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The Monkey – La nostra recensione del nuovo film horror di Osgood Perkins! (2025)

The Monkey, tratto dalla raccolta Scheletri di Stephen King, è il nuovo film scritto e diretto da Osgood Perkins, regista che si è già affermato come un nome ben noto al grande pubblico grazie a Longlegs, un horror a sfondo satanico in cui un Nicolas Cage irriconoscibile interpreta un serial killer.

In The Monkey, Perkins opta per un approccio diverso: riprende la storia di King, la amplia in maniera significativa e realizza un film in netto contrasto con Longlegs, proponendo una dark comedy che richiama lo stile di registi come Joe Dante, John Landis e i fratelli Coen. E’ riuscito, però, a soddisfare le nostre aspettative? Noi di Nerd Al Quadrato l’abbiamo visto e siamo qui per dirvi la nostra!

La recensione di “The Monkey” sarà strutturata in queste parti: recensione no-spoiler (per chi vuole un primo parere sul film, ma non l’ha ancora visto), recensione spoiler, analisi del finale e concludendo con l’opinione finale riassuntiva.

The Monkey
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Recensione No-Spoiler di “The Monkey”

Quando due fratelli gemelli trovano una misteriosa scimmietta a molla, una serie di morti inspiegabili distrugge la loro famiglia. Venticinque anni dopo, il giocattolo maledetto riappare, dando inizio a una nuova scia di sangue e costringendo i due fratelli, ormai separati, a fare i conti con il loro oscuro passato.

Nell’ultimo anno e mezzo Osgood Perkins sta vivendo una vera e propria riscoperta da parte del grande pubblico. Dopo aver lavorato in sordina a partire dal 2015 con il suo esordio, February – L’innocenza del male, il regista ha proseguito il suo percorso con Netflix, firmando Sono la bella creatura che vive in questa casa, per poi tornare al cinema con il sottovalutato Gretel & Hansel nel 2020. Figlio del leggendario Anthony Perkins (noto per aver interpretato Norman Bates in Psycho), Osgood ha saputo farsi spazio nel panorama cinematografico, e con Longlegs nel 2024 insieme a Neon sembra aver trovato la strategia vincente.

Se Longlegs era un horror cupo e introspettivo, capace di analizzare il terrore e il marcio che si nasconde in ognuno di noi, rivelando come il male sia una piaga ineliminabile, The Monkey affronta tematiche analoghe ma in chiave comica e volutamente leggera. Per chi cerca la serietà, l’atmosfera di mistero e l’angoscia che Perkins aveva saputo instaurare in Longlegs, il nuovo lavoro potrebbe apparire deludente. Tuttavia, per gli amanti della dark comedy, The Monkey rappresenta un’esperienza cinematografica fresca e audace.

Il film si distingue come una grandissima dark comedy che sfrutta appieno tutte le sue risorse per offrire uno dei prodotti più divertenti, sanguinolenti e visivamente stimolanti di questo inizio 2025. Perkins, mutando notevolmente il racconto di King – sia nella trama che nel design stesso della scimmietta – riesce a costruire una narrazione che riflette sulla casualità della morte, mostrando come essa possa colpire chiunque, sia chi lo meriti sia chi no. Ogni personaggio all’interno del film è destinato a una morte unica, differente e, al contempo, divertente, offrendo così una gratificazione assoluta agli appassionati del genere slasher.

La colonna sonora, firmata da Edo van Breemen, è iconica e riesce a restituire appieno la natura comica e profondamente malefica della storia. Pur presentando una trama semplice e lineare, la pellicola sorprende – eccetto i colpi di scena prevedibili quanto basta però da non sconvolgere il tono del film – per i momenti intensi di cinema horror intelligente, che sanno sempre mantenere alta l’attenzione dello spettatore. Lo stile registico di Perkins, da sempre il suo marchio di fabbrica, è da ammirare e studiare, anche se il regista non raggiunge le vette raggiunte con Longlegs.

