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The Girl with the Needle – La nostra recensione in anteprima dell’angosciante film di Magnus von Horn! (2025)

“The Girl with the Needle” (Pigen med nålen) è il nuovo e atteso lavoro del regista svedese Magnus von Horn: presentato in anteprima al 77° Festival di Cannes, è stato scelto come rappresentante della Danimarca per la corsa all’Oscar al Miglior film internazionale ed uscirà su MUBI il 24 gennaio 2025. Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto in anteprima e siamo qui per dirvi la nostra!

La recensione di “The Girl with the Needle” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler, analisi del finale e concludendo con l’opinione finale riassuntiva.

The Girl with the Needle - La nostra recensione (2025)
Il cast e il regista Magnus von Horn alla premiére di “The Girl with the Needle” al 77° Festival di Cannes.

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Recensione no-spoiler di “The Girl with the Needle”

Il film è ispirato a fatti realmente accaduti tra il 1913 e il 1920 e comprende un cast prettamente femminile, con Trine Dyrholm e Vic Carmen Somme nei due ruoli protagonisti. La qualità più forte di “The Girl with the Needle”  risiede nella regia di von Horn: nella sua durata abbastanza ristretta il regista riesce a infondere in ogni scena una sensazione opprimente e di tensione, complice anche l’utilizzo in maniera magistrale della fotografia in bianco e nero per creare giochi di luce e ombra da fonti anche naturali.

Altro punto cardine sono le interpretazioni delle due protagoniste: Trine Dyrholm offre un’ottima performance nella quale modula con grazia emozione e repressione, mentre Vic Carmen Somme riesce tramite una corporeità ed espressività naturali a esprimere un disagio fisico ma soprattutto interiore dovuto alla sua condizione. La colonna sonora nelle sue dissonanze è inquietante e serve perfettamente alla vicenda narrata, la quale però risente in alcuni punti del ritmo lento e alcuni momenti morti: il finale è poi leggermente frettoloso, nonostante comunque riesca a chiudere tutti i punti in maniera soddisfacente.

The Girl with the Needleriesce a essere un prodotto di pregio a livello tecnico e interpretativo, senza rinunciare a trasmettere messaggi e critiche di grande rilevanza sociale: il ritmo in alcuni punti troppo lento e alcuni punti morti però intaccano leggermente l’esperienza di visione, oltre a un finale sufficiente ma non memorabile.

Voto: 8/10

Voto:

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Vic Carmen Somme in “The Girl with the Needle.

Recensione spoiler di “The Girl with the Needle”

Avvertenza: la seguente recensione contiene riferimenti espliciti ad abuso su minori.

Mai come nell’ultimo decennio le questioni di genere hanno avuto un impatto così grande a livello di storie nell’industria cinematografica: dai lavori più sottili e introspettivi come “How to Have Sex” (2023) o più didascalici come nel caso di Barbie” (2023), fino ad arrivare a lavori recentissimi come The Substance (2024), il cinema è stato investito da una nuova e rinfrescante ondata tematica su dinamiche fino a pochi anni fa (volutamente?) ignorate.

Uno degli argomenti più delicati è di certo la questione della maternità: a prescindere dalle dinamiche che può comportare a livello politico e sociale, pochi sono stati i lavori nel cinema i quali hanno trattato un tema così profondo senza ricadere nel didascalismo. The Girl with the Needle” riesce a essere elegante nella sua riflessione, ma soprattutto è un’opera la quale ambientazione storica e vicende narrate servono allo scopo di far provare a chiunque cosa significasse essere madre in un’epoca lontana dalla nostra.

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The Girl with the Needle

Il film, girato in bianco e nero e in formato accademico (1,37:1), si apre in una sequenza in pieno fascino horror: giochi di sovrimpressione di luce si alternano sullo schermo, alterando i lineamenti facciali in volti sfigurati. Non sono sovrapposizioni aggraziate come quelle storiche di “Persona” (1961), ma condividono con il film di Bergman la perdita del sé in forme e contesti completamente diversi.

The Girl with the Needleè ambientato poco dopo la fine della Prima Guerra Mondiale: Karoline (Vic Carmen Somme) è una sarta lavoratrice in una fabbrica tessile e vive in povertà in quanto il marito è presumibilmente morto in guerra. Ciò che von Horn riesce a trasmettere tramite il suo cinema già nei primi minuti è il terribile disagio vissuto dalla protagonista, assieme a vari richiami al cinema delle origini e ai fratelli Lumière che donano alla pellicola una sensazione di cinema-verité inaspettata.

Karoline inizia una relazione segreta con Jørgen (Joachim Fjelstrup), direttore della fabbrica, ma poco dopo il marito ritorna sfregiato dal campo di battaglia e traumatizzato da incubi terrificanti: visto ora come un ostacolo alla sua occasione di riscatto, la donna lo scaccia via di casa dopo averlo informato di essere incinta del figlio del direttore. Quando però Karoline viene presentata alla madre di Jørgen, quest’ultima la caccia di casa dandole della poco di buono mentre l’uomo la asseconda senza muovere un dito per l’amata.

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The Girl with the Needle

In un mondo all’epoca ancora più patriarcale di oggi, è interessante notare l’inversione di ruoli tra uomo (ora diventato passivo e impotente) e donna, la quale infligge violenza a un’altra donna: Karoline viene fatta prima spogliare per verificare l’effettivo stadio di gravidanza e dopo licenziata dalla fabbrica dalla madre di Jørgen.

Sola e incinta di un figlio frutto di una promessa mai mantenuta in partenza, la protagonista tenta l’aborto nei bagni pubblici con un ago per lavoro a maglia, venendo fermata da una donna di nome Dagmar (Trine Dyrholm) con la figlia Erena. Nel momento del bisogno quest’ultima aiuta Karoline a rimettersi e si raccomanda di andarla a trovare in caso di bisogno nel suo negozio.

Successivamente, ad una serata circense, Karoline ritrova il marito sul palco ad esibirsi come fenomeno da baraccone rivelando il suo volto rovinato verosimilmente da un ordigno bellico: la donna sale sul palchetto dopo che il direttore sfida i presenti a toccare l’uomo sfigurato e lo bacia. Entrambi ora sono “mostri” della società e reietti, ritrovandosi nella loro disperazione e disagio interiore, ricominciando la loro vita assieme.

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Trine Dyrholm in “The Girl with the Needle.

Dopo aver partorito la figlia di Jørgen, Karoline si reca da Dagmar: oltre a essere balia, la donna è a capo di una rete illegale di adozioni che aiuta le giovani madri a dare via i figli che non hanno possibilità di far crescere, garantendo ai bambini una vita migliore. È presente un fil de rouge come la solidarietà femminile che connette tutte le donne nel film in una ragnatela di altruismo e speranza materna di benessere per i figli, nonostante siano esse costrette a distaccarsene così presto.

Karoline ha però un ripensamento nel vedere l’amica Frida (Tessa Hoder) alle prese con la vita da madre, ma appena arriva da Dagmar la figlia è già stata data in affido: la giovane si propone alla donna di lavorare come balia lasciandole più tempo nel gestire la rete di adozioni, ma la donna accetta a patto che Karoline allatti anche Erena, la quale è decisamente troppo grande per una cosa simile.

È da questo momento che il film comincia a prendere, nel suo ritmo lento e nei giochi di silhouettes nere come ombre che incombono sullo schermo, una piega più gotica e horror: Karoline comincia a diventare sempre più come Dagmar negli atteggiamenti, in un’operazione bergmaniana che ricorda ancora una volta “Persona”, mentre le giornate passano sempre uguali e la giovane è in tensione tra una maternità ritrovata nell’allattamento dei bimbi delle altre donne e la stessa maternità che le viene strappata ogni volta che Dagmar porta via un bambino a una famiglia facoltosa.

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The Girl with the Needle

Tuttavia, col passare del tempo Karoline si affeziona a un neonato al quale deve badare con attenzioni ben oltre al semplice allattamento: Erena, ora rifiutata dalla giovane in quanto quest’ultima non la vuole più allattare, cerca di uccidere il neonato soffocandolo nel sonno ma Karoline se ne accorge in tempo e, in preda di rabbia, schiaffeggia la figlia di Dagmar. Il giorno dopo, la donna comunica alla giovane di aver trovato una famiglia per il bimbo, ma Karoline non riesce ad accettare che le venga portato via: segue quindi Dagmar mentre porta il bambino ai suoi nuovi genitori.

Ciò a cui assiste riguardo è terrificante: Dagmar spezza il collo al piccolo e ne getta il corpicino in una fossa collegata alle fogne, sbarazzandosene. Tutti i bambini che la protagonista credeva dati in affido (compresa sua figlia) sono in realtà stati uccisi dalla donna, mentre le madri di questi ultimi sarebbero state per sempre ignare nella bugia più grande della loro vita.

Karoline confronta Dagmar e cade in depressione, successivamente ammalandosi: nella scena entrambe le attrici danno prova della loro bravura, con primi piani aggressivi e recitazione mai sopra le righe ma comunque grottesca nella tragedia, specialmente nella performance di Trine Dyrholm.

Analisi del finale di “The Girl with the Needle”

All’arrivo l’ennesimo neonato nel negozio, come accompagnatrice della madre è presente anche Frida, la quale intravede una Karoline emaciata da dietro la porta socchiusa della stanza. L’amica comincia a sospettare di qualcosa che non va, ma se ne va subito dopo.

Dagmar porge l’infante alla giovane, dicendole che questa volta toccava a lei togliergli la vita: è interessante come l’abbraccio materno, di solito gesto che rassicura il neonato, diventi qui lo strumento ideale per uccidere, mentre la donna sussurra a Karoline: “Stringilo come se non lo volessi lasciar andare”. La scena successiva è un esempio eccezionale di uso del fuoricampo, i volti delle due donne non vengono mai inquadrate al di sopra del busto, lasciando che la loro fisicità e il sonoro faccia il suo lavoro.

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The Girl with the Needle

Il giorno dopo Frida e la madre ritornano al negozio, avendo cambiato idea e chiamato la polizia: Karoline si butta dalla finestra atterrando sul prato morbido fuggendo, mentre Dagmar viene arrestata. La giovane riesce a ritrovare il circo dove lavorava il marito e ricomincia la sua nuova vita, mentre alla donna viene tolta Erena e viene processata per i suoi crimini.

Nell’inversione morale di Dagmar, von Horn racchiude una sottile e forte critica sociale alla condizione femminile dell’epoca, nella morte come liberazione da una vita difficile per i figli della vergogna in un mondo che non li avrebbe mai accolti come socialmente accettabili: l’assassina si autopercepisce come eroina della situazione, in una morale di solidarietà femminile distorta e in circostanze tutto fuorché eroiche.

Karoline infine adotta Erena facendola scampare alla vita dell’orfanotrofio, nell’offrirle una vita migliore di quella che aveva avuto fino a quel momento: poeticamente è come se la giovane avesse finalmente ritrovato quella maternità persa da tempo e ora ritrovata.

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The Girl with the Needle

Opinione finale con voto

The Girl with the Needleè un lavoro il quale sfrutta il suo pieno potenziale horror e psicologico per scavare nei lati più oscuri di un tema come la maternità, affrontandolo con eleganza e cruda delicatezza. Trine Dyrholm e Vic Carmen Somme offrono due performance interessantissime a livello attoriale, mentre la regia di von Horn e un reparto tecnico ottimo elevano il prodotto al netto di un finale leggermente frettoloso e un ritmo in alcuni punti troppo lento.

Voto: 8/10

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