Nightmare – La Nostra Recensione! (2024)
“Nightmare – Dal Profondo della Notte” è un film horror del 1984, scritto e diretto da Wes Craven, che racconta di Nancy e dei suoi amici che, perseguitati dal serial killer di adolescenti Fred (Freddy) Krueger, cerca di risolvere il mistero dietro quest’uomo che tortura i ragazzi nei loro sogni, prima di essere uccisa anche lei. In occasione del suo 40esimo anniversario, il film è tornato nei cinema il 2, 3 e 4 Settembre 2024. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
Non serve dire veramente niente su questo film, dopo 40 anni attira ancora gente ed è ancora amato da tutti. “40 anni e non sentirli” è una frase quanto mai azzeccata; il film, infatti, riesce a intrattenere e coinvolgere oggi come allora, risultando incredibilmente fresco e meraviglioso soprattutto a livello scenico e di fotografia.
Chiunque non l’abbia visto è sicuramente a digiuno di una pietra miliare del cinema e, ancor più del cinema dell’orrore, Wes Craven mette passione e cuore nei suoi prodotti e se c’è un’opera che racchiude tutto il suo cuore è proprio questo Nightmare, personaggio di cui si è poi voluto cavalcare l’onda in maniera troppo eccessiva, distruggendo un mito che, limitandoci unicamente all’opera prima, risulta uno dei cattivi più affascinanti di tutti i tempi, pur non essendo un mostro gigantesco, deforme provenuto dallo spazio profondo o dalle profondità degli inferi.
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L’incubo dietro l’Incubo: Curiosità su “Nightmare – Dal Profondo della Notte”
Nightmare/Freddy Krueger è sicuramente un personaggio carismatico che ha subito catturato l’attenzione delle persone; sicuramente complice del fatto è la sua estetica e caratterizzazione: apparentemente solo un uomo terribilmente sfigurato, vive nel regno dei sogni e può rappresentare tutto ciò che temi di più, ti conosce nel profondo, più di quanto tu possa conoscere te stesso.
Non c’è modo di evitare di entrare nel suo mondo e inevitabilmente ti senti vulnerabile, fragile e in trappola. A pensarci bene è l’equivalente urbano di It/Pennywise di Stephen King: entrambi sono mostri sanguinari, l’uno si nutre delle più recondite paure per diventare più potente e poi uccidere le proprie vittime; l’altro usa le suddette paure per torturare le proprie vittime in un sadico gioco che lo diverte finchè non decide di uccidere per pura vendetta.
Fu talmente un gran successo di pubblico da diventare poi, negli anni, un franchise che si esteso fino ad ottenere un totale di 9 film, una serie a fumetti, ben due videogiochi e addirittura una breve serie TV di due stagioni.
Gli anni ’80 sono stati gli anni d’oro per i film horror di categoria slasher, ognuno era amato più del precedente e, seppur apparentemente uguali tra loro, c’era qualche narrazione tra le righe che li differenziava.
Michael Myers, protagonista di Halloween (1978), incarnava i disturbi mentali, come la schizofrenia e l’isteria, presenti sin dalla sua infanzia e che lo hanno reso l’uomo imbattibile e sanguinario che tutti amiamo; Jason Voorhees, l’assassino di Venerdì 13 (1980), è anch’egli un bambino quando il suo dramma ha inizio, perseguitato dalla cattiveria, dall’ignoranza verso il diverso e dalla bigotteria e presuzione che porta la madre ad essere una donna iperprotettiva nei suoi confronti e a fargli il lavaggio del cervello (oltre, poi, successivamente a resuscitarlo).
Su questa onda di ossessione verso cattivi terrificanti, indistruttibili e la voglia irrefrenabile di vedere sangue e violenza, arriva poi Nightmare che, nel suo piccolo, sconvolge tutta la struttura finora creata.
Freddy Krueger non è stato un bambino vittima di persone senza cuore, non ha avuto alcun tipo di problema crescendo; è diventato un uomo che, purtroppo, si è rivelato un omicida di bambini ed è stato per questo giustiziato, ma è tornato in vita come demone.
Lui non insegue silenziosamente giovani adulti senza dire una parola, limitato in un piccolo spazio di un campo estivo o in una cittadina, è il primo che vive in un mondo non tangibile e di cui non abbiamo il controllo: il sogno, è questo che spaventa di più.
Freddy parla, gioca con le vittime per terrorizzarle sempre di più, inscena sempre una caccia del gatto e del topo per il suo senso disturbato del divertimento finchè non decide di essersi annoiato e pone fine al gioco; di conseguenza, è l’ennesimo successo del genere horror.
