BUMBLEBEE – LA NOSTRA RECENSIONE (2023)
Oggi andiamo ad analizzare Bumblebee, un prodotto che non riesce pienamente nei suoi intenti. In vista del prossimo film di Transformers (Transformers: Il risveglio), noi di Nerd Al Quadrato abbiamo recuperato l’intera saga per discuterne! Prima di inziare, vi invitiamo di recuperare tutte le precedenti recensioni per comprendere meglio il discorso.
Facciamo presente che la recensione non verrà suddivisa in parte spoiler e non spoiler per favorire la fluidità del discorso.
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Un prequel soft-reboot riuscito per metà
Bumblebee è un film complesso che ha degli obiettivi e degli interessi condivisibili eppure non riesce nell’intento. Intendiamoci: questo capitolo prequel soft–reboot agisce in modo alquanto subdolo andando a riprendere la sceneggiatura originaria dei primi capitoli e andando a influenzare alcuni fatti conosciuti anni prima. Il più grande problema è che agisce come un completo reboot sebbene sia un totale prequel per via delle connessioni che instaura con i primi Transformers.
Inoltre, Bumblebee appare come un film simpatico e interessante ma agisce in modo totalmente contrastante rispetto ai suoi reali interessi. Il che rende la visione sterile e quasi futile. Infatti, una volta concluse le due ore di film, Bumblebee non lascia nulla allo spettatore oltre al re-styling del protagonista. Qui, si abbandona lo stile estremamente dettagliato di Micheal Bay e si accoglie uno stile più approssimativo, incompiuto potrei dire, che permette alla scena di avere sia un aria bellica, quindi Action, che comica. Infatti, il film potrebbe non sembrare un Action o Sci–fi ma bensì un prodotto comico.
Una commedia composta da una manciata di robottoni alieni, una trama calzante ma sterile e uno stile tutto suo che ridefinisce la sceneggiatura. Al riguardo, Bumblebee appare quasi come un bambino che non sa come comportarsi a causa degli equivoci che si generano per le condizioni psichiche in cui riversa e la situazione relazionale che si genera con la protagonista, Charlie Watson, interpretata da una brava Hailee Steinfeld.
Per non parlare di alcune scene completamente distaccate non solo dai capitoli di Micheal Bay ma anche dallo stesso film prequel che le presenta. Ad esempio, la scena iniziale nella quale si nota, su un ennesimo Cybertron rimodellato, la presenza di Autobot e Decepticon con uno stile simile ad auto futuristiche o altri veicoli di altro tipo. Questo piccolo dettaglio rende la presenza di Cybertron sullo schermo piuttosto finta e lo stile degli alieni plasticità ed estremamente finta.
Infatti, per tutta la pellicola si estende questo piccolo problema del contrasto continuo tra realtà e finzione estremamente visibile e, di conseguenza, quasi fastidioso. Questo, tra l’altro, non avviene quando sulla scena sono presenti solo i Transformers perché tutti hanno più o meno lo stesso design simile ai giocattoli da cui prende ispirazione l’omonima saga, il che rende il tutto piuttosto comprensibile ma comunque problematico se si pensa allo schermo o alla singola scena nel momento in cui sono presenti anche entità umane o realistiche.
Non è scontato, ma il film non ha solo problemi. Anzi, qualche spunto risulta interessante o addirittura affascinante. Il che rende il lungometraggio più “morbido” agli occhi e decisamente più fluido. Parliamo, ad esempio, del nuovo design di Bumblebee che, come detto precedentemente, lascia spazio ad un’atmosfera più emotiva, comica e quasi umana alla scena. Tutto ciò rasenta un fattore positivo e molto forte del soft-reboot.
Infatti, l’aspetto visivo e scenografico del prodotto sono, forse, le uniche cose che spingono lo spettatore a continuare senza addormentarsi. Non perché risulta noioso, ma, bensì, perché presenta una trama totalmente distaccata dai precedenti capitoli. Come abbiamo già ribadito, un distacco narrativo così presente non può essere svolto con successo se si mantengono alcune connessioni con i precedenti capitoli.
L’idea del soft–reboot è qualcosa di intrigante che può sfornate qualcosa di innovativo e interessante… ma non funziona nel momento in cui si fonde all’idea del prequel.
Bumblebee – Un Revival anni 80, un Reboot o un Prequel?
Un revival forzato di cui nessuno sentiva il bisogno proiettato nelle sale di tutto il mondo solo perché le grandi Major non capiscono quando un brand è ormai passato e, forse, futuro… Ma non presente, nella maniera più assoluta. Per rafforzare questa ipotesi, sottolineo non solo il declino che è stato generato a partire dal quarto film del brand, ma anche l’insuccesso piuttosto marcato al box office degli ultimi capitoli. Ironicamente, Bumblebee è ritenuto un successo in quanto ha incassato quattro volte il suo budget. Questo, però, è stata una conseguenza della grande curiosità che il soft-reboot ha generato nei vecchi e nuovi fan.
Insomma, una parodia sotto mentite spoglie di un prequel soft–reboot. Cosa che, ovviamente, non è positiva. Anzi, è l’esatto opposto da quel che si può definire “una buona strada” per riprendere in mano un brand ormai in completa decadenza.
Voto: 5/10
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E voi? Cosa ne pensate di Bumblebee?