Megalopolis – La nostra recensione della favola incompresa di Coppola! (2024)
“Megalopolis” è il nuovo progetto cinematografico di Francis Ford Coppola, il celebre regista di film come “Il Padrino” e “Apocalypse Now”. Noi di Nerd Al Quadrato lo abbiamo visto in anteprima grazie alla stupenda occasione offerta in preapertura dal Festival del Cinema di Roma, il quale inizierà il 16 ottobre, e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “Megalopolis” sarà strutturata in una parte no-spoiler, una parte spoiler (“Megalopolis non è un film”) e un’ultima parte conclusiva con voto!
PER RESTARE SEMPRE AGGIORNATI SU TUTTE LE NEWS SUL MONDO DEL CINEMA, SEGUITE IL NOSTRO CANALE TELEGRAM!
Recensione No-Spoiler di “Megalopolis”
“Megalopolis” è un film che Coppola ha sognato di realizzare per decenni, iniziando a sviluppare l’idea già negli anni ’80. Dopo anni di ritardi e revisioni, il progetto ha finalmente preso forma, grazie alla forte decisione del famoso regista, con le riprese iniziate nel 2022 e completate nel 2023.
Il film è descritto come un’opera epica di fantascienza e dramma politico che esplora l’idea della creazione di una utopia in una società post-catastrofe. Ambientato a New Rome (una New York immaginaria con forti richiami alla Roma antica) il film segue la ricostruzione della città dopo una grande tragedia, cercando di immaginare un futuro migliore e sostenibile per l’umanità. Il tema centrale è il conflitto tra due visioni del mondo: una basata su ideali utopici e una su un approccio più pragmatico e conservatore.
Coppola ha descritto “Megalopolis” come un’opera che riflette le sue preoccupazioni sulla civiltà moderna e le possibilità di creare una società più giusta e innovativa. In molte interviste ha paragonato il film a opere monumentali come la sua visione di “Roma contro Cartagine”, evidenziando il conflitto tra vecchi e nuovi paradigmi sociali. Informazione cruciale per il proseguo del discorso.
“Megalopolis” si distingue anche per il modo in cui è stato finanziato: Coppola ha deciso di autofinanziare il film, investendo oltre 100 milioni di dollari del proprio patrimonio. Questo approccio ha permesso al regista di mantenere il pieno controllo creativo, una scelta rischiosa ma che riflette la sua immensa dedizione al progetto. Coppola ha utilizzato tecnologie avanzate per la realizzazione del film, come effetti speciali all’avanguardia e scenografie innovative.
Nonostante alcuni problemi durante la produzione, come voci di tensioni sul set, Coppola ha portato avanti il progetto con determinazione. Megalopolis è considerato uno dei film più attesi degli ultimi anni non solo per la fama di Coppola, ma anche per la portata epica del progetto. Alcuni lo vedono come un’opera che potrebbe segnare il culmine della carriera del regista, rappresentando una sintesi delle sue riflessioni artistiche e sociali.
Megalopolis non è un film.
Parliamoci chiaro, perché qui di chiaro non c’è nulla. “Megalopolis” non è assolutamente un film per tutti, anzi, oserei dire che è un film, per quanto visceralmente personale, per nessuno. Esattamente: per quanto è un film minimamente accessibile se si riesce a seguire quella parvenza di trama che si mette in gioco, ci si rende conto che la narrazione non ha un’effettiva narrazione. O meglio, la linearità della trama esiste di per sé, ma coesiste, al tempo stesso, con l’assurdità e l’incomprensibilità di ciò che si mette in mostra. Parliamone step by step, in modo da analizzare per quanto possibile questa nuova, e senza alcun dubbio incompresa, opera di Francis Ford Coppola.
Partirei delicatamente dalla trama, sintetizzando per quanto possibile (ed è totalmente possibile). Infatti, bisogna dire che il fulcro del progetto non è la storia in sé, nonostante sia godibile per quanto strana. Si tratta di seguire le vicende di un architetto, nel cuore pulsante di New Rome, che ha scoperto un nuovo materiale da costruzione, il quale è più vicino alla natura stessa e ai tuoi comportamenti anziché al cemento o al marmo, sostanze inanimate. Il Megalon, così chiamato, è una sorta di Intelligenza artificiale, se così si può definire metaforicamente parlando.
“Il megalon cresce e si sviluppa con la civiltà che lo abita, come da sempre hanno fatto le grandi città.” – Catalina, Adam Driver.
Così Catalina lo inquadra: un materiale che, quasi coscientemente, aiuta la civiltà a produrre una società giusta, corretta sotto ogni punto di vista. E qui entriamo nel vivo del discorso: Coppola pone l’accento, parlando di Utopia, sulla Distopia. Per quanto è possibile costruire e abitare un’utopia realizzata, è possibile costruire anche una Distopia e abitarla.
Ma questo come è effettivamente messo in gioco? Cioè, di cosa tratta la trama? Chi è questo architetto e come viene prodotto il megalon? Bene, bisogna fare un punto della situazione accentuando al fatto che “Megalopolis” non è un film di economia o storico, ma bensì è un vero e proprio gioco politico. Come tanti altri insomma, il gioco che sta dietro è totalmente ispirato all’antica Roma. Questione che per Coppola non è certamente nuova.
