Mickey 17 – La Nostra Recensione del nuovo film di Bong Joon-ho! (2025)
“Mickey 17” è l’ultimissimo film del regista coreano Bong Joon-ho, in uscita giovedì 6 marzo nelle sale italiane. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo già visto grazie a Warner Bros. Italia e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “Mickey 17” sarà strutturata in queste parti: una priva di alcuno spoiler e un’opinione finale riassuntiva.

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Recensione No-Spoiler di “Mickey 17”
Dietro al nuovissimo “Mickey 17” c’è il tre volte premio Oscar Bong Joon-ho, già regista dei capolavori assoluti “Memorie di un assassino” e “Parasite” ma anche di grandi titoli quali “Snowpiercer” e “The Host”. Questa sua ultima pellicola, con protagonisti Robert Pattinson, Naomi Ackie, Steven Yeun e Mark Ruffalo, si presentava come una commedia in pieno stile Bong (il cineasta è infatti noto per il suo dark humor, ciò che rende per esempio “Parasite” così accattivante); le aspettative erano dunque alte, ma saranno state rispettate?
La risposta è purtroppo un grandissimo, enorme no. Però facciamo un passo indietro: di cosa tratta il film? In un mondo distopico, c’è la possibilità di trasferirsi nello spazio a patto di compiere un qualsiasi lavoro. Mickey (Robert Pattinson), in debito con dei criminali sul pianeta Terra, decide di partire con il suo compagno di avventure Timo (Steven Yeun), mostrandosi disponibile per il lavoro da sacrificabile, senza però aver letto le clausole: suddetto lavoro consiste nel fare da “cavia” per degli esperimenti voluti dai piani alti, a fini puramente scientifici (per esempio trovare dei vaccini ecc); tutto ciò senza alcun rischio di morte, perché grazie a una stampante si potrà creare un clone del sacrificabile in questione.
Un giorno, però, il protagonista verrà dato erroneamente per morto, e al suo ritorno in nave troverà un altro sé. Quando ciò accade, però, bisogna ricorrere alla cancellazione definitiva delle due entità; i “Multipli”, come sono chiamati nel film, dovranno quindi collaborare per sopravvivere, nonostante abbiano due personalità radicalmente opposte.

Torniamo al presente: perché “Mickey 17” è una delusione? In sintesi, è una pellicola fin troppo macchiettistica. La scrittura è dai tempi comici veramente deboli (la sala non ha mai riso durante la proiezione), e la scarsa recitazione degli attori non è certamente d’aiuto; Pattinson tocca il fondo del barile dopo “Twilight”, mentre il resto del cast è in over-acting (Toni Collette in primo luogo).
Unico raggio di luce è Mark Ruffalo, in un ruolo sopra le righe ma apprezzabile per il messaggio che porta: “Mickey 17” è anche un film dalla critica fortissima, così come il resto del cinema di Bong Joon-ho. Ruffalo interpreta Donald Trump in un film anti-trumpiano, ed è giusto che la sua prestazione sia così esagerata.
Il film risulta assurdamente uscito dall’MCU (nel bene e nel male): i tempi comici sono dettati male e le vicende non riescono a farsi prendere sul serio nemmeno quando dovrebbero, ma d’altro canto il tutto è una gioia per gli occhi, dalla fotografia agli effetti visivi; il lato tecnico è sempre quello del maestro Bong Joon-ho, magistrale e intoccabile, su quello non si discute.
L’ultimo atto è indubbiamente la parte più interessante di “Mickey 17”, quella che si lascia guardare meglio e che intrattiene di più (per via della sua svolta quasi azionistica), ma che allo stesso tempo si prende più sul serio. Infatti, nonostante non manchino le battute dei personaggi, negli ultimi 40 minuti del film emerge la miglior recitazione da parte di Naomi Ackie e Mark Ruffalo ma anche il più forte aspetto critico della pellicola.

Certo, è interessante e critico ma anche troppo buono sotto certi aspetti; avrei gradito un film più crudo, che ti sbatte in faccia ciò a cui vuole andare contro, ma alla fine si scade sempre nella “bontà”. Il finale è il punto in cui questo concetto si fa notare di più.
C’è da ammettere che, nonostante la nostra stroncatura, il film si lascia ovviamente guardare: non è un prodotto atroce, altroché, ma non si capisce a quale target si voglia riferire; “Mickey 17” è a volte veramente infantile e banale, ma altre è abbastanza splatter ed esplicito sessualmente. È un vero peccato che l’ultima fatica di Bong Joon-ho non raggiunga la sufficienza, perché ci avevo sperato.
Purtroppo, come spettatori dobbiamo abituarci alla netta differenza tra il cinema americano e quello coreano del regista: mentre i suoi prodotti orientali sono molto più forti, impattanti e probabilmente meglio realizzati, quelli occidentali hanno un fondo di critica fortissimo ma mal eseguito; o meglio, “Snowpiercer” e “Okja” sono bei film, soprattutto il primo titolo, ma che si prendono molto meno sul serio, e “Mickey 17” è l’apoteosi di questo concetto. Sembra quasi una pellicola fatta su commissione, portata in sala da un Bong Joon-ho vendutosi al cinema americano commerciale.
Voto: 5/10

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Opinione finale con voto
In definitiva, “Mickey 17” è una satira che si lascia, sì, guardare, ma che sembra più un progetto fatto da Bong Joon-ho su commissione. Lo zampino di Warner Bros. si sente molto, perché quella che poteva essere una grande commedia fantascientifica alquanto attuale si rivela invece uno pseudo-cinecomic dell’MCU dai tempi comici debolissimi ma allo stesso tempo visivamente suggestivo. Peccato.
Voto: 5/10

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E voi vedrete “Mickey 17”? Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate!