Rumours – La nostra recensione! (2024)
“Rumours”, presentato in anteprima all’ultimo Festival di Cannes, è il nuovo film firmato dai celebri registi canadesi Guy Maddin, Galen Johnson ed Evan Johnson. Il cast, di alto livello, include nomi del calibro di Cate Blanchett, Charles Dance e un cameo di Alicia Vikander. Sebbene il soggetto del film sia intrigante, la première mondiale in Francia ha suscitato reazioni perlopiù tiepide e giudizi mediocri. Ma com’è davvero? Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!
La recensione di “Rumours” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler e concludendo con l’opinione finale riassuntiva.
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Recensione No-Spoiler di “Rumours”
“In viaggio verso il vertice annuale del G7, i leader delle sette più ricche democrazie liberali del mondo si smarriscono nei boschi, affrontando pericoli crescenti mentre tentano di redigere una dichiarazione provvisoria sulla crisi globale.” Questa, in breve, è la trama di “Rumours”, una parodia che prende di mira il celebre incontro tra i potenti del pianeta, immaginandolo in chiave grottesca. Il film mescola un’ambientazione horror con il non-sense della comicità, intrecciando caos e satira nello svolgimento degli eventi.
Nonostante l’idea di partenza sia promettente, “Rumours” si perde subito dopo i primi minuti, mostrando chiaramente i suoi limiti. Invece di risolverli o sfruttare al meglio i suoi punti di forza, il film li esaspera, peggiorando il risultato. Guy Maddin, da sempre noto per il suo stile unico, che mescola l’estetica del cinema muto con le tecnologie degli anni ’90/2000, solitamente riesce a bilanciare trame bizzarre e una narrazione soddisfacente. In questo caso, però, il risultato è un’opera confusa, prolissa e così priva di direzione da sembrare un inutile giro a vuoto.
La regia dei tre autori si rivela semplice e funzionale, ma con alcune scelte discutibili, come zoom eccessivi e fuori luogo che paiono errori di montaggio più che scelte deliberate. Purtroppo, queste incongruenze si ripetono diverse volte, svuotando di significato i discorsi che il film tenta di costruire. Anche la fotografia risulta altalenante: se da un lato il gioco cromatico con toni come il viola e il rosso sporco (soprattutto nel finale) è ben riuscito, le scene diurne presentano una color correction approssimativa, che fa somigliare il film a un video amatoriale da TikTok o Instagram.
Il cast, pur contando su nomi di altissimo livello come Cate Blanchett, Charles Dance, Alicia Vikander, Takehiro Hira, Denis Ménochet e Zlatko Burić, spesso sembra spaesato. Gli attori sembrano non sapere cosa stiano dicendo o dove si trovino. Blanchett, in particolare, interpreta un personaggio ispirato a una versione caricaturale della cancelliera Merkel alla fine del mondo, ma balbetta battute prive di senso, quasi fosse incerta sull’intento del suo stesso ruolo.
Alcuni dialoghi, didascalici e pesanti, si limitano a citare fatti realmente accaduti durante altri vertici G7, senza aggiungere spessore alla narrazione. Dance si distingue positivamente, interpretando un presidente degli Stati Uniti dall’aria smarrita e ironica, mentre Hira, Ménochet e Burić offrono buone interpretazioni, pur con ruoli limitati. Alicia Vikander, invece, è penalizzata da un personaggio insopportabile e mal scritto.
Anche l’elemento horror, un omaggio/parodia de “La notte dei morti viventi” di George A. Romero, risulta inefficace. Invece di integrarsi con il resto del film, finisce per essere marginale e insignificante nella seconda metà. Complessivamente, “Rumours” si rivela un’occasione sprecata, incapace di mantenere le promesse iniziali.
