Roma Film Festival 2024: Viggo Mortensen riceve il Premio alla carriera dopo la presentazione del suo film da regista!
La Festa del Cinema di Roma è già iniziata dal 16 ottobre e con l’inizio del festival arriva un evento importante che vedrà protagonista uno dei volti più iconici di Hollywood, Viggo Mortensen.
QUI potete trovare le nostre recensioni dalla 19esima edizione del RoFF.
Mortensen ha lasciato un segno indelebile nel panorama del cinema mondiale e anche per questa occasione, riceverà il premio alla carriera. Inoltre, sempre venerdì, sarà organizzata una masterclass per presentare il suo nuovo film da regista, “The Dead Don’t Hurt“.
In questo articolo, in occasione di un premio importante come quello alla carriera che gli verrà dato, noi di Nerd Al Quadrato esploreremo il percorso artistico di uno dei pochi artisti a 360° tra teatro, cinema e musica.

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Il viaggio artistico di Viggo Mortensen
Quando si parla o si pensa ad un attore come Viggo, di solito viene in mente una persona magnetica o semplicemente un personaggio che all’interno del mondo dello spettacolo, come quello cinematografico, ha voluto definirsi anti-divo. Utilizzando spesso questo termine, automaticamente viene in mente un altro suo collega hollywoodiano, Johnny Depp, che durante il film festival di Roma riceverà il suo premio alla carriera. Ma di questo, ne parleremo successivamente.
Chi segue Mortensen saprà che nel 2020 ha debuttato come regista, presentando “Falling – Storia di un padre“, dove abbiamo avuto l’opportunità di conoscere il suo lato riflessivo, che lo ha portato a un periodo di intensa meditazione, e, quindi, a conoscere la sua stessa natura.
Nato in uno dei quartieri più vivaci e multiculturali di Manhattan, Viggo successivamente sviluppa una forte passione verso la fotografia, laureandosi in seguito in scienze politiche. A ogni modo, sin da ragazzo ha sempre e comunque nutrito un grande amore per la recitazione.
Trasferendosi a Los Angeles, inizia, perciò, a frequentare corsi di recitazione e di teatro. Le prime esperienze cinematografiche di Mortensen non vanno benissimo. Gli esempi di maggior spessore sono Platoon (Oliver Stone), dove si candidò per il ruolo del Sergente Elias, che successivamente venne dato a Willem Dafoe, e La rosa purpurea del Cairo (Woody Allen). Quando Viggo prenderà davvero parte in “Witness: il testimone” di Peter Weir, ci troviamo già nel 1985.

Eppure, anche se viene difficile da credere, il personaggio che Viggo Mortensen spera tanto di creare prenderà forma all’infuori del grande schermo. In serie tv come Aspettando il domani e Miami Vice. Intanto, il suo primo vero ruolo importante arriverà, come detto poco fa, in Witness nell’anno 1985. Poi, l’attore passerà al fianco del regista Sean Penn e del cantautore statunitense Bruce Springsteen, prendendo alla pellicola “Lupo Solitario“ nel ruolo del protagonista e al brano Highway Patrolman. Successivamente, conoscerà Al Pacino in Carlito’s Way (1993). Sempre in quel periodo, condividerà il set nuovamente con il regista Dennis Hopper, che ha avuto modo di conoscere in precedenza, in “limite “Limite Estremo“.
Ci sono voluti ben quattro anni di distanza per far arrivare un attore come Viggo Mortensen al vero e proprio successo, cavalcando un’onda da dove sembrava non poter scendere. Si passa, quindi, a ruoli in film come: “Delitto perfetto“ di Andrew Davis e il remake Psycho.
Ma parliamo, adesso, del ruolo che probabilmente ha reso la sua carriera unica e che continuerà a portare con sé nel corso degli anni. Ovviamente, si tratta dell’indimenticabile Aragorn, uno dei principali personaggi del Signore degli anelli. Destino ha voluto che questo ruolo cadesse a pennello nelle mani di Mortensen e, personalmente, non penso che sarebbe potuta andare diversamente.

Nonostante Mortensen non fosse molto d’accordo sulla proposta del ruolo, adesso siamo qui a parlare del personaggio che lo ha reso una delle personalità più iconiche di Hollywood. Penso che il personaggio di Aragorn, durante gli anni, abbia regalato a Viggo un’immortalità artistica da cui improbabilmente riuscirà ad uscire, rendendolo, come detto poc’anzi, uno dei volti più noti e amati.
Parlando di attività extra cinematografiche, durante le riprese di “La compagnia dell’anello“, Mortensen diede vita a una gamma di opere che contenevano sue fotografie, dipinti e poesie. Insomma, un vero e proprio artista a tutto tondo. Citando il suo rapporto con la fotografia, l’anno successivo regalerà delle semplici raccolte portando con sé una documentazione della danza degli spiriti Iakota e del massacro di Wounded Miyelo.
Nel 2005 si affianca a David Cronenberg. Insieme daranno vita a tre film, fra cui “Una storia violenta“, un film capace di dimostrare tutta la bravura di Mortensen. Successivamente, “La Promessa dell’assassino“ permetterà all’attore di candidarsi agli Oscar, senza però portar a casa la vittoria. Nel 2008, al fianco di Ed Harris, gira “Appaloosa“, altro film western che si adatta a un opera letteraria.
Tre anni dopo arriva ” A Dangerous Method” , in cui l’attore interpreta Sigmund Freud, catturato alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, nel momento della separazione con Jung. Dopo quest’ultimo titolo, si prese una pausa temporanea dalla recitazione. Il primo film che uscì una volta conclusasi è “Todos Tenemos Un Plan” di Ana Piterbarg; una parte che suona quasi come una confessione da parte dell’attore. Mentre, il film più importante di questo periodo della sua vita è “I due volti di gennaio“, esordio alla regia di Hossein Amini.

