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MaXXXine – La nostra recensione del nuovo film con Mia Goth! (2024)

Rilasciato nelle sale statunitensi il 5 luglio di quest’anno, è finalmente approdato anche da noi il film “MaXXXine”, firmato Ti West, recentissima rivelazione nel mondo del cinema horror. La pellicola è l’ufficiale chiusura della trilogia di X, avviata nel 2022 dall’omonimo film e già diventata di culto. Vediamo protagonista la star Mia Goth, la quale ormai si è spianata la strada nel campo dopo aver destato scalpore con il “Suspiria” di Guadagnino, il grande “Nymphomaniac di Lars von Trier e, appunto, questa tanto chiacchierata trilogia.

La recensione di “MaXXXine” sarà, come al solito, divisa in tre parti: una priva di spoiler, per chi vuole sapere, all’incirca, cosa aspettarsi dal film, una con spoiler, per chi lo ha già visto o per i più temerari, e un’analisi del finale. Infine, troverete una breve parte riassuntiva e più generale, con voto allegato.

MaXXXine
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Recensione No-Spoiler di “MaXXXine

“MaXXXine” è stato visionato in lingua originale.

La trilogia della X di Ti West venne inaugurata nel 2022 da una pellicola di nicchia prodotta da A24, intitolata “X: A Sexy Horror Story”: ambientata nel 1979, essa vedeva un gruppo di giovani ragazzi alloggiare in una casa in Texas, di proprietà di due anziani signori, per girare un film a luci rosse.

Il film era molto intelligente e resta tutt’ora, sicuramente, uno degli horror migliori degli ultimi anni, e lo si può capire anche solo dalla metaforica scelta di dare a Mia Goth sia il ruolo dell’antagonista che quello della cosiddetta “final girl”, tipica degli slasher. Infatti, questo “X” richiamava molto il mondo degli slasher, in particolare il capolavoro di Tobe Hooper che è “Non aprite quella porta”. L’estetica magnetica ricordava molto quel tipo di cinema che andò perdendosi con l’inizio degli anni 2000, “rubando” un po’ da “Scream”, “Halloween” e film simili.

Inoltre, giocava molto con il genere a cui apparteneva, dosando bene i vari jumpscare e caratterizzando altrettanto ogni singolo personaggio, fattore da non sottovalutare visti i recenti disastri di Blumhouse, per esempio.

X: A Sexy Horror Story
X: A Sexy Horror Story, prequel di MaXXXine

Scritto in tempo record durante una pausa di due settimane dalle riprese di “X”, girato praticamente in contemporanea e presentato in anteprima mondiale alla 79esima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, “Pearl”  funge da prequel al film sopracitato, ribaltando i ruoli e vedendo l’antagonista del primo capitolo, questa volta, protagonista, interpretata di nuovo dalla fantasmagorica Mia Goth.

Anche questo, come “X”, l’abbiamo trovato incredibile, ma per due motivi del tutto diversi. Il predecessore raccontava un film del tutto incentrato sull’orrore, mentre questo si concentra sulla psicologia della ragazza protagonista, decostruendola in maniera fenomenale. Ci viene mostrata una storia d’origini simile a quella di Norman Bates, con tanto di palesi citazioni visive allo“Psyco” del maestro Alfred Hitchcock.

La sanità mentale di Pearl va perdendosi andando avanti con la durata, fino ad arrivare a quel monologo mozzafiato di sette minuti e quelle sequenze finali che non dimenticheremo facilmente. Magari un piccolo passo indietro rispetto all’intrattenimento del suo sequel, ma comunque una pellicola degna di nota, con quella che è probabilmente la miglior performance attoriale di Mia Goth che abbiamo mai visto (e anche quella più iconica, il suo “Please, I’m a star” è diventato ormai famoso in tutto il mondo). Infine, dobbiamo dire che la tavolozza di colori accesissimi si sposa davvero bene con la regia intrigante di Ti West.

Pearl, prequel di MaXXXine

Detto questo ed elogiati i primi due capitoli della trilogia, questo “MaXXXine” sarà stato all’altezza?

