Il Gladiatore II – La nostra recensione del sequel dell’iconico film di Ridley Scott! (2024)
Ridley Scott torna in sala a 86 anni suonati (che saranno 87 a fine novembre) con il suo nuovo colossal storico: “Il Gladiatore II”, seguito dell’omonimo film del 2000 con protagonista Russell Crowe nel ruolo dell’indimenticabile Massimo Decimo Meridio. Questa volta, nel ruolo del protagonista troviamo Paul Mescal, che interpreta una versione cresciuta di Lucio, il figlio di Lucilla; al suo fianco: Pedro Pascal nelle vesti del generale Acacio; Denzel Washington nei panni di Macrinus e Joseph Quinn e Fred Hechinger nelle vesti degli imperatori gemelli Geta e Caracalla. Il film sarà distribuito nei cinema italiani a partire dal 14 novembre.
Sin dal suo annuncio, una sola domanda ha scosso e pervaso la mente dei fan: si tratta di un sequel veramente necessario? Noi di Nerd Al Quadrato abbiamo avuto l’opportunità di entrare nell’arena in anteprima e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione de “Il Gladiatore II” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler, analisi del finale, concludendo con l’opinione finale riassuntiva.
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Recensione No-Spoiler de “Il Gladiatore II”
Dopo più di vent’anni dalla prima volta, Ridley Scott ci riporta nella sua versione dell’Antica Roma. Sono passati 16 anni dalla morte di Marco Aurelio e, sotto il controllo degli imperatori gemelli Caracalla (Fred Hechinger) e Geta (Joseph Quinn), la capitale è nel caos più totale. Di fronte a due nuovi tiranni svalvolati e opprimenti, il cui unico obiettivo pare sia aumentare il loro prestigio e il controllo sulle terre straniere, il sogno di ridare Roma al suo popolo sembra ormai tramontato definitivamente.
L’ego smisurato dei fratelli è supportato dagli innumerevoli trionfi bellici dell’abile generale Acacio (Pedro Pascal), artefice anche dell’ultima conquista: la Numidia, che si aggiunge al già vasto territorio dell’impero. È qui che ritroviamo Lucio (Paul Mescal), il quale, in un tutti questi anni, si è rifatto una nuova vita: ha una moglie, Arishat; è benvoluto nella società numida e ne è il comandante dell’esercito. Il suo destino, però, è destinato a scontrarsi con la campagna militare di Acacio, le cui truppe sono decisamente meglio equipaggiate.
L’esito della battaglia era prevedibile, così come le sorti del povero Lucio, che viene catturato come prigioniero di guerra e venduto come schiavo. Il suo nuovo padrone sarà Macrino, un abile, eccentrico scalatore sociale, interpretato magnificamente da Denzel Washington. Da qui avranno inizio la carriera del nuovo, giovane gladiatore e il suo viaggio verso la riscoperta delle proprie origini.
Scott, in questo secondo capitolo, dimostra di essere maturato ulteriormente dietro la macchina da presa. La regia è più pulita, spettacolare, attenta e dinamica; i combattimenti sono esaltanti e le scene d’azione vengono dirette magistralmente. I soldati e i gladiatori si sporcano, sono sudati e sudici, mai “belli da vedere”. La loro sporcizia, a differenza del primo, in cui i corpi non erano mai abbastanza “ripugnanti”, appare realmente tangibile.
Nonostante una durata eccessiva, causata da una certa prolissità su alcuni dettagli, e alcune scelte narrative contestabili, la scrittura di David Scarpa convince e sorprende ed è, forse, persino migliore dell’originale di David Franzoni. Scarpa riesce a donare maggior tridimensionalità ai personaggi, caratterizzandoli tutti a dovere. Le new entry (Macrino, Acacio, Geta e Caracalla) sono ottime e contribuiscono a fornire una maggior esplorazione dell’Antica Roma di Scott.
In sostanza, “Il Gladiatore II” alza il livello e la posta in gioco rispetto al classico del Duemila; intrattiene e diverte di più, grazie a una regia affascinante e coinvolgente e a un tocco di “sana” follia. Il reparto tecnico è grandioso, dal trucco agli splendidi costumi.
Voto: 8/10
Recensione Spoiler de “Il Gladiatore II”
Ventiquattro anni dopo, ci troviamo di nuovo nell’arena. Questa volta, la folla conta ancora di più. Il suo grido riecheggia più forte che mai, ruggisce più dei leoni e delle tigri, perché solo lì può farlo.
Roma sta cadendo a pezzi, è sull’orlo del collasso, mentre nel palazzo imperiale dilagano la corruzione e la follia più sfrenata Le persone non vivono bene; però, in qualche modo, si accontentano: si reggono sui valori e sulle figure degli eroi romani, come Acacio, e sui momenti di svago al Colosseo. I giochi, infatti, quantomeno sono frequenti e la loro mente può divertirsi, viaggiare libera per un po’ di tempo. Questo gli basta per sopravvivere e gli imperatori Geta e Caracalla lo sanno.
Lo stesso Caracalla, di fronte alle parole di Acacio sulla fame e sulle condizioni sofferte dal popolo, risponde con: “Mangeranno la guerra” (“They’re gonna eat war”). La decadenza dell’impero deve necessariamente passare in secondo piano, così come l’operato dei due imperatori. I sudditi, piuttosto che essere veramente ascoltati e aiutati, devono essere distratti dai conflitti e nutriti delle distrazioni e della violenza.
