SHERIFF OF BABYLON (2015) – LE MIGLIORI STORIE DELLA DC
Dopo la recensione di Batman: The Killing Joke (qui il link per leggerla), continua la serie riguardante le migliori storie pubblicate dalla DC Comics.
Si sa, i comics non sono solo supereroi e storie ambientate nel fantastico. Ne è una prova “Sheriff Of Babylon“, fumetto scritto da Tom King e disegnato da Mitch Gerads, pubblicato nel 2015 dalla Vertigo Comics, etichetta propria della casa editrice DC Comics.
L’obiettivo di “Sheriff Of Babylon” è quello di raccontare, tramite una storia fittizia e dei disegni accuratissimi, quella che è la realtà che sta vivendo l’Iraq nel periodo tra 2003-2004, dopo la caduta di Saddam Hussein e l’instaurazione del regime americano. Il paese è, quindi, spaccato, rovinato dalla violenza delle due fazioni che si contrappongono: i musulmani radicali e gli americani.
Per narrare questa storia, King sfrutta tutta la sua memoria, avendo servito per qualche anno come agente della CIA, mentre Gerads usa tutto il materiale a sua disposizione per adempire all’arduo compito di rappresentare la città di Baghdad nelle fattezze più reali possibili. Pensate che il disegnatore è riuscito a riprodurre così bene la città che, come ammesso da lui nella postfazione del fumetto, un uomo mediorientale – dopo aver letto il fumetto – gli ha confessato di “aver rivisto casa sua”.
L’opera è acquistabile sul sito della Panini Comics in formato DC Black Label al prezzo di €32,00 (fino all’11 giugno sarà in sconto a€ 25,60, quindi – se volete comprarla – affrettatevi. Qui il link per acquistarla).
Detto questo, partiamo con la recensione vera e propria!
Recensione No-Spoiler
“Sheriff Of Babylon” è un’opera unica nel suo genere: piuttosto cruda e libera da ogni restrizione. Perché, sì, la storia è fittizia, ma l’obiettivo del fumetto permane quello di fornire a tutte le persone nel mondo una rappresentazione realistica di ciò che è accaduto in Iraq.
King si prende tutte le libertà che gli servono per rappresentare a pieno le differenze tra le diverse culture (quella americana e quella irachena), i cui estremi sono rappresentati da Nassir per la parte orientale e da Christopher per la parte occidentale. Però, nel corso della storia entrambi si donano qualcosa, correggendo i loro “errori” di pensiero.
Ciò nonostante, lo scrittore fa uso di tutto il potere datogli per rappresentare i danni che recano la dittatura e la guerra: analfabetismo generale, chiusura mentale (si nota, infatti, la differenza di apertura tra Sofia, protagonista irachena naturalizzata americana, e il popolo iracheno), ma anche povertà, etc… Ma soprattutto, queste libertà decisionali vengono sfruttate da King per mandare un messaggio fortissimo, quasi di autocritica, perché quelli che compiono le azioni più sbagliate nel corso della storia sono proprio gli americani, che spesso sentono come se avessero il potere di fare tutto.
Le tavole più crude e reali pensate da King sono, però, “addolcite” dal morbido e squisito tratto di Gerads, che, sfruttando moltissimo i colori (argomento che approfonderemo nella parte spoiler), riesce a far trasparire il messaggio senza risultare in alcun modo eccessivo o inappropriato.
Sempre Gerard riesce, poi, a realizzare in modo perfetto le atmosfere irachene: quelle del deserto, della distruzione causata dalla guerra, della povertà e persino le disuguaglianze incredibili tra la Baghdad “ricca” e la Baghdad “povera”.
L’opera potrebbe, però, risultare un pochettino pesante, dato l’elevato numero di pagine, e a volte sconnessa, dato che alcuni fatti vengono lasciati in sospeso e chiariti solo nelle parti successive. Perciò, non è un’opera adatta a tutti. Tuttavia, per l’insegnamento che porta, andrebbe, forse, letta da tutti quanti noi.
Voto: 8/10
Recensione Spoiler
Come detto sopra, l’uso del colore in questo fumetto è importantissimo per generare atmosfere ed emozioni: per le parti più malinconiche e tristi, come il dolce siparietto tra Christopher e Fatima (la moglie di Nassir) Gerads sfrutta colori più freddi, come il blu e alcune tonalità di verde scuro, mentre per le parti più frenetiche, come lo scontro tra Sofia e Abu Rahim nelle ultime vicende, usa dei colori caldi e d’impatto, come il giallo, il marrone chiaro e il rosso.
Anche nella favola sulla principessa Saffiya usa dei colori molto fiabeschi, fantastici stesi più morbidamente rispetto alle altre tavole; notiamo, infatti, un grande utilizzo del rosa, dell’indaco, del giallo e di un verde smeraldo.
Avviene così una sorta di fusione tra le tavole e i dialoghi pensati da Tom King, che catturano il lettore e gli fanno sperimentare le stesse emozioni che provano i personaggi. Questi ultimi sono al centro di un vortice di esperienze e sensazioni, che li porterà a fortificarsi e cambiare enormemente. Il Christopher dell’ultima pagina non è per niente quello della prima.
Proprio la scrittura, però, presenta qualche difetto, come il fatto che alcune faccende non ottengano una vera conclusione; per esempio, nella parte terza King ci presenta Christopher e Sofia come una coppia, dal momento che i due si ritrovano a fare l’amore nella baracca di Chris, però questa cosa non viene più ripresa in tutto l’arco narrativo, lasciandoci, quindi, con qualche domanda in sospeso.
Inoltre, l’inizio della storia appare piuttosto pesante, troppo prolungato. Tuttavia, all’incirca a metà (parte sesta), la storia si riprende, le cose cominciano a farsi interessanti, la tensione cresce e cominciano a verificarsi i primi colpi di scena, come l’omicidio di Fatima – con cui il lettore aveva appena empatizzato – a danno di Bob e del suo gruppo, che si scopriranno essere la parte negativa, la feccia degli americani.
Una nota di merito va anche al finale: completamente inaspettato. Per tutta la durata della storia, non mi sarei mai aspettato che la colpa della morte di Alì Al Fahar fosse proprio di Bob.
Infine, l’ultima cosa che ho apprezzato, è stata la descrizione dei militari americani come esseri vili e avidi, giunti in Iraq non per liberare e salvare la popolazione, ma solo per ottenere un compenso economico maggiore.
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Opinione finale con voto
Tirando le somme, “Sheriff Of Babylon” non è un’opera esente dai difetti, nonostante presenti un comparto visivo fenomenale, praticamente perfetto, con una buonissima scrittura alle spalle. Però, anche se non è perfetta, è una storia che andrebbe raccontata e fatta leggere a tutti, soprattutto alle nuove generazioni, per far capire quale sia la vera, spregevole natura dell’uomo, quanto diavolo sia dannosa la guerra e quanto le differenze tra di noi non contino nulla.
Voto: 8/10
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