Voto: 4/10
Recensione Spoiler di “Rumours”
Come anticipato, “Rumours” impiega sorprendentemente poco tempo per perdere mordente e crollare come un castello di carte. La presentazione dei personaggi è rapida, senza troppe digressioni, e ci troviamo subito immersi nel cuore della storia. I sette leader di Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti si riuniscono per redigere una dichiarazione provvisoria che dovrebbe risollevare il mondo da una crisi globale destabilizzante. Tuttavia, invece di un incontro cruciale, l’atmosfera ricorda più una rimpatriata di vecchi compagni di scuola, con dinamiche fatte di amori non corrisposti, indifferenza generale e un senso di depressione diffuso. L’Italia, in particolare, non ne esce affatto bene.
Ci si potrebbe chiedere: “Qual è il vero colpo di scena della storia?”. Si vorrebbe dire che è la scoperta degli uomini dell’età del ferro sepolti nel fango, che seminano caos, o del cervello gigante che appare come una sorta di entità divina portatrice della fine del mondo. Eppure, niente di tutto questo trova uno sviluppo significativo. Ciò che viene introdotto con grande sforzo non viene mai davvero motivato o spiegato.
Non sarebbe necessario fornire spiegazioni dettagliate che rischierebbero di rovinare il tono surreale del film, ma nemmeno una frase come “è la rappresentazione di un nuovo mondo“, pronunciata dal personaggio di Vikander, è sufficiente. Non solo lo spettatore fatica ad accettarla come risposta, ma è poco credibile che i personaggi stessi la accettino senza alcuna esitazione o riflessione.
Analisi del finale di “Rumours”
Il finale rappresenta il punto più frustrante di tutta la pellicola. Dopo aver introdotto un discorso sull’intelligenza artificiale – che non viene mai più ripreso – e l’apparente accettazione dell’inevitabile fine, i personaggi decidono di suicidarsi assumendo pillole di cianuro, recitando un monologo che parodia in modo esplicito i discorsi propagandistici di alcuni dittatori. Tuttavia, nell’arco dei 104 minuti di durata del film, tutto ciò risulta esasperante e privo di coerenza. Non viene costruito alcun elemento che possa generare empatia per i protagonisti, rendendo l’epilogo del tutto insoddisfacente.
Nemmeno le gag più provocatorie – come uno zombie che si masturba – riescono a strappare un sorriso. Non si tratta di commedia, ma di un continuo trascinare battute e situazioni fino alla saturazione, lasciando lo spettatore desiderare che tutto finisca il prima possibile.
Opinione finale con voto
È un peccato constatare che il progetto più “convenzionale” e apparentemente “commerciale” di Guy Maddin & Co. si riveli uno dei peggiori passi falsi che un autore possa compiere a questo punto della sua carriera. “Rumours” non riesce neppure a qualificarsi come un esperimento, poiché spesso sembra richiedere l’attenzione dello spettatore per dettagli e dialoghi che si rivelano irrilevanti e privi di una reale connessione con la narrazione.
Il cast è sprecato, il comparto tecnico si limita al minimo indispensabile – non per il budget ridotto, poiché anche con risorse limitate è possibile ottenere grandi risultati tecnici, ma per una evidente mancanza di ambizione o visione. Fallisce tanto come commedia quanto come parodia, non riuscendo a trarre il massimo da un soggetto che aveva tutte le potenzialità per satirizzare uno degli incontri più cruciali della politica mondiale.
Il film è un perfetto esempio di come, a volte, un’opera possa sfuggire al controllo dei suoi creatori, trasformandosi in un lungo trailer insipido e stancante di ciò che avrebbe potuto essere.
Eppure, “Rumours” avrebbe potuto aspirare a diventare un piccolo cult, capace di fondere satira e orrore. Non necessariamente grazie all’aggiunta di zombie o cervelli giganti, ma sfruttando l’idea realmente inquietante che personaggi del genere siano al potere. Il film prova a mostrare quanto siano idioti, irresponsabili e ipocriti, ma fallisce quando, sul finale, tenta di richiedere una forma di compassione per loro. A quel punto, la critica e la parodia perdono completamente il loro mordente, lasciando lo spettatore disorientato e insoddisfatto.
Voto: 4/10
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E voi avete visto “Rumours”? Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate!