Napoli-New York – La Recensione della favola di Gabriele Salvadores! (2024)
“Napoli-New York” è un film drammatico del 2024, diretto da Gabriele Salvadores.
Il film parla di Carmine e Celestina, due “scugnizzi” che, nella Napoli del dopoguerra, tentano di sopravvivere e si ritrovano a compiere un viaggio della speranza verso la fascinosa New York. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “Napoli-New York” è divisa in due parti: una prima parte no-spoiler, con una recensione ed un parere generale sul film; seguita da una recensione spoiler, con analisi della conclusione e pensieri finali sul film.
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Recensione No-Spoiler di “Napoli-New York”
“Napoli-New York” è un film che trasmette gioia, amorevolezza, positività e passione, una vera lettera d’amore al Sud Italia, agli italiani, ma in particolare alla Napoli negli anni ‘50.
In un’epoca segnata dalla devastazione, dalla povertà e dalla distruzione del dopoguerra e dei terremoti, il regista sceglie di raccontare questa realtà con un tocco dolce e gentile, senza indugiare nella durezza o mostrando immagini crude. È una favola, come lo stesso regista ha dichiarato, una storia ricca di bontà ed ottimismo, che permea anche i momenti più tristi e amari con un velo di dolcezza.
Vediamo attraverso lo sguardo degli italiani del Sud, che in quel periodo guardavano all’America come alla “terra promessa”, un’utopia di opportunità e assoluta perfezione. Questo sogno, però, viene visto attraverso gli occhi di due bambini, rendendo l’America ancora più magica e incantevole.
“Napoli-New York” è un film che va vissuto al cinema con la famiglia, perché riesce a parlare di disperazione senza trasmettere amarezza, trasformando le emozioni più difficili in qualcosa di più delicato. Al centro della storia ci sono l’amore, l’amicizia e un invito a non smettere mai di essere ottimisti, di vedere il lato positivo della vita. Il messaggio è chiaro: prima o poi arriverà una svolta, ma per coglierla bisogna continuare a sognare, e sognare in grande!
Infine, pur non essendo ambientato a Natale, ricorda la magia e il calore tipici di quel periodo dell’anno. Con la sua atmosfera ottimista, piena di speranza, “Napoli-New York” si presenta come una favola che riesce a scaldare il cuore e ad ispirare.
Voto: 8/10
Recensione Spoiler di “Napoli-New York”
Gabriele Salvatores, con “Napoli-New York”, esprime tutto il suo amore per i napoletani e la città di Napoli, capaci di rimboccarsi le maniche e trovare la luce della speranza anche nei momenti più bui, come dopo i terremoti o le grandi guerre che hanno devastato il Paese. Lo fa attraverso gli occhi innocenti dei bambini, protagonisti del film: Carmine e Celestina.
Il ragazzo, grazie alla sua capacità di adattarsi, diventa quasi un cosiddetto “capuziello”: un piccolo capo di quartiere che riesce a guadagnarsi da vivere gestendo affari illeciti come la vendita di sigarette di contrabbando o fare la “guardia del corpo” ai turisti stranieri.
La ragazza, invece, si comporta da spettatrice passiva degli eventi tragici: accetta con rassegnazione la perdita della casa, la malattia della zia, e la sua conseguente morte, metabolizzando tutto con una tristezza silenziosa, quasi come se si trattasse di una notizia prevista e inevitabile.
Questa dualità tra l’adattamento di lui e la rassegnazione di lei si trasforma in una grande speranza quando, per un susseguirsi casuale e bizzarro di eventi, si ritrovano a viaggiare clandestinamente verso l’America.
Per Celestina, l’America rappresenta la possibilità di riunirsi con l’unico legame familiare rimastole: la sorella. Per lei, il viaggio non è solo una fuga verso la terra delle grandi promesse, ma anche la speranza di una vita più serena e non solitaria. Carmine, d’altro canto, si adatta come sempre alla nuova situazione, senza legami da perdere o recuperare.
Attraverso il viaggio dei due bambini, il film rappresenta perfettamente la visione della vita tipica dei napoletani, fortemente radicata nella religione e nella speranza, nonostante le avversità.
La costante ricerca di una ispirazione religiosa a cui rivolgersi viene evidenziata dal momento, dolce e divertente allo stesso tempo, in cui la ragazzina vede la Statua della Libertà come una rappresentazione americana della Madonna e inizia a pregare perché soddisfi i suoi desideri.
Anche nella povertà estrema, inoltre, i napoletani non perdono mai l’occasione di condividere quel poco che possiedono. Emblema di questa caratteristica è la scena in cui i ragazzi, accettati a bordo della nave come sguatteri per guadagnarsi il pane, decidono di condividere il poco che riescono a mettere da parte con una donna disperata. Lei, precedentemente, aveva nascosto Carmine, proteggendolo dal Capitano (Favino), che non voleva clandestini sulla nave.
Nonostante la loro stessa povertà, i bambini scelgono di dividere il denaro, che avrebbero potuto usare per sopravvivere in America, con la donna che sta affrontando la malattia terminale del marito. Tragicamente, poco dopo, la donna si toglie la vita a seguito della morte di quest’ultimo.
Quando i ragazzi sbarcano in America, la terra delle promesse si rivela un miraggio. L’America appare luminosa, abbondante, e piena di felicità, ma per gli immigrati italiani (e quelli afroamericani) si rivela tutt’altro che idilliaca: il sogno americano è accessibile solo agli americani e gli stranienti sono trattati come esseri inferiori.
Questo viene evidenziato dalle parole e dalle azioni degli americani, che dipingono gli italiani come sporchi e alieni, incapaci di integrarsi per via della lingua incomprensibile e dei pregiudizi che li dipingono come amanti della sporcizia, vedendoli indossare gli stessi stracci per giorni interi; quindi, sono esclusi da bar e ristoranti, quasi fossero animali indesiderati.