Ebbene, prima di rispondere a questa domanda, vediamo cosa tratta il film: Maxine Minx, sopravvissuta agli eventi di “X: A Sexy Horror Story”, si è trasferita a Los Angeles per diventare la star che è sempre voluta essere; però, subito dopo essere stata assunta come attrice protagonista per un film intitolato “The Puritan II”, un serial killer comincia a darle la caccia.

Premessa interessante, seppur banale, che ci porta a una deduzione finale per quanto riguarda questa trilogia: ognuno dei tre film ha esplorato un genere cinematografico diverso. In “X” vedevamo lo slasher, in “Pearl” il dramma e, come conclusione, il giallo, o “whodunit”, per “MaXXXine”; di conseguenza, abbiamo visto dei film meno o più seriosi, a seconda del loro genere di riferimento.

Detto questo, ve lo possiamo finalmente dire: il “MaXXXine”è fantastico. Siamo sullo stesso livello degli altri due capitoli, mentre a livello intrattenitivo è addirittura superiore. Non è privo di difetti, anzi, ma ci sentiamo comunque di volerlo elogiare per quello che è: una pellicola camp, ispirata ai gialli degli anni ’80, nei quali è tra l’altro ambientata, molto citazionistica (ma ne parleremo meglio nella parte spoiler) e divertentissima.

MaXXXine

Nel cast di abbiamo Mia Goth, sempre brava, anche se abbastanza pigra nell’interpretazione; Kevin Bacon come nemesi del personaggio di Maxine nel film, il quale si è visibilmente divertito; Giancarlo Esposito, avvocato della protagonista, che, per quanto abbia un minutaggio alquanto limitato, se l’è comunque cavata… insomma, un buon cast senza dubbio. Ogni personaggio è interessante, ma, purtroppo, non sempre ben scritto e approfondito. Regia e fotografia sono sempre il punto forte di questi progetti, specialmente quest’ultima, dai colori piuttosto sgargianti e accattivanti. Davvero una gioia per gli occhi.

La sceneggiatura traballa, soprattutto nel terzo atto, il quale è stato molto criticato in America, ma è comunque godibile e difendibile, tenendo conto del fatto che il punto di questi tre film non è mai stata una scrittura sopraffina. Ricordiamo anche che l’intento di essi è quello di spedire una lettera d’amore al cinema e di riportare in vita generi ormai “persi”, eccezion fatta per “Pearl”, che si distacca completamente dai primi due a livello qualitativo e prova a regalare davvero un bel prodotto.

In conclusione, vorremmo aggregarci al resto della critica e dichiarare che il terzo atto è davvero fragilissimo. Ma, non potendo fare più spoiler, vi invitiamo a leggere la prossima sezione della recensione, ma solo se avete già visto “MaXXXine” perché, altrimenti, vi perdereste un’esperienza davvero divertente e piena di colpi di scena!

Voto: 7/10

Voto:

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Recensione Spoiler di “MaXXXine”

Il film si apre con un finto filmato che richiama i primi due capitoli e che anticipa il finale: la giovane Maxine Minx parla con suo padre, un predicatore, e recita l’iconica frase simbolo della trilogia, “Non accetterò una vita che non mi merito”. Subito dopo appare a schermo una citazione della storica attrice Bette Davis: “In this business, until you’re known as a monster, you’re not a star”, che significa letteralmente “In questo business, finché non sei conosciuto come un mostro, non sei una star”; ma ci torneremo, nello specifico, con l’analisi del finale.

La prima scena effettiva di “MaXXXine” è un chiaro riferimento a “X: A Sexy Horror Story” e a “Pearl”. Infatti, ogni film si apre con una porta che si spalanca, con la macchina da presa piazzata dietro alla porta, creando un effetto di transizione dai 4:3 ai 16:9. Vediamo una Maxine ormai 33enne a un provino per il film “The Puritan II”, alla presenza della regista Elizabeth Bender, interpretata da Elizabeth Debicki. In questa prova assistiamo a un monologo di prova da parte della protagonista, che accenna la presenza di Satana, attorno al quale è incentrata la pellicola metacinematografica che vediamo nel corso della durata.