Tutti e tre questi personaggi hanno, poi, una cosa importantissima in comune: hanno fatto da trampolino di lancio a tre degli attori più importanti degli ultimi anni; Nightmare e Halloween, infatti, sono stati i prodotti di presentazione al grande pubblico di Jhonny Depp e Jamie Lee Curtis. Venerdì 13, invece, è letteralmente il quarto film della carriera di Kevin Bacon!
Il buon Krueger, tra l’altro, arrivò giusto in tempo: La casa produttrice New Line Cinema, infatti, era ad un passo dalla bancarotta ed è stata salvata proprio da questo film; infatti, successivamente si soprannomino ironicamente “The House that Freddy Built” (“La Casa che Freddy ha Costruito”) facendo contemporaneamente una bella citazione ed un degno riconoscimento alla creazione di Wes Craven.
Purtroppo, come spesso succede quando si vuole estendere una storia più per il portafoglio che per il cuore, i sequel (mai diretti da Craven stesso tranne uno) sono solo una triste ripetizione degli stessi meccanismi che hanno funzionano nel primo capitolo, risultando in una saga noiosa di già visto, che può gradire, non del tutto, solo il vero fan che riesce a “chiudere gli occhi” per amor del personaggio.
La saga tocca il suo fondo nell’anno 2003, dove due grandi e proficui franchise hanno ormai perso il loro mordente, non reggono la sfida del tempo ed ogni nuovo film va sempre peggio. Quale può essere l’unica soluzione plausibile? Recuperare entrambi in un colpo solo con un film crossover, ed ecco arrivare “Freddy vs. Jason”!
Il film ha un incipt decisamente disperato: Freddy è stato appena sconfitto da sua figlia (!!!) mentre Jason è stato brutalmente ucciso ed è finito all’inferno. Visto che il primo sta lentamente perdendo potere e quindi decide di resuscitare il secondo e fargli terrorizzare la sua città, prendendosi poi i “meriti” per reinstallare terrore nelle persone e recuperare potere. Man mano, però, Jason decide di agire sempre di più per conto suo, pestando i piedi al collega che, inevitabilmente, si irrita e si arriva ad uno scontro tra i due.
Nonostante sembri di una banalità disarmante, è il capitolo più proficuo della saga, anche se la critica non è proprio d’accordo.
Fortunatamente, dopo questo ultimo passo falso, si arriva direttamente al 2010 dove abbiamo “Nightmare”, un remake in cui il nostro è interpretato magistralmente da Jackie Earle Haley, che riprende fedelmente le atmosfere del primo, ricalcandone i punti di forza. Anche se rimane perlopiù un semplice copia e incolla dell’originale, ho ancora un ricordo positivo di quest’ultimo ed è un peccato il fatto che è stato stroncato dalla critica.
Seppur sono presenti molti elementi in comune con il primo capitolo, è stato dichiarato che più che un rifacimento è una rivisitazione del film dell’84, di cui si discosta per alcuni punti.
Il più interessante è sicuramente quello che riguarda le origini di Krueger: questo remake, infatti, ha ripreso l’idea che era presente in origine nella prima versione dello script di Kraven, in cui Freddy, piuttosto che omicida di bambini, era un pedofilo.
Questa idea, nel 1984, fu scartata per evitare eventuali accuse di sfruttamento della triste popolarità di episodi di molestie che stavano accadendo in quel periodo in California.
Analisi di “Nightmare – Dal Profondo della Notte”
Come già anticipato, il film risulta incredibilmente scorrevole a 40 anni dalla sua nascita, le attenzioni ai dettagli sono maniacali: Craven riesce con semplici inquadrature lontane con un graduale zoom, ad instillare terrore continuo, giocando tra luci ed ombre; da ricordare, in questo caso, la scena di Krueger con le braccia enormemente allungate lungo il vicolo che raggiunge Nancy quasi a volerla abbracciare, una scena che, forse proprio perché girata con effetti pratici, risulta ancora abbastanza credibile e affascinante.
Il montaggio rapido, che non lascia spazio a troppe spiegazioni noiose, non perde il ritmo nemmeno per un minuto; giocando, al tempo stesso, con l’attenzione dello spettatore, il quale in più di un caso non è mai sicuro che quel che vede è la realtà oppure il sogno.
Altra lode alla regia è l’uso dei dettagli, che raccontano più di quanto i personaggi stessi fanno: i primi piani sui volti dei genitori di Nancy la prima volta che lei nomina Freddy Krueger, oppure quello della madre quando la ragazza si ritrova con il cappello del nemico in mano, anticipano direttamente che quei personaggi nascondono qualcosa e che qualche incubo orribile è riaffiorato nella loro memoria.