The Monkey
The Monkey

Il design rivisitato della scimmietta rappresenta un audace cambiamento rispetto all’impostazione originale di King. Nel racconto originario, la scimmietta si caratterizzava per avere dei piatti al posto delle bacchette e del tamburo, elementi che Perkins ha reinterpretato in chiave più moderna e cinica. Ogni volta che la celebre musichetta della scimmietta e il suono inconfondibile del tamburo risuonano nel film, lo spettatore è avvertito dell’imminente disastro che attende i protagonisti, creando un’aspettativa sempre rinnovata e un desiderio di saperne di più.

Il cast, poi, si distingue per la qualità delle interpretazioni. In primis, Theo James sembra vivere una rinascita artistica sotto la direzione di Perkins: l’attore, che all’inizio della carriera con Divergent non aveva saputo imporsi, in The Monkey dimostra tutta la sua versatilità interpretando un doppio ruolo con una performance al tempo stesso goffa e sopra le righe, ma mai eccessivamente artificiale. Non meno importante è Tatiana Maslany, che nel ruolo della madre dei due gemelli regala momenti intensi e sfumati – aspetti di cui discuteremo in dettaglio nella sezione spoiler.

Ad una prima visione superficiale, The Monkey potrebbe apparire come un semplice Final Destination con una scimmia maledetta al centro della scena; invece, la narrazione si rivela ben più complessa e articolata. Perkins ci ricorda che la morte non ha padroni, non ascolta nessuno e non offre risposte. Essa è inarrestabile: anche se si dovesse eliminare la scimmietta (cosa assai ardua), la piaga della morte continuerebbe imperterrita nel suo corso, ritornando sempre, inesorabilmente, a reclamare il suo tributo.

Perkins ci invita a riflettere sul destino e sulla fatalità della vita, temi che da sempre hanno affascinato e spaventato l’umanità. La morte, rappresentata non solo come un evento inevitabile, ma come una forza caotica e incontrollabile, diventa protagonista insieme ai personaggi, quasi un’entità autonoma che si manifesta in ogni scena con una sua irriverenza. Questa visione si traduce in un contrasto netto rispetto alle narrazioni tradizionali degli horror, dove il macabro e il sinistro sono centrali. Qui, invece, la leggerezza e l’umorismo nero si intrecciano con momenti di crudele realismo, facendo emergere una riflessione profonda: la vita, con le sue gioie e dolori, è intrinsecamente imprevedibile e la morte, in tutta la sua brutalità, non fa distinzioni.

La chiave di lettura di The Monkey risiede proprio nell’idea che il destino non si piega a regole prestabilite. Ogni personaggio, con le proprie debolezze e virtù, si trova a dover affrontare un fato che sembra giocare a dadi con il loro futuro. Questa prospettiva porta lo spettatore a porsi domande esistenziali sulla natura dell’esistenza, sull’equilibrio tra libero arbitrio e destino, e su come, in fondo, siamo tutti condannati a confrontarci con una realtà ineluttabile e imprevedibile.

Infine c’è da dire che 97 minuti è la durata per un film di questo tipo, scorre liscio come l’olio e quando finisci ne vorresti sempre di più.

Voto: 7,5/10

The Monkey
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Recensione Spoiler di “The Monkey”

Togliamoci il dente: in The Monkey ci sono molteplici decapitazioni, una aneurisma mortale, palle da bowling che distruggono teste umane, un neonato che brucia nel passeggino, una donna che esplode a causa dell’elettricità, Perkins trasformato in una pappa di organi e sangue tritato da 47 cavalli, una donna a cui la testa prende fuoco e che finisce impalata – la testa divisa in due da una cassetta della posta –, una macchina del caffè che uccide un uomo bruciandogli il viso, una sigaretta elettronica che si conficca nella gola di un uomo, un tubo che risucchia la gola di un golfista, uno sciame di api che divora dall’interno il corpo di una persona e, infine, la morte stessa!

Fin dalla scena d’apertura il film ci fa capire che tipo di tono avrà la pellicola: un invito a non prendersi troppo sul serio e a riconoscere, con un sorriso amaro, che anche nei momenti di maggiore disperazione il grottesco e il comico possono convivere. Il regista sfrutta ogni strumento cinematografico – dalla fotografia agli effetti sonori, passando per la scenografia e il montaggio – per creare un’esperienza che va oltre il semplice intrattenimento. Il ritmo incalzante della colonna sonora si fonde con immagini surreali – da non dimenticare, ad esempio, una sequenza onirica che rimane impressa nella mente dello spettatore – creando una sinergia che trascina lo spettatore in un vortice di emozioni contrastanti.