A dirla tutta, tutto è ispirato all’antica Roma. La stessa sceneggiatura prende spunto e, anzi… forse è più corretto dire che è una vera e propria trasposizione della storia Romana in un mondo moderno che è ad un passo dal futuro utopico o distopico nel quale si ritroverà.
Il gioco di potere, il Game of Thrones, che conduce la narrazione è interessante in quanto gioco politico in un mondo non diverso ma distinto dal nostro. Nonostante ciò, non si perde chissà quanto tempo sulla questione siccome il fulcro dell’opera è tutt’altro: la concettualità che viene esposta. È proprio questo il punto. “Megalopolis” è stratificato su diversi piani.
Il primo è quello che risalta di più all’occhio siccome è composto dalle basi manualistiche di una produzione cinematografica comune (o comunemente sufficente). Il secondo, che aiuta il primo, è lo strato della concettualità, il quale non è importante, ma bensì fondamentale. L’anima secondaria del film sta proprio qui: risiede nei concetti e negli argomenti che vengono esposti sia verbalmente che fisicamente dai vari protagonisti. Si parla di Utopia e Distopia, come già detto, ma anche di Ordine e Caos, di Equilibro e Disequilibrio, di Bene e Male, di Virtù e Potere.
Tutti concetti contrastanti, l’uno contraddice l’altro. Apparentemente non possono esistere nella stessa frase, figuriamoci nella stessa realtà… Eppure coesistono. Coesistono non pacificamente, ma conflittualmente. Si scontrano e nello scontrarsi producono la società in cui è narrata la storia. Un gioco di potere, una trama manualistica (e quindi per niente sorprendente), una prova attoriale convincente e una narrazione più concettuale che fattuale. Questo è “Megalopolis”. Ma c’è dell’altro. Abbiamo parlato del fatto che l’opera sia stratificata e abbiamo accennato a due strati differenti. Beh, ne esiste un terzo. E qui arriva la parte difficile del discorso…
Vedete, Megalopolis non è un film. È una lettera d’amore. Gli elementi architettonici, sociali e politici che si rifanno al classicismo romano e greco; il gioco politico che rende di difficile comprensione la trama, poiché un gioco politico è di per sé complesso; le relazioni con e fra i vari personaggi che smuovono la narrazione come un marasma in continuo movimento; il futurismo come concetto aspirato in un presente ancorato al passato e rivolto solo a sé stesso. Questi sono i concetti che troverete nell’opera. Concetti estremamente complessi. Così complessi da essere, una volta fusi e moltiplicati, di ardua comprensione.
Ma perché fare un’opera di tale calibro? Così ampia da essere incomprensibile? Per amore. L’amore è un sentimento appartenente a noi umani in qualità di sentimento più profondo e irrazionale. Essendo profondo e irrazionale, non è possibile (o per meglio dire è estremamente arduo) esplorarlo e razionalizzarlo. Il marasma concettuale che pervade la narrazione, come il Megalon fa con le civiltà, non è altro che l’esplicazione di tutta questa complessità totalmente velata che viene rappresentata.
Quell’unica frase presente negli ultimi secondi dell’opera è ciò che apre a comprensione questa operosità di Coppola: “A mia moglie Eleonore”. Non è un film solo su Utopia e Distopia, su bene e male, su politica o denaro, su futuro e passato… È un’opera gargantuesca che si farcisce di tutti questi concetti senza però saziarsi. Perché l’obiettivo di Megalopolis non è essere un film fruibile al mondo e al pubblico ma bensì essere la più grande dichiarazione d’amore, la più grande del d’amore, che una mente registica come quella di Coppola poteva generare.
L’espressione massima di un qualcosa di estremamente viscerale personalmente. Quest’opera non è per tutti, come detto all’inizio del discorso, perché non è indirizzata al “tutti”, ma al “me”. Megalopolis è un film apparentemente manualistico solo perché tutto ciò che c’è al suo interno è stato generato da un soggetto per quello stesso soggetto. Non c’è pubblico o critica nei fini della pubblicazione di questo film, ma solo “noi”. Il noi di una coppia.
Opinione finale con voto
In definitiva, Megalopolis promette di essere un’esperienza cinematografica unica, che unisce temi classici come il conflitto tra utopia e realtà a una visione futuristica e visionaria del destino delle città e della civiltà moderna. Non riuscendo, però, nel tentativo di essere comprensibile e ben chiara al pubblico la narrazione.
Abbiamo già definito Megalopolis come un’opera gargantuesca e senza alcun dubbio si tratta un tale calibro. Purtroppo però, è un prodotto personale. Il rapporto con il “proprio” è talmente viscerale da non essere accessibile agli occhi di tutti e sicuramente questi sarà fonte di critiche. La non comprensione è un effettivo problema di una produzione cinematografica, poiché pone in evidenza la non comprensibilità di ciò che si sta costruendo. Che senso ha costruire qualcosa che solo noi possiamo utilizzare?
Voto: 7/10
SEGUITECI ANCHE SUL NOSTRO PROFILO X , SU CUI PUBBLICHIAMO LE PIÙ IMPORTANTI NOTIZIE DEL MONDO NERD!
E voi vedrete “Megalopolis”? Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate!