Nosferatu – La nostra recensione del film nuovo di Robert Eggers!
Nosferatu di Robert Eggers è un racconto gotico sull’ossessione tra una giovane donna tormentata e il terrificante vampiro che si è infatuato di lei, provocando un indicibile orrore. Era il 1922 quando uscì Nosferatu diretto da F.W. Murnau che, dopo un iniziale flop, sarebbe stato destinato a diventare non solo il caposaldo del genere horror, così iconico, così terrificante e rivoluzionario e innotavio che sarebbe davvero difficile da immaginare un mondo senza Nosferatu e senza il suo iconico Max Schreck nei panni del Conte Orlok.
In base a quanto detto c’era quindi molto tremitazione per ciò che voleva realizzare Robert Eggers qui al suo quarto lungometraggio dopo The Witch, The Lighthouse e The Northman. Ma quindi dopo anni di gestazioni com’è Nosferatu di Robert Eggers? Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “Nosferatu” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler, analisi sull’importanza cinematografica di Nosferatu e concludendo con l’opinione finale riassuntiva.
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Recensione No-Spoiler di “Nosferatu”
Un’oscurità claustrofobica avvolge la scena, accompagnata dal suono inquietante di un carillon e da una misteriosa richiesta formulata dalla protagonista, Ellen Hutter, interpretata magistralmente da Lily-Rose Depp. È con queste premesse suggestive che si apre il nuovo film scritto e diretto da Robert Eggers, un progetto ambizioso che porta il peso di un’eredità storica: il remake dell’omonimo capolavoro del 1922, diretto da F.W. Murnau. Quest’ultimo, figura emblematica dell’espressionismo tedesco e autore di opere immortali come Aurora e L’ultima risata, firmò un film che, a distanza di un secolo, rimane innovativo e capace di incutere timore con la sua estetica visionaria e i suoi contenuti angoscianti.
Eggers, che vide Nosferatu per la prima volta a soli otto anni, ne rimase profondamente colpito, tanto che già a diciassette anni ne realizzò una versione teatrale. Nei suoi piani originali, Nosferatu doveva essere il suo secondo lungometraggio dopo The Witch, interpretato da Anya Taylor-Joy, la quale avrebbe dovuto inizialmente vestire i panni che oggi appartengono a Lily-Rose Depp. Questo progetto è dunque una sorta di ritorno alle origini per Eggers, un omaggio appassionato e consapevole al classico di Murnau.
Uno degli aspetti più straordinari di questo remake è la messa in scena impeccabile. Ogni inquadratura, anche la più semplice, si configura come un’opera d’arte, un quadro in movimento che cattura l’occhio dello spettatore. Gli scenografi svolgono un ruolo fondamentale nel dare vita a un universo visivo ricco di dettagli eppure opprimente, dove ogni ambiente sembra soffocare i personaggi. Questa sensazione di claustrofobia si insinua sotto la pelle, accompagnando lo spettatore per tutta la durata del film, fino alla struggente inquadratura finale, di cui parleremo più dettagliatamente nella sezione dedicata agli spoiler.
La regia di Eggers si dimostra eccezionale: ogni sequenza è un piccolo capolavoro di tensione e atmosfera. Eggers riesce a mostrare il necessario senza mai cadere nell’eccesso, mantenendo un equilibrio perfetto tra eleganza formale e impatto emotivo. L’intera sezione ambientata nel castello di Orlok è semplicemente memorabile: un luogo angusto e inquietante, capace di evocare i peggiori incubi, che richiama alla mente le atmosfere di Murnau e Herzog, ma con uno stile profondamente personale e moderno.
Ciò che distingue il Nosferatu di Eggers è la sua capacità di adattare l’iconica storia di Bram Stoker al 2024, sfruttando tecnologie avanzate e sensibilità contemporanee. La fotografia di Jarin Blaschke, collaboratore storico del regista, raggiunge qui vette di perfezione. Le scene notturne o illuminate debolmente da una candela o da un camino sono realizzate con una cura maniacale, creando un’atmosfera rarefatta che amplifica l’angoscia.
Il cast di Nosferatu è di alto livello e merita elogi. Lily-Rose Depp offre una performance intensa, caratterizzata da una freddezza che risulta affascinante e piena di sfumature. Nicholas Hoult, che di recente abbiamo apprezzato in Giurato Numero 2 di Clint Eastwood, conferma ancora una volta il suo talento, mentre Bill Skarsgård si cala nei panni del Conte Orlok con una maestria straordinaria. Il suo Orlok è una figura demoniaca e magnetica, resa ancora più inquietante da un eccezionale lavoro di trucco che lo trasforma in un essere quasi irriconoscibile, rispettando l’iconografia del personaggio interpretato per la prima volta da Max Schreck nel 1922 e da Klaus Kinski nel remake di Herzog del 1979.
