Biancaneve – La nostra recensione in anteprima del nuovo live-action Disney! (2025)
“Biancaneve“ è l’ultimo remake live-action dei classici Disney, adattamento del film del 1937 “Biancaneve e i sette nani“, il primo lungometraggio animato della storia della casa produttrice americana. In questa nuova versione diretta da Marc Webb (“The Amazing Spider-Man”, “500 Giorni Insieme”), che approderà in sala il 20 marzo, a vestire i panni della principessa è l’attrice Rachel Zegler, mentre Gal Gadot interpreta la regina cattiva. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto in anteprima e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “Biancaneve” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto) e recensione spoiler, concludendo con l’opinione finale riassuntiva.

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Recensione No-Spoiler di “Biancaneve”
“Biancaneve” è l’ennesimo tentativo della Disney di “modernizzare” una vecchia storia, adattandola, in qualche modo, al tempo che corre. Parallelamente, però, è l’ennesima operazione che non funziona, che cade nel vuoto dello squallore e dell’inutilità. Si tratta di un’ulteriore opera che risente del confronto con il colosso animato originale, da cui cerca di prendere le distanze, fallendo miseramente.
Rachel Zegler interpreta una principessa forte, emancipata, dall’animo combattivo e buono, ben lontana dalla mitezza, mansuetudine e semplicità della versione originale. Si tratta di una combattente, una vera e propria guerriera del popolo, che desidera riportare giustizia sociale e prosperità nel suo amato regno, finito nelle perfide grinfie della Regina Cattiva (Gal Gadot). Purtroppo, però, il casting è completamente errato: nessuna delle due attrici protagoniste possiede la physique du rôle adatta alle rispettive parti (così come la maggioranza del cast).
La sceneggiatura di Erin Cressida Wilson aggiunge dettagli e personaggi alla storia narrata nel film del ’37, aumentando il world-building e l’esplorazione del mondo fiabesco; peccato che, per la maggior parte, si tratti di ovvietà su cui si poteva sorvolare, oppure di invenzioni inutili, banali e spesso insensate e inspiegabili, che tradiscono l’opera dei fratelli Grimm e il classico d’animazione. Molte di queste scelte, sicuramente, scateneranno polemiche a non finire; si tratta, però, di controversie che potevano essere tranquillamente evitate.
Anche la regia di Marc Webb appare pigra e svogliata, con una messa in scena spesso errata e involontariamente comica, con scene che sembrano uscite da un b-movie americano (anche a causa di una fotografia a tratti orrenda), la quale contribuisce ad aumentare il numero di scene “trash” presenti all’interno della pellicola. La direzione degli attori, inoltre, è pessima: la Zegler e la Gadot sono frequentemente in overacting; quando non lo sono, risultano poco espressive, specie la seconda.
Dal punto di vista musicale, il film è complessivamente godibile, eccetto alcune canzoni davvero imbarazzbanti ed evitabili; tuttavia, sia la colonna sonora sia la quasi totalità delle canzoni sono estremamente dimenticabili e anonime. Un discorso simile si potrebbe fare per le coreografie: la sequenza di ballo con cui si apre il film è molto bella, ma progressivamente i numeri successivi si vanno a “normalizzare“, rispecchiando la generale pigrizia della regia.
Voto: 3/10