MaXXXine
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La scena si conclude in una maniera piuttosto fuori luogo e inutile ai fini della trama, con l’addetta al casting che chiede al personaggio di Mia Goth di togliersi la maglietta per mostrarle il seno; potrebbe essere interpretata come una lieve critica alla Hollywood degli anni ’80, ma non arriva come dovrebbe. Successivamente un altro riferimento alla trilogia: nello sfondo, mentre Maxine urla alle altre ragazze in coda di “ritirarsi” in quanto lei ha appena preso la parte, si vede un cartello con scritto “X Factor”, tema ricorrente nei tre film. Seguono i titoli di testa, accompagnati da un sottofondo di telegiornali fittizi che raccontano dello scandalo del film “The Puritan” e del killer che vedremo a breve.

Facciamo la conoscenza dei personaggi principali in una sequenza di scene: prima di tutti Amber James, poi Teddy Knight (Giancarlo Esposito) e infine Leon. La scena in cui ci presentano quest’ultimo è abbastanza “imbarazzante”, per così dire, a livello di dialoghi, messi lì solo come citazione ad attori famosi (John Travolta, Jaime Lee Curtis e altri). Non è molto chiaro ciò che segue: un uomo misterioso paga una spogliarellista per ballare per lui, ma finisce per spezzare un asse di legno dalla rabbia. Scena molto “buttata lì”, senza alcun senso.

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La scena successiva vede Maxine fare una passeggiata con una sua collega, per poi salutarla e ritrovarsi in un vicolo buio con un uomo travestito da Buster Keaton con un coltello in mano, pronto a ucciderla. Mia Goth allora tira fuori una pistola, ordina all’uomo di ballare nudo per lei e poi di sdraiarsi a terra, per, infine, schiacciargli i testicoli con il piede. Anche questa è una scena senza alcuna continuazione futura, messa per impressionare ma nulla più.

Maxine e Leon dormono raggomitolati mentre scorrono i titoli di coda di “The Puritan”, quando suona il campanello. Lei va a controllare e trova una cassetta contenente la pellicola pornografica girata dai ragazzi in “X: A Sexy Horror Story”. Subito dopo facciamo la conoscenza del personaggio dal volto di Kevin Bacon, John Labat, che scopriamo lavorare per questo serial killer che si aggira per L.A., rivelandoci di star cercando proprio la nostra protagonista. In seguito vediamo delle persone avere in ostaggio Amber e la collega con cui Maxine era uscita, per poi osservare un guanto nero avvicinarsi alla bocca di quest’ultima.

Stacco sulla scritta di Hollywood e poi assistiamo a una seduta non identificata in cui la ragazza viene travolta dai ricordi di X. Delle mani anziane, riconducibili a Pearl, toccano il seno della protagonista, per poi rivelarsi solo frutto della sua fantasia. Ci vengono presentati i due detective della vicenda, Torres e Williams, sul caso di cui parlavamo poco fa: quello delle due donne in ostaggio. Le vediamo senza vita e mutilate con uno stemma satanico.

MaXXXine
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Qui inizia davvero “MaXXXine”: la protagonista si ritrova al telefono con Kevin Bacon, che le rivela di sapere cosa successe sei anni prima in Texas (durante gli eventi di X) e di doverla incontrare a breve. Allora i due si vedono in una sala da pranzo, dove lui racconta per filo e per segno ciò che accadde nel ’79 durante il primo film. Questa conversazione non ha alcun fine, ed è probabilmente piazzata così per presentare al meglio la relazione tra essi.

I detective conosciuti poco fa si presentano alla porta del personaggio di Mia Goth, chiedendole di quelle due colleghe trovate decedute nella mattinata e facendola fuggire innervosita. Allora lei, cominciando a mettere i pezzi assieme, decide di recarsi dal suo amico Leon, propietario di un negozio blockbuster, per farsi comunicare la provenienza della cassetta con il film a luci rosse inciso. Successivamente va agli Studios per incontrare Elizabeth, la regista di “The Puritan”, per una scena piena di riferimenti, fino alla palese presenza del Motel Bates di “Psyco”, film che verrà nuovamente richiamato tra un paio di sequenze.