Anche il resto del cast si distingue: Willem Dafoe, in particolare, si rivela irresistibile in un ruolo folle e macabramente divertente, regalando alcune delle scene più memorabili accanto a Depp e Hoult. Tuttavia, una nota dolente riguarda Emma Corrin e Aaron Taylor-Johnson. Sebbene i loro personaggi non siano privi di interesse, risultano marginali rispetto al cuore della narrazione, lasciando allo spettatore il desiderio di una maggiore profondità.
Un elemento distintivo che merita di essere menzionato in Nosferatu è la sottile ma palpabile tensione erotica e carnale che caratterizza i personaggi interpretati da Lily-Rose Depp e Bill Skarsgård. Questo tema, sapientemente intrecciato nella narrazione, conferisce ulteriore profondità alle dinamiche tra i due protagonisti e culmina in un finale mozzafiato. L’epilogo, di una bellezza visiva e narrativa straordinaria, si impone come uno dei momenti più alti dell’intera filmografia di Robert Eggers: sublime e profondamente commovente, capace di lasciare lo spettatore senza fiato.
Come ogni opera ambiziosa, Nosferatu non è privo di difetti. Uno dei problemi più evidenti è rappresentato da una certa verbosità nei dialoghi. Sebbene molte battute siano ben scritte e funzionali alla costruzione dell’atmosfera, alcune sequenze avrebbero potuto beneficiare di tagli o sintesi. Eggers stesso ha rivelato di avere una director’s cut di circa tre ore, suggerendo che il montaggio finale abbia richiesto compromessi per adattarsi a un formato più accessibile.
Un altro piccolo neo è rappresentato da un “finto” jumpscare, una scelta narrativa sorprendente e forse inaspettata per un regista che ci ha abituati a un horror psicologico e sottile con film come The Witch e The Lighthouse. Sebbene non sia un elemento realmente problematico, potrebbe far storcere il naso agli spettatori che apprezzano la tensione graduale e calibrata tipica del suo stile.
Nonostante queste imperfezioni, il Nosferatu di Eggers non è solo un remake, ma un’operazione cinematografica di alto livello. Non si tratta di un capolavoro perfetto, ma di un’opera che si distingue per la sua capacità di coniugare scrittura, regia e visione artistica. In un panorama spesso dominato da produzioni mediocri e remakes poco ispirati, il lavoro di Eggers emerge come un esempio di grande maestria.
La forza del film risiede nella sua resa visiva, che eleva molte sequenze a veri e propri quadri viventi. Queste immagini non sono semplici esercizi di stile, ma momenti che si intrecciano perfettamente con il linguaggio del racconto, raggiungendo un apice estetico ed emotivo che pochi registi contemporanei riescono a toccare.
Voto: 9,5/10
Recensione Spoiler di “Nosferatu”
Il rischio maggiore nel realizzare un film come Nosferatu è quello di cadere nell’imitazione sterile, copiando pedissequamente il lavoro di maestri come F.W. Murnau e Werner Herzog. Questo approccio, per quanto tecnicamente corretto, rischierebbe di produrre un’opera priva di personalità, relegata a un esercizio di stile che, pur rispettoso dell’originale, non aggiungerebbe nulla di nuovo al panorama cinematografico. Robert Eggers, invece, dimostra di saper evitare con maestria questa insidia, creando un film che non solo si distingue per la sua originalità, ma che riesce a reinterpretare il mito di Nosferatu con una visione consapevole e audace.
Eggers apporta modifiche alla narrazione, come il ruolo più centrale di Ellen, interpretata da Lily-Rose Depp, e una rappresentazione più fisica e tangibile del Conte Orlok, affidata a un magistrale Bill Skarsgård. Queste scelte, sebbene possano apparire discordanti per i puristi delle versioni precedenti, arricchiscono l’opera con una profondità emotiva e visiva unica, trasformando il remake in qualcosa di più di un semplice omaggio: un’interpretazione moderna che esplora temi universali come l’ossessione, la fragilità umana e il confronto tra bellezza e mostruosità.
Tra le sequenze più memorabili spicca l’intera sezione dedicata al castello del Conte Orlok, un luogo che Eggers trasforma in un vero e proprio personaggio. Il castello, con i suoi corridoi umidi, soffocanti e intrisi di un’oscurità palpabile, diventa una rappresentazione fisica della malvagità del vampiro. Qui, ogni traccia di vita è completamente prosciugata, e l’atmosfera opprimente amplifica la tensione emotiva, coinvolgendo lo spettatore in un’esperienza visiva e sensoriale unica.
Di grande impatto è anche la sequenza dell’arrivo della peste sulla Demeter, la nave che trasporta il Conte Orlok insieme alle bare di terra e ai topi portatori di malattia. La scena si sviluppa in un’escalation di morte e orrore che culmina con la prematura scomparsa di Anna (Emma Corrin), moglie di Friederich (Aaron Taylor-Johnson). Questo evento conduce a una delle scene più disturbanti del film: una sequenza di necrofilia nella tomba di famiglia, con i corpi delle figlie della coppia, anch’esse vittime di Orlok, che giacciono accanto. Eggers non teme di spingersi verso territori narrativi estremi, dimostrando una volta di più il suo coraggio artistico.
Il finale del film rappresenta uno dei momenti più alti e commoventi del cinema di Eggers. Dopo la distruzione simbolica della terra e della bara di Orlok da parte del personaggio di Willem Dafoe, la narrazione culmina in una scena di straordinaria intensità emotiva. Ellen e Orlok si abbandonano a un rapporto sessuale che unisce, in un contrasto straziante, la fragilità e la bellezza della donna con la mostruosità del vampiro. Il sacrificio finale di entrambi, con Orlok che muore esposto alla luce del giorno ed Ellen che esala il suo ultimo respiro nello stesso momento, è reso attraverso un’inquadratura che racchiude l’essenza del film: potente, poetica e visivamente straordinaria.
Questa scena, che si impone come la più bella di tutto il film, non solo testimonia la straordinaria abilità di Eggers nella costruzione dell’immagine, ma rappresenta anche il culmine della sua capacità di intrecciare narrazione e simbologia. Nosferatu non è solo un film horror, ma un’esperienza cinematografica che conferma Eggers come un maestro del suo tempo, capace di reinventare un classico senza tradirne lo spirito.
Opinione finale con voto
Nosferatu di Robert Eggers è stato un progetto lungamente atteso, e questa attesa è stata in gran parte ripagata con un’opera che riesce a stupire e affascinare. Il film si presenta come un grande omaggio ai classici di F.W. Murnau e Werner Herzog, ma riesce al tempo stesso a costruire una propria identità, arricchendosi di tematiche originali. Tra queste, spiccano il tema dell’ossessione, il desiderio carnale e primitivo incarnato dal vampiro, e la complessità psicologica del personaggio interpretato da Lily-Rose Depp. Quest’ultima offre una performance straordinaria, dimostrando grande maturità attoriale e conferendo al suo personaggio uno spessore emotivo che si intreccia perfettamente con la profondità degli incredibili dialoghi scritti da Eggers.
Trovare difetti significativi in questo film non è facile. La regia di Eggers è sublime, capace di catturare lo spettatore e trascinarlo in un universo di oscurità, ombre e tensione palpabile. La fotografia, firmata da Jarin Blaschke, è semplicemente maestosa, caratterizzata da un uso magistrale della luce e del colore, in particolare nelle sequenze notturne o dominate da una fioca illuminazione. Ogni inquadratura è studiata al dettaglio, e la composizione visiva contribuisce a immergere lo spettatore in un’atmosfera gotica e disturbante.
Il cast, nel suo insieme, è straordinario. Lily-Rose Depp si conferma una presenza scenica potente, mentre Nicholas Hoult e Willem Dafoe offrono interpretazioni memorabili, ciascuno con una propria unicità. Tuttavia, è Bill Skarsgård nei panni del Conte Orlok a dominare la scena. Con una fisicità imponente e uno sguardo magnetico, il suo vampiro è tanto terrificante quanto affascinante, una creatura che incarna il male puro ma con sfumature di complessità. La colonna sonora di Robin Carolan è un altro elemento chiave: le sue note cupe e suggestive non si limitano ad accompagnare le immagini, ma diventano il cuore pulsante del film, amplificando la tensione e dando vita a un’esperienza sensoriale immersiva.
Nonostante i numerosi pregi, Nosferatu non è esente da alcune piccole imperfezioni. Alcuni dialoghi risultano forse troppo prolissi e avrebbero potuto essere snelliti senza sacrificare l’intensità emotiva. Inoltre, alcune scelte narrative introdotte da Eggers avrebbero meritato uno sviluppo più approfondito, lasciando intravedere il potenziale di una versione più lunga e dettagliata. Questo aspetto rende ancora più interessante l’idea di una director’s cut di tre ore, di cui il regista ha accennato in interviste.
Nonostante queste lievi criticità, Nosferatu si impone come un capolavoro moderno del cinema horror, un film di rara potenza visiva e narrativa. Eggers riesce a rendere omaggio al passato dei grandi film sui vampiri, innovandone al contempo gli elementi chiave per adattarli ai tempi moderni. Il risultato è una pellicola che non solo celebra l’eredità del genere, ma la espande, raggiungendo i vertici della cinematografia di Eggers.
Fin dai tempi di The Witch, il regista newyorchese ha dimostrato una maestria unica nella regia e nella narrazione. Con Nosferatu, tuttavia, sembra aver raggiunto l’apice della sua carriera, confezionando un film che non è solo un’opera d’arte visiva, ma anche un’esperienza emotiva intensa e duratura. Un esempio di come il cinema possa reinventare il classico e renderlo eterno.
Voto: 9,5/10
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