Cinema

PSYCHO – ECCO PERCHÉ IL CAPOLAVORO DI HITCHCOCK È UN’OPERA SENZA TEMPO (2022)

Per pochi giorni è rispuntato in alcune sale italiane Psycho, la pellicola del 1960 del maestro del thriller Alfred Hitchcock e noi di NerdAlQuadrato abbiamo deciso di non perderci questa occasione per vedere una delle pellicole che hanno fatto la storia del cinema direttamente sul grande schermo e dire la nostra su quest’opera che, ancora, riverbera nel cinema contemporaneo.

⚠️ ATTENZIONE: ALLERTA SPOILER SU “PSYCHO” ⚠️

Hitchcock è da sempre riconosciuto come uno dei padri della cinematografia mondiale. Da lui sono sopraggiunti stili come quello felliniano o di Kubrick, di seguito uno Scorsese o De Palma, ed in tempi moderni anche un Tarantino o Fincher. Ma per parlare dello stile del regista perderemo ore e immense pagine. Le nostre intenzioni sono quelle di capire come mai, tutt’oggi, Psycho è citato e preso in considerazione quando si parla di fare cinema. Quel film che è considerato l’opera magna dell’autore.

PSYCHO - ECCO PERCHÈ IL CAPOLAVORO DI HITCHCOCK È UN'OPERA SENZA TEMPO (2022)
Psycho

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La trama in breve

Per chi non ha ancora recuperato questo capolavoro qui facciamo un breve riassunto dell’opera: la storia di Psycho segue le vicende di vari personaggi. La prima è l’impiegata Marion Crane, che, dopo aver rubato quaranta mila dollari al proprio capo, fugge dal suo amante Sam Loomis. Lungo il tragitto decide di fermarsi al Bates Motel, lungo la strada. Li incontra il proprietario Norman Bates che, inizialmente, si mostra molto amichevole, anche se la protagonista sente dei forti battibecchi tra lui e la madre.

Dopo un lungo dialogo i due si congedano e mentre Marion sta facendo la doccia nella propria stanza la figura della madre entra nel bagno e pugnala la ragazza a morte. Sopraggiunge Norman che, visto il misfatto, decide di occultare il corpo e le prove.

Una settimana dopo la sorella di Marion, Lila Crane, si reca dall’amante della sorella Sam Loomis, per avere notizie ma anche lui non ha notizie da tempo. Sopraggiunge anche un detective privato, ingaggiato dal derubato, Milton Arbogast. L’uomo inizia a girare per tutti i motel della città fino a quando non si imbatte nel Bates Motel. Li si rende conto che il proprietario, Norman, e soprattutto la madre malata, nascondono qualcosa. Dopo aver informato la sorella e l’amante di Marion si reca di nascosto al motel e cerca di introdursi nella villa, ma appena salite le scale viene attaccato ed ucciso dalla figura della madre.

Per indagare si recano al motel anche Lila e Sam. Fingendosi una coppia, mettono in atto il loro piano: mentre l’uomo distrae Norman, la donna sale su alla villa per parlare con l’anziana signora. Purtroppo, dopo un primo sopralluogo, Lila si fa scoprire e dopo aver tramortito Sam, Norman corre alla casa. La donna si nasconde nella cantina dove seduta su una sedia trova il cadavere della madre. Al suo urlo sopraggiunge Norman Bates vestito da donna armato di pugnale, sta per avventarsi sulla ragazza fino al sopraggiungere di Sam che lo blocca.

Psycho si chiude con uno psicologo che spiega l’arcano, Norman Bates ha una doppia personalità, la sua e quella della madre. Quella che commetteva gli omicidi era quella femminile che poi veniva alternata da quella maschile per occultare le prove. La prima delle sue vittime era stata la stessa madre, che aveva ucciso per una crisi di gelosia nei confronti del compagno di lei.

PSYCHO - PERCHÈ IL CAPOLAVORO DI HITCHCOCK È UN'OPERA SENZA TEMPO (2022)
Psycho

Il capolavoro di Alfred Hitchcock

Il termine “capolavoro”, in questo caso, non è usato a sproposito; se guardato con un occhio critico ci possiamo rendere conto, anche facilmente, di come Psycho sia l’opera più rappresentativa di Hitchcock. Già dai titoli di testa ci rendiamo conto di come questa pellicola sia iconica, la colonna sonora composta da Bernard Herrmann è riconoscibile anche oggi, tra citazioni, omaggi e riutilizzi, da chiunque gli presti orecchio.

La suspense che si viene a creare piano piano, sottolineata molto più dai rumori che dall’assenza di musica. Queste caduto, oggi definibili buffe, da scale, discese e davanzali. La sua passione per le tende (come ci tiene a sottolineare anche Caparezza in Fugada) e per gli uccelli (filo conduttore diretto dallo studio di Norman Bates alla successiva pellicola, appunto Gli Uccelli). Fino alle inquadrature dall’alto e i personaggi che guardano direttamente in camera, la grande chiusura di Psycho con il killer che guarda direttamente noi con quell’espressione che, ancora oggi, fa venire la pelle d’oca.

Da una prima visione, quasi superficiale, già si può vedere come tutti questi elementi siano presenti in questa pellicola; un connubio che rappresenta uno degli apici di Hitchcock, ormai giunto, nel 1960, ad un’abilità mostruosa con la macchina da presa. Un modo di fare film, in particolare di fare Thriller, che in epoca contemporanea viene ancora utilizzata, non solo nella Hollywood dove si era acquietato, ma in tutto il mondo.

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L’influenza di un opera

Si può parlare di precursore, parlando di Alfred Hitchcock, anche quando prendiamo in considerazione un concetto che, sempre più, si sta diffondendo oggi quasi in qualsiasi ambito: il concetto di multimedialità e intermedialità.

Ripercorrendo la storia dell’opera troviamo come, già all’inizio degli anni sessanta, quando il cinema era ancora in bianco e nero, una storia intermediale. Parlando della trama basti pensare che l’origine di tutto nasce dalle pagine del giornale , da quelle notizie che parlavano del serial killer Ed Gein, passando per il romanzo di Robert Bloch, che si intitola sempre Psycho.

Giunti all’origine dell’opera di Hitchcock possiamo trovare, oltre che con il media libro, un altro punto di congiunzione, ovvero quella dell’arte. In particolare, per esempio, possiamo vedere come l’opera Casa lungo la ferrovia di Edward Hopper, sia stata utilizzata dal regista per ricreare la scenografia principale del film, la casa di Norman Bates e “sua madre”.

Già a questo punto potremmo parlare di precursore, ma il nostro viaggio non finisce qui. Perché Psycho ha portato influenze ovunque; in primis nel mondo del cinema dove, se non vogliamo prendere in considerazione gli svariati sequel, possiamo comunque contare molti rimandi (per esempio in Identity o in Orphan). Altrove possiamo vedere come altri media abbiano citato l’opera, in Tv con i Simpson, sui fumetti con Dylan Dog.

Questa è una delle più grandi manifestazioni di come, involontariamente, Hitchcock abbia segnato la storia del cinema, con molte pellicole come con Psycho. Questa breve analisi dimostra la magnificenza di un film che, pur avendo più di quaranta anni sulla spalle, pur scricchiolando per colpa di quegli elementi che caratterizzavano lo schema di quella Hollywood dei nuovi autori, chiamata New Hollywood, influenza ed emoziona ancora oggi chi si siede davanti allo schermo e lo guarda.

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