrare il personaggio di Cage a metà volto: l’interazione tra lui e la bambina è straniante e tesa per lo spettatore, concludendosi con la brevissima rivelazione dell’inquietante aspetto dello sconosciuto.
Vent’anni dopo, il film presenta Lee Harker (Maika Monroe), agente dell’FBI alla quale viene assegnato un caso che riguarda una serie di omicidi-suicidi da parte di padri di famiglia: questi ultimi dopo aver perpetuato i crimini si uccidono, lasciando lettere scritte in alfabeto satanico e firmandosi come “Longlegs”, in una calligrafia non appartenente a nessun membro famigliare. Nell’individuare esattamente il posto dove si nascondeva l’ennesimo padre omicida-suicida, viene fatto intuire che l’agente ha capacità premonitrici.
Ogni delitto segue uno schema premeditato e numerico che rimanda al numero del diavolo e alla presenza nella famiglia deceduta di figlie nate il 14 del mese in cui viene commesso il crimine: un contesto di stampo fincheriano, il quale riprende spesso l’atmosfera di lavori come “Zodiac” (2007). Ciò che Perkins aggiunge al film è tuttavia l’aspetto sovrannaturale precedentemente citato: in molte scene sullo sfondo è presente una figura demoniaca dalle corna caprine e man mano che il film va avanti la sua presenza aumenta, come se nello scoprire particolari sempre più oscuri della vicenda da parte di Lee la avvicinasse a qualcosa di più sinistro e innaturale.
Harker successivamente riceve una minaccia in codice da parte di Longlegs, al quale manca solo una data per completare la sua catena di omicidi, secondo la quale prevede di uccidere la madre di Lee (Alicia Witt) in caso quest’ultima parlasse con qualcuno della lettera appena ricevuta: Oz Perkins si muove con grande abilità nel costruire una scena piena di tensione in semi-oscurità e Maika Monroe tramite la sua grande espressività riesce a rendere il tutto credibile e tangibile a livello emotivo.
Nel seguire una pista di indizi riguardanti l’unica sopravvissuta al serial killer, l’agente e il suo capo Carter (Blair Underwood) ritrovano una bambola con al suo interno una sfera metallica ad alta energia: un giocattolo costruito dallo stesso Longlegs, il quale lo spettatore impara a conoscere tramite le sue strane e angoscianti interazioni con le persone normali, ma anche nella sua individualità. La scena dove il serial killer urla da solo alla guida rappresenta al massimo la potenzialità espressiva e fuori controllo dell’interpretazione folle di Cage.
Nel parlare con la sopravvissuta (Kiernan Shipka), ricoverata in un istituto mentale, Harker scopre che già qualcuno visitava la ragazza sotto le sue mentite spoglie: la connessione della protagonista a Longlegs si rivela quando, in una discussione con la madre, quest’ultima rivela di aver denunciato il giorno prima del suo compleanno l’intrusione di un estraneo nella loro proprietà quando Lee era una bambina. Cercando tra i suoi effetti personali, l’agente trova una Polaroid con impresso il volto di Longlegs vent’anni prima, mandandola all’FBI che arresta l’uomo poco dopo.
Nel realizzare che il giorno dell’arresto corrisponde all’ultimo prima che Longlegs completi il suo triangolo di omicidi, Lee affronta il serial killer in un interrogatorio per estorcergli possibili informazioni: è in questa scena, girata con pochi movimenti di macchina e montata con inquadrature fisse, dove Cage e Monroe danno il meglio di loro stessi nei loro ruoli. In particolare l’over-acting di Cage è talmente marcato che rischia di essere tutt’altro che inquietante, in un flusso attoriale senza freni il quale intrattiene lo spettatore ma dalla restituzione che può risultare discutibile.
Dopo aver accennato a un possibile collegamento della madre alla vicenda, Longlegs si uccide in maniera cruenta: mentre Lee viene riaccompagnata a casa da un’agente quest’ultima viene sparata da Ruth, la quale poi fa perdere conoscenza alla protagonista rompendo una bambola che presenta i tratti giovanili dell’agente. In una visione Harker scopre che la madre è sempre stata la collaboratrice di Longlegs, il quale la aveva costretta a scegliere tra lavorare per l’entità demoniaca o la morte della figlia: il serial killer aveva da sempre vissuto nel loro seminterrato e creava bambole possedute, le quali poi venivano consegnate alle famiglie prescelte da Ruth, quest’ultima vestita da suora.
Analisi del finale di “Longlegs”
Lee successivamente si risveglia e viene avvertita da una voce demoniaca della festa di compleanno di Ruby, figlia di Carter, programmata per quel giorno (il 14): al suo arrivo però trova la famiglia già alla presenza di Ruth e impossessata dall’entità racchiusa nella bambola. Carter uccide la moglie a coltellate e Lee gli spara per proteggere la bambina, uccidendolo: subito dopo Ruth attacca Lee cercando di pugnalarla, ma l’agente spara un altro colpo alla madre, uccidendo anche lei.
Nel cercare di distruggere la bambola impossessata, la pistola in dotazione alla protagonista si blocca: Lee guarda il giocattolo piangendo senza distruggerlo, mentre la voce del serial killer le canta gli auguri di buon compleanno; infine Harker esorta Ruby a seguirla per andarsene. Il finale si chiude quindi in maniera aperta, lasciando spazio alla possibilità che ora sia effettivamente l’agente posseduta dal demone, in modo che possa portare a termine la sua opera malvagia.
Opinione finale con voto
“Longlegs“ riesce nella sua cura tecnica e grazie a un ottimo comparto sonoro a intrattenere lo spettatore, immergendolo in un’esperienza filmica angosciante: Maika Monroe e Nicholas Cage sono ottimi nelle loro parti e riescono a controbilanciare in gran parte un ritmo lento e una sceneggiatura la quale in alcuni passaggi poteva essere sviluppata in maniera migliore.
Voto: 8/10
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