Non bisogna dimenticare il comparto sonoro, composto principalmente da note di pianoforte tanto alte da essere stridule e disturbanti, imitando il fastidio dello stridore degli artigli metallici di Nightmare.
Una cosa di cui bisogna assolutamente enfatizzare e lodare Wes Craven è l’attenzione ai raccordi: per chi non conoscesse, per “raccordi” si intendono quei dettagli da una scena ad un’altra, dettagli che mantengono la coerenza del racconto e del contesto, e che sempre più spesso vengono ignorati.
Per fare un esempio: tutte quelle volte che un attore in un film o una serie tv ha, ad esempio, un bicchiere di Starbucks in mano con il logo in evidenza in una inquadratura e, nell’inquadratura successiva della stessa scena, il bicchiere è scomparso oppure il logo non è visibile, per tornare di nuovo visibile nella terza inquadratura. Questi sono esempi di mancanza di attenzione nei raccordi.
Wes Craven ha un’attenzione incredibile ai raccordi, dettaglio che mi ha colpito principalmente nel momento in cui Nancy combatte contro Freddy quando si addormenta in classe: in questa scena, per svegliarsi poggia un braccio su un tubo bollente procurandosi una grande ferita da ustione.
Nel momento in cui si risveglia e si agita dallo spavento, quando la prof l’afferra per calmarla si intravede l’ustione sul braccio.
Nella scena successiva, quando lei scappa via terrorizzata dalla scuola, man mano che si avvicina alla telecamera, ancora una volta si può intravedere abbastanza chiaramente l’ustione sul braccio, anche quando si dispera piangendo.
Solo dopo queste due scene, la ragazza nota il dolore e si guarda il braccio e c’è il dettaglio, la soggettiva della protagonista che nota l’ustione. Questa attenzione ai dettagli è completamente abbandonata ormai.
Analisi del finale di “Nightmare – Dal Profondo della Notte”
Il finale è in linea con tutta l’atmosfera del film, è tutto troppo bello per essere vero e qualcosa puzza tantissimo ed infatti, quel bellissimo dettaglio del tetto dell’auto che richiama i colori di Freddy, conferma i dubbi di quella vocina che ti parla nella testa in continuazione. Avrei onestamente preferito un finale in cui magari tutto il gruppo si ritrova bloccato e sotto tortura, piuttosto che catturare solo la madre di Nancy ma, in effetti, lei è una dei colpevoli principali della morte di Freddy.
È comunque il mio finale preferito, in quanto inizialmente erano previsti ben 4 finali differenti.
Inizialmente, il film avrebbe dovuto avere un lieto fine; Nancy uccide Krueger smettendo di credere in lui, si sveglia e scopre che era tutto un incubo. Quindi dice addio a sua madre e va a scuola con le amiche.
Robert Shaye, produtture del film, voleva un cliffhanger finale che avrebbe permesso la creazione di un sequel. Voleva ingannare il pubblico facendogli credere che Krueger fosse stato sconfitto, per poi rivelare che il finale è un incubo, con Freddy che allontana i ragazzi urlanti lontano dalla casa.
Wes Craven odiava questo finale, alla fine ne sono stati girati quattro; il lieto fine di Craven, il “finale Freddy” di Shaye e due versioni che risultano un compromesso tra Craven e Shaye, in cui la madre di Nancy viene trascinata di nuovo in casa, ma che lascia il pubblico confuso su ciò che vede.
Opinione finale con voto
Il film soltanto nella scena finale in cui Freddy “scompare” scricchiola leggermente, quindi, per un film da 80 minuti di 40 anni fa è un ottimo traguardo.
Se mi dilungassi non farei altro che ripetere ciò che si è già detto ed è già noto: Nightmare è diventato un cult non solo per il carisma indiscutibile di Robert Englund e del personaggio di Freddy Krueger che risulta freschissimo ancora oggi, ma anche per l’attenzione e la cura che il regista ha posto in questo progetto, la sua più bella creatura.
Una visione al film non va negata, in quanto è carico della tendenza più slasher e violenta dilagata negli anni ’80, le musiche, i colori e tutto intorno trasuda di quel periodo, è una bellissima cartolina nostalgica.
Oltre che per la passione al genere horror e alla categoria slasher, il film DEVE essere visto da ogni cinefilo ed ogni studioso di regia, montaggio e scenografia, perché è uno dei relativamente pochi esempi che un lavoro fatto bene resta cristallizzato; dimostra quando non sia necessario utilizzare della computer grafica, jumpscare o studiare scenografie esagerate o accattivanti. Certe volte basta solo un po’ di fantasia e genialità, un buon gioco di suoni ed ombre può valere più di migliaia di dollari di mostri in CGI.
Voto: 10/10
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