TRANSFORMERS RISE OF THE BEASTS – LA NOSTRA RECENSIONE! (2023)
Qualche giorno fa, di preciso il 7 giugno 2023, è stato distribuito nei cinema di tutto il mondo Transformers: Il Risveglio, attualmente ultimo film dell’omonima saga e potenziale capitolo Reboot. Noi di Nerd Al Quadrato siamo andati al cinema per poter contribuire all’accesa discussione che imperversa nei social poiché il film risulta alquanto divisorio.
Che sia chiaro: al di là della realtà oggettiva, qui si parla di opinioni personali, seppur ragionate. Ciò significa che il discorso potrebbe non coincidere con le vostre opinioni. Per tale morale, invitiamo ad assumere un comportamento dignitoso che risulti rispettoso sia nei nostri che nei vostri confronti.
Prima di cominciare vogliamo far presente che l’articolo non verrà suddiviso in parte spoiler e non-spoiler per favorire la coesione delle argomentazioni.
⚠️ ATTENZIONE AGLI SPOILER ⚠️
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Il reboot confuso
Questo nuovo capitolo della saga di Transformers è un vero e proprio calvario a causa dei legami confusi con le vecchie pellicole, qualche personaggio mal caratterizzato o stucchevole e sceneggiatura piuttosto blanda. Come si evince dal trailer, il film prende le distanze dai vecchi film e tenta di sovrascrivere una storia già scritta in passato. Questo, se non programmato, non è altro che il primo problema.
Non è possibile tentare di cucire i danni causati dagli ultimi film ripartendo dagli anni 90, creando un reboot, nonché sequel dello spin-off dedicato a Bumblebee, e ripartire con una trama nuova di zecca se per tutto il minutaggio si continua ad inserire riferimenti ai Transformers precedenti. Il fan-service è più che apprezzato ma c’è un limite che non dovrebbe essere superato, altrimenti si sfocia nella confusione più totale. Ma andiamo con ordine.
Come abbiamo detto, il film è ambientato negli anni 90, in America. Il protagonista, Noah Diaz, il quale appare come la fusione tra Sam Witwicky, storico protagonista dei primi film della saga, e Charlie Watson, protagonista dello spin-off/prequel Bumblebee, fa la conoscenza di Mirage, un Autobot nascosto in un garage, durante un tentativo di furto d’auto, il quale si conclude con un inseguimento molto affascinante e simpatico in cui Noah riconosce la natura aliena dell’auto dandole addirittura dell’“auto del demonio”.
La fuga dei due personaggi li porta ad un luogo pianificato per un incontro tra gli Autobot presenti sul pianeta nel quale si accende una discussione molto particolare. Preferiamo definirla in questo modo a causa della presenza di un Optimus Prime molto diverso da quel che abbiamo sempre conosciuto. Un Optimus Prime frustrato dalle proprie scelte, dal suo passato, e piuttosto diffidente nei confronti della razza umana. Cosa che nei precedenti film non è stata neanche menzionata.
La caratterizzazione di Optimus Prime non è la sola notizia che presenta la scena. Infatti si possono notare due dettagli molto importanti. Il primo riguarda Bumblebee e la sua decentralizzazione narrativa. In questo film, il suddetto Autobot non svolge il ruolo di co-protagonista, nonché aiutante di Noah, a differenza del resto della saga poiché la posizione viene assunta da Mirage. Il tutto viene giustificato dagli eventi che si susseguono, in particolare dalla fuga dal garage citata poco fa.
Il secondo dettaglio riguarda l’aspetto degli Autobot. Vogliamo essere totalmente schietti: lo stile da Cartoon con cui hanno rivestito tutta la cerchia degli Autobot non funziona sul grande schermo. Si poteva già analizzare il nuovo stile nello spin-off e prequel del 2018 con l’unico vantaggio di vedere un film incentrato su Bumblebee e la sua vicenda. Motivo per il quale in questo risulta graffiante e fuori luogo. Lo stile diventa fin troppo particolare nel momento in cui vengono presentati i Maximals nel corso della narrazione.
I Maximals vengono presentati come un nuovo gruppo di alieni provenienti da un altro pianeta rispetto a Cybertron. Questi nuovi personaggi hanno il compito di difendere l’oggetto al quale l’intera trama gira intorno. Caratteristica che viene mantenuta sin dal primo film della saga, tra l’altro. Anche loro vengono rappresentati con uno stile piuttosto particolare. Si presentano in forma di animali come gorilla (Optimus Primal), rinoceronte, giaguaro o acquila e non si trasformano in auto poiché la forma animale risulta la loro trasformazione.
La trama procede con l’approfondimento del villain precedentemente introdotto. Infatti si scopre che Scourge, personaggio introdotto dopo l’incontro tra Noah, Mirage e il resto degli Autobot, non è altro che una pedina di un Dio alieno estremamente potente, Unicron. Costui ha la necessità di distruggere pianeti e, di conseguenza, la vita su di essi per cibarsi.
Anche questo settimo capitolo di Transformers si conclude con l’ennesimo conflitto finale affascinante e mozzafiato in pieno stile Michael Bay, regista dei primi cinque film della saga. Scourge perisce di fronte alla potenza degli alleati, istituita grazie all’unione delle forze, e il, così chiamato, Dio onnipotente Unicron ritorna esattamente nel punto da cui stava arrivando. Sembra fin troppo riduttiva questa sintesi? Ecco non lo è. Sottoscriviamo il termine “sintesi” per evitare qualsiasi tipo di fraintendimento.
Dopotutto parliamo di un combattimento che dura più di venti minuti quindi è logico pensare che questo riassunto sia fin troppo riduttivo… Ma è tutto ciò che alla fin fine accade di concreto. Dopo un’intero film di due ore in cui risulta imbattibile, Scourge non riesce più ad abbattere definitivamente i suoi avversari o per lo meno ad assestare un gran bel colpo e questo lo porta alla sconfitta più totale. Dunque, si evince che, per qualche strano motivo, gli Autobot e i rispettivi alleati combattono inizialmente per dare solo spettacolo, altrimenti non si spiega il potenziamento finale che subiscono.
Un cast per lo più anonimo
Nonostante il fatto che all’interno del cast si possono trovare nomi dal calibro della premio Oscar Michelle Yeoh, voce della Maximal a forma di acquila “Airazor“, Peter Dinklage, voce di Scourge, o Ron Perlman, voce di Optimus Primal, neanche la selezione del cast si salva in questo progetto a causa di un grande problema che hanno la maggior parte dei personaggi, ovvero la caratterizzazione.
Avendo dei personaggi così privi di una solida identità, anche gli stessi attori che affidano la propria voce vengono completamente appiattiti dalla performance generale. Anche Peter Cullen, storica voce di Optimus Prime, il quale ritorna per riprodurre nuovamente il suo personaggio, risulta inesistente. Tuttavia, il discorso varia nel momento in cui si inizia a parlare di attori che mostrano effettivamente il viso sulla schermo come Anthony Ramos, interprete di Noah Diaz, o Dominique Fishback, interprete dell’archeologa Elena Wallace, i quali riescono a rende i propri personaggi carismatici.
La perdita dell’identità
Nulla funziona in Transformers: Il Risveglio e sinceramente, da amanti della prima trilogia, ne siamo completamente dispiaciuti. Per concludere, vogliamo far presente una particolarità che contraddistingue ciò che abbiamo visto in sala dal fumetto dal quale l’intero lungometraggio si ispira: lo schermo non è una pagina di un fumetto. Il grande schermo, in quest’epoca, è il luogo nevralgico dell’arte dello storytelling e questo film non viaggia molto lontano da alcuni orrendi prodotti distribuiti nelle sala col solo scopo di pubblicizzare un giocattolo o un qualsiasi altro tipo di prodotto commerciale.
Questo prodotto è un’enorme pubblicità dedicata ai giocattoli Hasbro e ai loro clienti, ovvero i bambini. Non c’è spirito, non c’è aspirazione, costruzione o una minima traccia di qualche obiettivo certo futuro. Un film dei Transformers commerciale tanto brutto quanto noioso e, inoltre, assolutamente non degno del titolo che porta avanti.
Voto: 4/10
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E voi? Cosa ne pensate di quest’ultimo capitolo della saga di Transformers?