The Monkey
The Monkey

Nella sua breve comparsata Adam Scott, quando impugna il lanciafiamme all’inizio, sembra essere una perfetta parodia del personaggio interpretato da Kurt Russell ne La Cosa di John Carpenter, e questo è solo la punta dell’iceberg.

Dalla morte della tata dei due gemelli – resa estremamente efficace e divertente grazie alla regia di Perkins e al montaggio alternato tra la scimmia e la morte della tata – emergono dettagli memorabili. Particolarmente notevole è la rappresentazione della scimmia: da una scena in cui, da bambino, Hal la fa a pezzi e ne esce tutto un liquido nero (in contrasto con le bambole vodoo viste in Longlegs accompagnate dal vapore), alla bocca che assume un sorriso diabolico, fino agli occhi, fermi, gelidi e carichi di una voglia di carneficina inarrestabile.

Il cameo di Elijah Wood è l’ennesima dimostrazione del talento dell’attore della trilogia del Signore degli Anelli, disturbante e comico al punto giusto. Come già accennato, la parte drammatica è quella che funziona di meno in The Monkey: il rapporto tra il figlio di Hal e lo stesso Hal serve la storia, ma avrebbe potuto essere sviluppato meglio. Anche il conflitto tra Hal e Bill – con il prevedibile colpo di scena di Bill, che gira la chiave per vendicarsi del fratello – funziona, ma sembra che Perkins abbia corso un po’ per concludere la storia.

Va, però, sottolineato un elemento che non può rimanere ignorato: Osgood Perkins, nei panni dello Zio Chip, è assolutamente iconico.

Infine, la morte che vediamo nel finale non è solo perfettamente sensata, ma rappresenta anche la chiusura del discorso di Perkins sulla morte e sull’ineluttabilità del male. Bill invoca la morte e, dopo un massacro generale nella città natale dei due gemelli, questa arriva con il suo cavallo bianco, avvolta in una coltre di fumo nero; la sua espressione, mentre fissa Hal e suo figlio, si potrebbe definire: “Mi avete chiamato e ho fatto quello che dovevo fare”.

La scimmia non è la morte, non è il diavolo: è semplicemente un’estensione di qualcosa di più grande, che può assumere diverse forme e che noi umani non possiamo identificare. Con questo epilogo, The Monkey si configura come uno dei migliori adattamenti di King degli ultimi dieci anni e un film da non perdere assolutamente in sala!

The Monkey
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Opinione finale con voto

The Monkey di Osgood Perkins è un film assolutamente imperdibile, un ulteriore grande successo nella carriera di un cineasta che, a poco a poco, sta trasformando il suo nome in una garanzia di cinema horror d’autore. Va oltre i cliché del genere, offrendo sempre pellicole di stampo originale che rimangono impresse ben oltre la visione.

Una visione che diverte, intriga e, per chi è fan dello splatter, rappresenta un vero trionfo per il genere. Perkins costruisce una storia totalmente agli antipodi di Longlegs, catturando al contempo un’atmosfera tesa e divertita. Prende il meglio dal racconto di King e lo fa suo attraverso ambientazioni suggestive, un cast eccezionale e una voglia inesauribile di raccontare. Inoltre, crea un personaggio indemonia come la scimmia, destinata a restare tra i migliori “pupazzi horror”, sullo stesso piano di Chucky.

Un film da vedere assolutamente in sala, che raccoglie solo elogi per Osgood Perkins e la sua capacità di rinnovare un genere horror ormai saturo di prodotti già visti e rivisti. The Monkey è l’ennesima prova del suo talento, pur presentando alcune piccole sbavature che, comunque, non compromettono il risultato finale.

Voto: 7,5/10

The Monkey
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E voi avete visto “The Monkey”? Fateci sapere nei commenti cosa ne pensate!

Cliff

Amante della settima arte, cinefilo in tutto e per tutto ma sempre disposto a conoscere cose nuove. Amo particolarmente il cinema di James Gray e ascolto Taylor Swift, i cinecomic Marvel sono la mia kryptonite 👀

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