Sempre nello stesso anno, 2014, Viggo ritorna ai ritmi di prima e riescono ad uscire due pellicole contemporaneamente. La prima viene presentato a Cannes 67, nella sezione Un Certain Regard, e si aggiudica il FIPRESCI, mentre la seconda, tratta dal racconto breve “L’ospite“, contenuto ne “L’esilio e il regno” di Albert Camus, viene presentata a Venezia 71. Ambientata durante la guerra d’indipendenza algerina, si concentra sul trattamento riservato agli autoctoni da parte degli europei, vicenda molto simile a quella che subirono gli indiani da parte degli statunitensi (e per chi non lo sapesse, si tratta di un argomento molto caro a Mortensen).
Il ritorno ad Hollywood dell’antidivo Viggo Mortensen è dovuto a “Captain Fantastic“, presentato in anteprima nel 2016; film che, successivamente, ha finito per vincere il premio come miglior regia agli Oscar e che è valso la seconda nomination a Mortensen. Nel lungometraggio, il personaggio di Viggo, spinto da una coerenza tra vita professionale e interiore, inganna chi guarda il film cercando di confonderlo in base ai confini.
Arriviamo finalmente al film che aspettavo da una vita, Green Book dell’anno 2019; opera che, fortunatamente, ha vinto il premio come miglior film dell’anno agli Academy Awards. Siamo davanti al film ispirato all’amicizia tra Don Shirley e Tony Lip. Per Viggo Mortensen si tratta della terza candidatura agli Oscar.

Adesso, però, parliamo di “Falling – Storia di un padre“, il suo debutto alla regia. Parlando brevemente del film, è presente una sequenza dove, all’infuori della pellicola, si risente moltissimo la vita e il passato di Mortensen. Infatti, ci si trova ad analizzare una pellicola che inizia come un classico da botteghino, per poi diventare un film con cui parlare di sé, un po’ come se fosse un’autobiografia. In questo caso, si tratta di una storia di fiction intrisa di una forte componente autobiografica, nata nel ricordo della madre e dedicata ai suoi due fratelli minori, che ha cambiato forma nel corso del tempo fino ad assumere la forma di un lungometraggio.
Viggo Mortensen nel film interpreta John Peterson, un personaggio che viene dipinto come un uomo semplice che vive la sua vita in modo tranquillo; tutta l’attenzione, però, viene spostata sul rapporto che il protagonista ha con il padre, affetto di demenza senile.
Ovviamente, nel film Viggo non prende parte solamente come attore e regista, bensì inizia a mettere mano anche per quanto riguarda la parte della colonna sonora.

L’attesa presentazione di “The Dead Don’t Hurt” a Roma
Come abbiamo già annunciato, Viggo Mortensen torna finalmente dietro la macchina da presa per presentarci il suo nuovissimo film, dopo “Falling: Storia di un padre“.
“The Dead Don’t Hurt”, così il titolo del suo nuovo lungometraggio, è stato presentato a Toronto nel 2023, segnando così il suo ritorno alla regia: il film è ambientato negli Stati Uniti, precisamente nell’anno che precede la guerra civile in America, e segue le vicende della franco-canadese Vivienne e del falegname danese Holger.
Entrambi si innamorano e, sebbene non siano ancora arrivati al matrimonio per pure scelte da parte di Vivienne, decideranno di trasferirsi in Nevada. Eppure, come ci mostrerà il film, all’interno della loro travagliata storia d’amore, subentrerà la guerra, la quale spingerà Holger ad andare a combattere, mentre a Vivienne toccherà vivere in un ambiente ostile.
Come già detto, sarà il secondo film completamente scritto, prodotto e diretto da Viggo Mortensen; attore dalle mille sfaccettature, come abbiamo spiegato qualche riga fa. Tuttavia, è famosissimo soprattutto, per aver indossato le vesti di Aragorn nel Signore degli anelli.
Ovviamente, tornando a The Dead Don’t Hurt, Mortensen sarà anche protagonista del film, interpretando lo stesso Holger mentre a ricoprire i panni di Vivienne ci sarà Vicky Krieps. Per quanto riguarda il cast sono present anchei: Solly Mcleod, Garret Dillahunt, Colin Morgan e Danny Huston
Il film verrà presentato alla 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma dove verrà riconosciuto il premio alla carriera a Viggo Mortensen.
“The Dead Don’t Hurt” uscirà nelle sale italiane il prossimo 24 ottobre e noi di Nerd Al Quadrato vi daremo, come sempre, il nostro parere personale.

E voi andrete a vedere “The Dead Don’t Hurt” di Viggo Mortensen al cinema?