Dune: Parte Due – La nostra Recensione (2024)
Il secondo film di Denis Villeneuve, Dune: Parte Due, tratto dall’omonimo libro “Dune”, è finalmente uscito nei cinema di tutto il mondo! Uscito il 28 febbraio di questo 2024 in italia, ha già riscosso grande plauso e successo, in particolare al box office, doppiando il successo del primo capitolo in termini di guadagno. Ebbene, andiamo insieme a discutere del film, delle sue caratteristiche più prorompenti e di quelle che possono far storcere il naso ad alcuni (o addirittura molti!)
Prima di tutto vogliamo, però, ricordarvi che la recensione non conterrà spoiler perciò non sarà divisa in due parti.
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Dune: Parte Due – Un’opera monumentale
Parlare di Dune non è così semplice come sembra (se così sembra) per molteplici cause, motivo per il quale credo sia necessario parlarne approfonditamente. Parliamo di un’opera a dir poco monumentale, un’opera fantascientifica che non traballa neanche un secondo e questo è un grande plauso che può vantare poiché essendo, come detto, un’opera di fantascienza, per sua natura è concessa qualche sbavatura nella realisticità delle cose, degli eventi, degli ambienti e degli oggetti che adornano il mondo a noi sconosciuto appartenente alla narrazione.
Nonostante ciò, questo secondo capitolo della potenziale trilogia di Villeneuve, dalla durata di circa tre ore, non annoia mai, non induce lo spettatore ad un minimale pensiero riduttivo nei confronti dell’opera e impressiona e affascina ogni secondo nel quale lo spettatore osserva il fascino, l’essere stoico e l’epicità della narrazione. Esattamente, forse, uno dei fattori sul quale è possibile ragionare è proprio quest’ultimo.
L’opera è monumentale. La narrazione è epica. Ciò che questo provoca, di conseguenza, è una trama a tutti gli effetti semplice, non troppo complessa come si potrebbe pensare nel momento in cui si dice (perché si può dire) che opere di questo tipo non ce ne sono molte e che, forse, sono veri e propri eventi storici che cambiano o impostano un nuovo standard nel mondo della cinematografia, come fece la trilogia di Jackson de “Il Signore degli Anelli”. Anch’essa un’opera molto vasta, un macigno affascinante e inebriante che, a differenza di Dune, presenta anche una trama complessa.
Infatti, non si può dire che Dune: Parte Uno e Dune: Parte Due presentino una trama particolarmente complessa e intricata, ma, a mio parere, come già detto per il famosissimo Avatar (2009) di James Cameron nella rispettiva recensione, un film non deve necessariamente presentare una trama difficile e a tratti tortuosa. In alcuni casi, la questione fondamentale, che compone la colonna portante dell’opera, non è la trama, ma bensì i soggetti che la muovono, ovvero i protagonisti, e gli altri personaggi.
Insomma, Dune: Parte Due è un’opera come poche, pochissime, ricca di un eccellente componente fotografica, di una narrazione potente e perfetta nella sua lentezza (cosa che non traspare durante la visione) e di una grande forza produttiva che ha reso possibile tutto questo. Ciò che si esperisce nel vedere questa pellicola al cinema non è altro che senso di eccitazione, di monumentalità e di epicità.
Abbiamo già detto più volte quanto vasto ed epico sia Dune: Parte Due. Ora, vogliamo parlarvi in maniera più precisa di diverse dinamiche che influenzano le opinioni che abbiamo esposto in precedenza: la questione di una narrazione potente ed epica, ciò che questo esige, richiede; la questione di una fotografia ammaliante che si esibisce in ogni scena, la questione della lentezza narrativa e, in particolare, alla questione della semplicità della trama.
Andiamo con ordine. Per prima cosa, questo secondo capitolo riprendere a narrare la storia nel punto in cui il suo predecessore uscito nel 2021 smise. Con un perfetto allaccio, viene contestualizzato il titolo, cosa non scontata sapendo che più volte ci siamo ritrovati, tra una notizia e l’altra, con nomi stravolti o modificati sotto questo profilo tra un film e l’altro. Per citare un esempio, Mission Impossible: l’ultimo film uscito era, in origine, una prima parte ma, dopo l’uscita e il mediocre successo del film, si è deciso di cambiare nome al sequel che vedremo prossimamente in sala.
Detto ciò, passiamo alla questione della narrazione lenta, epica, potente e poderosa. La narrazione in Dune: Parte Due, esattamente come nella parte uno, è scandita da un ritmo lento, o ancora meglio “Stoico”. Non si può definire in altro modo se non “Solenne”. I personaggi non fanno e non dicono cose sciocche o banalmente opinabili, il che risulta un punto forte perché rende lo spettatore interessato alle azioni dei vari personaggi e alle conseguenze che possono provocare agendo. Insomma, un’opera che, su questo profilo, vuol essere monumentale e la cosa affascinante è che ci riesce senza sbavare un secondo.
Il tutto è accompagnato da un’estetica e una fotografia caratteristica che definisce lo stile di tutto il progetto, delinea i toni e sottolinea l’essere stoico che dialoghi, scene e riprese evidenziano. Insomma, una grande collaborazione tra i vari profili che compongono quest’opera, ripeto ancora una volta, monumentale. Ma perché “monumentale”? Perché è esattamente ciò che si riceve dalla visione. Ci si sente, seduti sulla poltrona comoda e morbida del vostro cinema di fiducia, un turista alla Galleria dell’Accademia di Firenze che osserva, anzi ammira, il David di Michelangelo. Una cosa assurda, se si pensa ad un film e a tutte le componenti che lo compongo, e totalmente inebriante ed eccitante a livello mentale.
Concludiamo con un’ultima questione: la semplicità, sottolineiamo apparente, della trama che, secondo alcuni, verrebbe nascosta dalla tonalità che acquisisce il tutto attraverso musiche, fotografie, messa in scena e direzione delle riprese. Ebbene no, questo secondo capitolo di Dune non presenta una trama semplice, bensì chiara. Si tratta non di una storia d’amore fantascientifica, ma di un complesso groviglio di questioni che convergono e fluiscono nel protagonista: Paul Atreides. Consideriamo, nell’affermare questo, l’intrigo politico che rimane di sfondo fino a raggiugere il suo momento di gloria, la questione della “Voce“, già visto nel primo capitolo e, ancora, la questione a tutti gli effetti “religiosa” del Muad’dib, il messia, secondo le leggende dei Fremen.
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Un cast di grande spessore
Parlando del cast, possiamo dire senza indugio che è corale e di spessore. Si tratta di numerosi mestieranti particolarmente famosi e già visti in più salse. A cominciare col protagonista, Paul Atreides, interpretato da Timothée Chalamet, attore che negli ultimi anni sta riscontrando grande successo e visibilità anche grazie alle sue numerose apparizioni, quali Wonka (2023), Call Me By Your Name (2017), Don’t Look Up (2021) e altri ancora! Per continuare con Austin Butler, interprete di Feyd-Rautha Harkonnen, figlio della stessa sorte del precedente, anch’esso con numerose collaborazioni sulle spalle tra cui Elvis (2022), C’era una volta a… Hollywood (2019) e Masters of the Air (2024 – in corso).
Passiamo a Zendaya, interprete di Chani, già vista in più salse anche lei come Euphoria (2019 – in corso), Spider-Man: Homecoming (2018), Spider-Man: Far From Home (2019) e Spider-Man: No Way Home (2021); Florence Pugh, interprete di Irulan Corrino, figlia dell’imperatore, già vista in MidSommar (2019) e in Oppenheimer (2023); una splendida Rebecca Ferguson alle prese col suo personaggio, Lady Jessica, attrice già vista nella saga di Mission Impossible, in Doctor Sleep (2019) e in The Greatest Showman (2017).
Dune: Parte II – Il monumento.
C’è poco altro da aggiungere nei confronti di quest’opera monumentale, assurdamente elettrizzante e vasta. La colonna sonora, che segue nei toni quella del precedente capitolo, rende tutto più epico ed incredibile; la fotografia, con tutti i vari giochi di luce, rende tutto più vivo, più reale e concreto, più vicino a noi; gli attori, con il lavoro immenso che attuano, restituiscono sullo schermo tutto quello che i personaggi intendono esprimere in base alla narrazione; la narrazione lenta ma inesorabile con un crescendo sempre più alto nel finale e con numerosi momenti di spicco durante tutto il film…
Un’opera. Non un banale film commerciale, non un banale sequel, non un film d’autore poco seguito o poco capito. Un’opera, quello per il cinema è stato coniato: Arte.
Voto: 9.5/10
E voi? Cosa ne pensate di Dune: Parte Due?