Anche questa conversazione, come quella accennata all’inizio tra Maxine e Leon, è piena di riferimenti alla cultura cinematografica solo per far aprire bocca agli appassionati. Come avrete capito, la sceneggiatura è un po’ carente. Infine, Elizabeth raccomanda alla protagonista di presentarsi a delle prove della mattina seguente, in modo da prepararsi al meglio al ruolo. Segue un’altra scena alquanto evitabile: la ragazza vede dallo specchietto della sua decappottabile il volto di Kevin Bacon nella macchina dietro. Allora si alza e va a picchiarlo a sangue con delle chiavi. Il senso di questa breve sequenza è nullo, solo per dare un cerotto sul naso a Bacon per il resto del film.

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La scena che segue è il riferimento al capolavoro del maestro Hitchcock di cui parlavamo pochi istanti fa: Leon viene assassinato dal misterioso killer, in una sequenza che, per movimenti di macchina e uso degli effetti visivi, richiama “Psyco”. Il primo colpo assegnato è sull’occhio, similmente a come viene colpito Arbogast nella sua scena di morte nel capolavoro del ’60. Le piccole riprese della mano dell’assassino col coltello in pugno, invece, richiamano l’iconica scena della doccia. Insomma, una citazione alquanto gradita da me, come autore della recensione, il quale film preferito di sempre è proprio “Psyco”.

Maxine, appena sveglia, si accorge della situazione e scende a controllare. Scruta tra la folla il cadavere di Leon, che, per qualche motivo, viene scoperto di fronte a tutti. Piccolo escamotage abbastanza evitabile, potevano farlo scoprire alla ragazza in qualsiasi altro modo. Lei viene portata in un luogo non identificabile, dove si trovano i corpi morti delle tre vittime viste nel film, dove l’agente Torres le spiega come sarebbe potuta essere stata lei al posto loro, facendola fuggire nuovamente. La protagonista si presenta dunque in ritardo alle riprese di prova di “The Puritan II”, facendola sgridare da Elizabeth.

Qui vediamo per la prima volta il personaggio dal volto di Lily Collins, altro grande nome nel film che non vi abbiamo voluto rivelare nella parte senza spoiler. Abbastanza inutile ai fini della trama, la rivedremo sul finale, ma, per l’ennesima volta: ci arriveremo. Passando però a una sequenza decisamente più importante: Kevin Bacon si presenta agli Studios e incomincia un inseguimento tra lui e la nostra ragazza. Il tutto finirà quando, una volta arrivati al Motel Bates, lei si infiltrerà nella storica casa di Norman e di sua madre, mentre lui resterà incastrato a causa della presenza di una guardia di sicurezza, che lo accompagnerà all’uscita.

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Segue un secondo inseguimento, stavolta dentro a una discoteca: Bacon individua Maxine e comincia a seguirla verso i bagni. Peccato che della scena, inizialmente, si riesca a capire poco, a causa della pessima scelta stilistica di Ti West di inserire delle luci che vanno e vengono. L’antagonista finisce allora sotto ai riflettori di una macchina, per poi essere portato nei pressi di una discarica ed essere schiacciato all’interno della sua automobile con un’enorme pressa. Scopriamo che la mente dell’assassinio di Bacon è nientemeno che Giancarlo Esposito, avvocato della ragazza (ma che razza di avvocato è?!).

Qui comincia il tanto chiacchierato terzo atto di “MaXXXine”; sottolineiamo: tanto chiacchierato per essere mediocre. Esso si apre con Maxine che, con la sua auto, dopo aver assemblato finalmente tutti i pezzi in una precedente sequenza, si dirige verso il luogo in cui è sicura che troverà qualcosa. Intanto, viene seguita dai due detective. Arrivata al portone visto nella scena in cui vedevamo le due colleghe in ostaggio, lei udisce il filmato con cui si apriva il film: una giovane Maxine Minx che, parlando con suo padre, pronuncia le parole “Non accetterò una vita che non mi merito”.