Questa realtà dura viene evidenziata anche in momenti di silenzio nel film, come quando Celestina, rimasta sola, si rifugia in un’auto abbandonata per strada. Accanto a lei, su un muro, un cartello recita “Broken Promises” (promesse infrante), sottolineando il crollo delle speranze che aveva portato con sé dall’Italia, in opposizione ai cartelli sognanti che vedono appena sbarcano, che dipingono la famiglia perfetta ed il sogno americano.
Nonostante la delusione, i bambini non si arrendono. La ragazzina trova conforto, in un cinema, vedendo un film italiano di Roberto Rossellini, “Paisà”. Riconosce i vicoli e le strade di Napoli, ritrova le sue origini e si emoziona nel vedere i suoi amici e la sua città sul grande schermo, quasi impazzendo, volendo descrivere agli altri spettatori tutto quel che riconosce.
Il ragazzino, intanto, si avvicina al Capitano della nave, interpretato magistralmente da Pierfrancesco Favino. Inizialmente un nemico, il Capitano diventa gradualmente un alleato, aiutando Carmine a cercare Celestina in una corsa contro il tempo, prima che lei perda l’occasione di ritrovare la sorella e ricostruire un legame familiare.
Favino rappresenta un immigrato napoletano adattatosi alla perfezione alla vita frenetica americana, partendo da zero e trovando il modo di farsi un nome nella Little Italy newyorkese, prima, e nel resto del continente, dopo.
Risulta essere apparentemente sfacciato e sicuro di sé, quasi senza problemi nella vita, per poi dare gradualmente più tridimensionalità al personaggio, mostrando il suo lato più intimo e umano: la sofferenza che condivide con la moglie per la mancanza di figli, gli fa aprire sempre più il cuore nei confronti dei due bambini.
Le loro interazioni sono comiche sin da subito, partendo quasi come una guerra bizzarra tra i tre e man mano trasformandosi in un simpatico rapporto come se si svolgesse tra tre adulti che cercano di armonizzarsi.
Favino raggiunge il suo apice nel momento in cui fa l’impossibile per salvare la bimba, ricordando per certi versi moltissimo gli atteggiamenti del grande Edoardo De Filippo, nelle sue movenze e atteggiamenti.
Il terzo atto del film è un parallelismo con “C’era Una Volta in America”, ponendosi in contrapposizione a quest’ultimo: invece di rappresentare la nostalgia e la cattiveria che si è costretti a sopportare nell’America degli anni ‘50, ci si sofferma sulla gioia e la ricchezza del popolo, i ragazzi che giocano spensierati e la gente con abiti lussuosi ricchi di colore.
Qui si trova anche l’unico momento che fa distorcere il naso, una sbavatura fastidiosa che non rovina eccessivamente la visione: il voler rappresentare l’America puntando al risparmio, ha spinto Salvadores a rappresentare lo sbarco ed una scena in particolare di New York con l’uso del green screen, il quale risulta purtroppo molto evidente dando l’impressione che la nave ed i bambini siano stati ritagliati ed incollati sulla scena.
Soprattutto in una inquadratura che sarebbe stata perfetta altrimenti: i due bambini realizzano di essere nella terra promessa, guardando in una pozzanghera da cui, pian piano si riflette e si apre in tutta la sua bellezza l’America dei loro sogni davanti ai loro occhi.
Il ragazzino esprime una versione di Noodles che cerca di adattarsi e collocarsi in un mondo completamente nuovo dove non riesce a farsi capire, finché non trova il suo posto a Little Italy.
Analisi del finale di “Napoli-New York”
Il finale di “Napoli-New York” rappresenta in modo straordinario la visione del “lieto fine perfetto” americano, filtrata attraverso lo sguardo di un italiano. Il Capitano della nave, interpretato da Francesco Favino, anch’egli immigrato di origini italiane e desideroso di costruirsi una famiglia, decide insieme alla moglie di salvare dalla miseria i due orfani protagonisti del film. Dopo le avventure rocambolesche e le difficoltà incontrate in un’America che li respinge e li disprezza, il Capitano sceglie di adottarli, donando loro un futuro migliore.
Tuttavia, in un colpo di scena sorprendente e commovente, il ragazzo rifiuta apparentemente l’adozione. La sua motivazione non è un rifiuto della generosità dell’uomo, ma un desiderio profondo di indipendenza e di costruirsi una vita propria. Questo include il sogno di sposare la sua compagna di avventure. Accettare l’adozione significherebbe diventare fratello e sorella, precludendo per lui la possibilità di costruire una famiglia con lei.
Opinione finale con voto
La chimica tra i due bambini protagonisti e quella con il personaggio interpretato da Favino è il cuore pulsante del film, la base su cui si fonda la sua magia. Questo legame rende la pellicola incredibilmente calda, divertente e ottimista, capace di riscaldare l’anima come un pasto caldo durante una tempesta invernale.
Attraverso le vicende dei protagonisti, Salvatores riesce a dipingere un quadro struggente e profondo della capacità umana adattarsi a tutto, trasmettendo un messaggio di speranza e resilienza, invitando il pubblico a non perdere mai il sorriso, nemmeno nei momenti più difficili. Come nella vita, il film suggerisce che, anche nella notte più buia, potrebbe accadere qualcosa di inaspettato e straordinario, capace di trasformare tutto in meglio.
Questa favola moderna, come hanno sottolineato gli attori ed il regista, è una storia che riesce in tutto: commuovere, divertire ed ispirare. È un inno alla speranza e alla forza di guardare avanti, anche quando la vita sembra offrire solo ostacoli e difficoltà.
Voto: 8/10
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