Recensione Spoiler di “Biancaneve”
“Biancaneve” è un remake fallimentare sotto numerosi aspetti. Innanzitutto ci troviamo davanti a una storia completamente diversa da quella inventata dai fratelli Grimm e trasposta nel film del ’37, con diverse rivisitazioni inutili e cambiamenti che appaiono ingiustificati.
Il materiale aggiunto, in effetti, dovrebbe servire a dare più contesto alla storia, ad aumentare il world-building e l’esplorazione del mondo fiabesco e incantato; tuttavia, la maggior parte delle aggiunte sono spesso e volentieri delle ovvietà, delle precisazioni inutili, che, insieme ai dialoghi macchinosi e artificiali, rendono il film didascalico e insopportabile. Un particolare esempio dell’enorme complessità e artificiosità delle situazioni è l’iconica scena dove il cacciatore punta la lama del suo pugnale verso Biancaneve: nella realtà nessuno rimarrebbe fermo, immobile e impassibile, chiedendo spiegazioni al suo assassino. Normalmente la gente scappa, urla, si dispera…
Analogamente, le rivisitazioni della storia originale e i cambiamenti apportati sono numerosissimi, ma la maggior parte di essi risultano inspiegabili, forzati e totalmente immotivati. La modifica più evidente e insensata è sicuramente la caratterizzazione della protagonista: perché una ragazza non può desiderare semplicemente una storia d’amore bella, romantica e duratura? Perché l’idea di ragazza forte coincide spesso e volentieri con il ritratto di una guerriera tosta che sfida la società e il potere?
Il personaggio di Jonathan – frutto della fantasia di Erin Cressida Wilson – appare altrettanto odioso, vuoto e futile. Per quale ragione la figura del principe è stata sostituita in favore di un altro interesse amoroso? Perché una ragazza, per essere un personaggio forte, non può sognare un principe azzurro?
Parallelamente, l’opera va avanti a suon di ingenuità e buchi logici: l’evasione di Jonathan e del cacciatore (che riescono a liberarsi con il potere dell’amicizia e della collaborazione); lo scontro finale con i nani che arrivano inspiegabilmente al castello… Ma soprattutto, se tutti si ricordavano quanto fosse bella la vita sotto il regno dei genitori di Biancaneve – esercito compreso – perché nessuno ha mai tentato una rivoluzione? Com’è possibile che tutti i cavalieri e il popolo non siano riusciti ad avere la meglio sulla Regina Cattiva? Una sovrana che, tra l’altro, non incute terrore come dovrebbe: la sua figura non suscita mai sgomento e paura. Sembra, al più, il bulletto di una scuola media.
L’interpretazione anonima di Gal Gadot (spesso in overacting) e la terribile fotografia di Mandy Walker non aiutano di certo. Per esempio, l’uso di una palette di colori caldi nel laboratorio della regina non permette di provare angoscia e orrore; tutto il contrario.
Allo stesso tempo, anche la scenografia di Kaven Quinn risulta spesso finta, quasi fatta di plastica e anonima. Tornando all’esempio del laboratorio: l’ambiente appare standard, uguale a tanti altri, e non provoca nessun emozione. La minaccia non è più percepibile, il potere e la personalità già debole della cattiva vengono ancora meno.
Il film risente, in linea generale, della regia pigra e svogliata di Marc Webb, caratterizzata da una messa in scena spesso involontariamente comica, tanto da assomigliare a quella di un b-movie; si pensi alla sequenza dove la foresta prende vita, o ancora quella dove i nani fanno irruzione nel castello, tutti armati del proprio piccone, in stile Avengers… Ma ci sono veramente tanti altri esempi, uno di questi è l’uso dello slow motion, scelta artistica sbagliata e poco adatta al contesto delicato della storia, che dimostrano come la fiaba sia stata poco capita e mal interpretata.
Un altro cambiamento che evidenzia l’estrema banalità e la superficialità del remake riguarda “il luogo di risposo” di Biancaneve. Nel classico d’animazione, i nani costruiscono una stupenda bara di cristallo con dettagli dorati; nella versione live-action, la principessa viene deposta su una pietra, sotto quattro rami che formano una sorta di cupola naturale mal riuscita…
Persino il casting, in effetti, è sbagliato. Sembra che il processo sia stato fatto in modo completamente casuale, prendendo tantissimi dettagli alla leggera. I genitori di Biancaneve possiedono una carnagione chiarissima, come possono aver dato origine a una bambina di etnia ispanica?
Inoltre, se il film voleva davvero farsi promotore di saldi principi di inclusività, perché non affidare i ruoli dei nani a degli attori realmente affetti da nanismo, i quali faticano notevolmente a trovare lavoro all’interno dell’industria cinematografica. La scelta di affidare la parte di Quig a George Appleby assume, così, i contorni del ridicolo, la forma di una polemica destinata a diventare virale nei prossimi mesi. Ancora una volta, però, si tratta di una controversia che poteva essere evitata.

Opinione finale con voto
In conclusione, “Biancaneve“ è una pessima rivisitazione della fiaba dei fratelli Grimm. Il film sembra un vero e proprio mappazzone di idee confuse e banali, messe in scena con estrema pigrizia, pochissima cura e un pessimo gusto estetico. L’impressione è che a nessun membro del cast e della crew importasse qualcosa della storia, né della versione originale né dell’adattamento di quest’anno. Viene, allora, da chiedersi dove siano finiti i $269 milioni di budget spesi dalla Disney. Una cifra esorbitante, che la casa produttrice difficilmente riuscirà a coprire.
Voto: 3/10

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