Le ultime scene di “MaXXXine” saranno analizzate nella prossima sezione di questa nostra recensione!

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Analisi del finale di “MaXXXine”

Maxine allora apre quel portone verde, per scoprire la verità dietro l’assassino che l’ha perseguitata per la precedente ora e un quarto di film. Peccato che, la tanta attesa rivelazione sia da interpretare, poiché non viene spiegata a voce. Da una sedia si alza un uomo calvo con uno smoking, che rivela di aver aspettato la ragazza per anni, chiamandola “tesoro”. Infatti, l’identità del killer è in realtà quella del padre di Maxine, quel predicatore intravisto in X e di cui avevamo udito la voce nella scena iniziale del film. Quindi, capire che quell’uomo sia davvero il padre è un’impresa piuttosto ardua, che verrà rivelata effettivamente negli ultimi cinque minuti della pellicola.

Il padre, allora, con un’interpretazione molto sopra le righe, procede a rivelare il corpo morto di Lily Collins. Perché ucciderla? Non si sa, giusto per destare scalpore. Maxine si risveglia legata e bendata a un tronco, circondata da degli uomini vestiti di bianco e dal padre, il quale ha l’intento di volerla esorcizzare, in quanto vedrebbe il diavolo in lei. I due poliziotti, dopo un’assenza del tutto ingiustificata, raggiungono finalmente il luogo in cui si sta tenendo questa contorta “cerimonia”, per far cominciare una sparatoria da film action, perdendo il fascino del film di nicchia che ha sempre avuto la trilogia.

Allora il personaggio di Mia Goth afferra un fucile e insegue il predicatore, il quale si sta avvicinando alla scritta di Hollywood. Però i detective lo raggiungono prima di lei, perdendo entrambi la vita. La sequenza si conclude con Maxine ai piedi del padre in fin di vita; mentre arrivano gli elicotteri, i due decidono di pronunciare per l’ultima volta insieme le parole “Non accetterò una vita che non mi merito”.

Infine, la ragazza pone fine alle sofferenze del killer, piantandogli una pallottola nel cranio. Così, Maxine diventa una celebrità e ottiene una sua stella sulla Hollywood Walk of Fame. Così, il film “The Puritan II” ha finalmente la sua première al TCL di Los Angeles, e così si conclude “MaXXXine”.

Ed è qui che ritroviamo la citazione di Bette Davis: Maxine ha finalmente avuto la fama che ha sempre desiderato, ma a quale costo? È diventata famosa, una star, sì, ma più che per le sue dote attoriali lo diventa per le sue “gloriose” azioni contro il padre. Infatti, durante un’intervista mostrata pochi istanti prima del finale, l’intervistatrice dice “Sei diventata famosa al di fuori del mondo cinematografico”. Questo perché lei è diventata famosa appena ha posto pubblicamente fine alla vita di qualcuno, diventando un mostro, come citava Davis.

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Opinione finale con voto di “MaXXXine”

In conclusione, possiamo dire con certezza che “MaXXXine” di Ti West è un’ottima conclusione per una delle trilogie migliori degli ultimi anni. Nel complesso, a livello qualitativo ci troviamo più o meno a pari merito con i primi due capitoli della saga, se non un pelino sotto. Alla fine, però, il film è bello, nonostante i numerosi difetti, e vale il prezzo del biglietto per un’ora e 40 minuti di puro divertimento e svago!

Voto: 7/10

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E a voi com’è sembrato “MaXXXine”? Ha dato una degna chiusura alla trilogia “X” di Ti West? Fatecelo sapere nei commenti!

alexxvega

Alessandro, un giovane appassionato di cinema e videogiochi: nello specifico, adoro il maestro Hitchcok e la dilogia videoludica di "The Last of Us". Nel tempo libero scrivo articoli per NerdAlQuadrato!

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