In questo sequel, quindi, il messaggio politico è molto più marcato ed evidente rispetto al predecessore. Scott e Scarpa rileggono la storia per veicolare un messaggio importante: aprire gli occhi. Quando finalmente i romani capiscono cosa sta succedendo, la loro vista si rischiara, prendono coscienza di quello che stanno subendo e insorgono.
In un clima come quello attuale, non si può non fare un parallelismo con le elezioni americane. Anche lì, lo spettacolo sembra essere diventato il fattore principale. I cittadini appaiono più interessati allo show e alla messa in scena che al dibattito e alle questioni concrete; ne è un esempio l’attentato a Trump, che ha mandato in visibilio parte del popolo americano, il quale sembra desideroso di vedere dei nuovi eroi, delle persone che rischiano la loro vita per la patria.
Ma “Il Gladiatore II” non è solo questo. È anche un vivace e feroce attacco al potere e a quello che può causare nelle menti degli uomini, che, quando vi si affacciano, perdono velocemente la loro umanità, consumati dall’avidità e dal desiderio di gloria. Questo è ciò che avviene sia nel caso di Caracalla e di Geta sia in quello di Macrino, che viene interpretato da uno splendido Denzel Washington, in grado di trasporne alla perfezione il lato eclettico ed eccentrico, strappando dei sorrisi a più riprese grazie alla mimica facciale.
Il regista britannico, quindi, torna in sala con un film molto più attuale di quanto possa sembrare. Tuttavia, nonostante sia ricchissima di spunti di riflessione, la scrittura di David Scarpa appare un po’ troppo prolissa, specie nella parte centrale, dove si dilunga eccessivamente su alcuni dettagli. Ne consegue un film dalla durata sovrabbondante, che poteva essere accorciato di una buona ventina di minuti.
Per di più, alcune scelte rasentano una certa bassezza narrativa, specialmente quella relativa all’identità del padre di Lucio. In questo secondo capitolo, infatti, scopriamo che il vero padre di Lucio è nientemeno che il leggendario Massimo Decimo Meridio. Si tratta di una scelta veramente troppo banale e scontata, che sa di visto e rivisto all’interno dei sequel hollywoodiani, a maggior ragione se a questa segue la classica scena emotiva in cui il figlio prende l’armatura del padre e, seguendone le orme, la indossa in battaglia.
Il comparto attoriale, invece, convince a pieno. Dai già citati Fred Hechinger, Joseph Quinn e Denzel Washington, che rubano totalmente la scena, a un ottimo Pedro Pascal e a un Paul Mescal davvero magnetico nel ruolo di Lucio.
Analisi del finale de “Il Gladiatore II”
Nelle scene conclusive assistiamo a una crescente presa di consapevolezza da parte di Lucio, che, dopo aver affrontato Acacio nell’arena, si rende conto delle sue azioni e capisce qual è la strada giusta da prendere. Ecco che, quindi, tenta di difendere la madre dagli attacchi dei pretoriani nell’arena, ma non riesce a impedirne la morte per mano della freccia scoccata da Macrino. Quest’ultimo scappa a cavallo, dirigendosi verso le porte della città, dove i legionari stanno marciando con fare minaccioso.
Subito dopo, anche Lucio monta a cavallo, mettendosi sulle tracce dell’assassino. Alla fine, i due si affrontano per il destino politico della città: Macrino desidera governare come imperatore, perché, secondo lui, è stato scelto dagli dèi, mentre Lucio ambisce a realizzare il sogno del padre e ridare la città al popolo. Tra i due, a spuntarla è proprio Lucio, che – prima di colpire a morte l’avversario – aveva subito un rapido “trapasso” nel mondo dei morti del culto numida. Il film si chiude mostrando una mano in attesa nel regno dei morti pagano con in sottofondo il meraviglioso brano “Now We Are Free” di Hans Zimmer e Lisa Gerrard.
Come gran parte del film, il finale non può che essere simbolico. In questo caso, però, il significato è più nascosto e interpretabile. La mano finale che possiamo vedere è quasi certamente quella di Massimo, che sembra in attesa. Questo potrebbe significare che Massimo sta aspettando il figlio, proprio come sua moglie aspettò lui nel “Gladiatore“ originale, avendo Lucio ormai pienamente abbracciato la sua identità romana dopo essersi riconciliato con essa.
Sconfiggendo Macrino, il suo destino sarebbe stato per sempre legato a Roma, laddove, invece, morendo in combattimento, sarebbe rimasto un comune abitante della Numidia. Ecco spiegata la scena del “trapasso” momentaneo nella dimensione ultraterrena dei numidi e quella conclusiva nel Regno dei Morti dei pagani.
Opinione finale con voto
In sintesi, “Il Gladiatore II” è un sequel perfettamente riuscito, carico di messaggi politici e critiche colme di rabbia. È, altresì, un secondo capitolo che effettivamente continua la storia del film originale e amplia la nostra conoscenza dell’Antica Roma di Ridley Scott e David Franzoni.
Dietro la macchina da presa, Scott sembra ancora un giovanissimo con la voglia di mangiarsi il mondo. La sua regia è fresca, energica, movimentata; le battaglie sono sbalorditive e i combattimenti tra i gladiatori sono più spettacolari che mai. Anche il comparto attoriale non è da meno: la performance di Paul Mescal è magnetica e potentissima; Denzel Washington ruba la scena con la sua grande varietà di espressioni; Joseph Quinn è perfetto nei panni di Geta e Fred Hechinger dà vita a un’interpretazione incredibile e giustamente sopra le righe.
Voto: 8/10
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E voi, vedrete “Il Gladiatore II”? Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate!