BATMAN: MAD LOVE – QUANDO I FUMETTI CI INSEGNANO AD AMARE! (2024)
È l’11 settembre del 1992 quando, nella puntata “Un piccolo favore” della serie TV “Batman: The Animated Series”, fa la sua prima comparsa una giovane ragazza dai setosi capelli biondi, dalle guance rosa e dagli occhi di un azzurro quasi glaciale. Il suo nome è Harleen Quinzel, meglio conosciuta con il soprannome “Harley Queen“. Forti del successo avuto, i suoi stessi creatori, Paul Dini e Bruce Timm, si attrezzarono presto per realizzare il primo fumetto su di lei, “Batman: Mad Love” (qui il link per acquistarlo). L’opera esce sul mercato solamente due anni dopo la sua prima apparizione in TV, precisamente nel febbraio del 1994.
In seguito alla pubblicazione delle brevi vicende narrate in “Mad Love”, Harleen scala rapidamente le gerarchie, entrando nei cuori dei lettori per la sua intelligenza, la sua caparbietà, il suo amore e tutto quello che accettava di subire per rimanere con Joker. Il testo, infatti, nonostante possegga una narrazione decisamente comica, presenta svariate riflessioni sul concetto di amore e di rispetto, a tratti impensabili per l’epoca che correva. Ecco perché noi di NerdAlQuadrato abbiamo optato per dargli in un giorno speciale e romantico come San Valentino (sfruttando l’occasione anche per fare un po’ di chiarezza sul rapporto tra Mister J e la sua Harley).
Batman: Mad Love, un fumetto troppo avanti per il 1994
Per capire sia l’importanza sia la grandezza dell’opera di cui stiamo parlando, facciamo un salto indietro nel tempo, catapultandoci nel decennio della sua creazione. Siamo negli anni ’90, il periodo d’oro per eccellenza per i comics americani, coi loro eroi in costumi sgargianti, tenebrosi e i rispettivi giovani aiutanti mascherati, con i quali vivono bizzarre avventure. Tra tutti quanti i personaggi ce n’è uno che troneggia sopra tutti: Batman. Tra i fan si respira una vera e propria mania per il Caped Crusader. Insomma, l’universo della DC Comics, e in particolar modo di Gotham City, è in netta espansione.
In questo contesto di grande prosperosità si inseriscono Paul Dini e Bruce Timm, il primo uno sceneggiatore newyorkese, il secondo un disegnatore e animatore nativo dell’Oklahoma. La loro idea è realizzare una serie TV animata, caratterizzata da dei toni dark. Detto fatto, nel 1992 va in onda l’episodio pilota su Fox Kids. Pochi giorni dopo, fa la sua comparsa anche un personaggio mai visto prima, una giovane psicologa chiamata Harleen Quinzel, che rapidamente strega le menti del pubblico. Ancora nessuno lo sapeva, ma era destinata a entrare nella storia.
Inizialmente, il suo compito è solamente quello di riempire i tempi morti con della comicità; eppure, non ci si ferma a ciò. I creatori ne intuiscono le potenzialità e, come mai nessuno aveva fatto prima d’ora con una semplice spalla, decidono di conferire ad Harleen una propria caratterizzazione psicologica. È la prima volta nella storia che un semplice aiutante viene reso importante, viene innalzato a un livello superiore che non si limita alla banale comparsa. Il rischio corso ripaga profumatamente: la ragazza diviene presto una beniamina dei fan e le cose possono solo che migliorare.
Poco tempo dopo, i dirigenti della DC vedono lungo e commissionano ai due colleghi una breve storia, spin-off di TAS, che avrebbe dovuto fungere da introduzione di Harley Quinn nel mondo dei fumetti. L’opera prende il titolo di “Batman: Mad Love” e dà agli amici la possibilità di esplorare ancor di più la mente della giovane e bellissima new entry. Nell’estate di quello stesso anno, a San Diego, entrambi sbaragliano la concorrenza e si portano a casa l’Eisner Awards (il massimo premio in ambito fumettistico) per il miglior numero singolo.
Questa breve (ma non troppo) premessa ci permette di capire la portata a tratti rivoluzionaria dell’invenzione dell'”assistente” del Joker. Ma la cosa che più mi piace del personaggio – e del fumetto – è che, di nuovo, stupisce per i rischi che decidono di correre i due autori. Nelle tavole, che si amalgamano perfettamente con la sceneggiatura, ci viene narrata una storia di violenza di genere, di potenza femminile, di amore tossico e non ricambiato (perché, ricordiamo, il Joker non ama Harley e non ha fatto nient’altro che sfruttarla per i suoi piani).
Sì, eravamo già negli anni ’90, il femminismo aveva fatto molteplici conquiste, ma ancora – più di oggi – rimaneva una certa cultura del possesso. Quindi, andare a creare un’opera che andasse a deridere e criticare quei comportamenti era un salto nel vuoto. La recezione poteva essere un successo o un buco nell’acqua. Però, con la pubblicazione di “Mad Love“, Dini e Timm rifanno quel salto, stupendoci di nuovo per l’attualità (ancora valida) e la maturità dei contenuti su cui veniamo portati a riflettere grazie a una narrazione strepitosa.
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Cosa ci lascia questa lettura ancora oggi?
Alla luce di tutte le spiacevoli notizie, che ormai stanno diventando quasi usuali, forse “Mad Love” ha ancora molto da dare in termini di riflessioni, specialmente sulle relazioni. Harley è innamorata persa e, per questo, passa sopra tutti i danni e la violenza del Joker, sperando sempre che possa redimersi, così da costruire una famiglia con lui; al contrario, con il passare delle storie e dei fumetti, l’altro la sfrutta, la usa per arrivare al suo scopo: catturare Batman. Analogamente, nella realtà, spesso si tende a sottovalutare questi segni, confidando che l’amore possa risolvere tutto, permettendo un riscatto dell’altra persona.
Inoltre, come se non bastasse, all’interno delle vicende, Harleen dimostra di essere persino superiore intellettualmente rispetto a Joker. È lei che crea il piano perfetto, che cattura Batman, che lo porta sull’orlo della morte e questa cosa reca molto fastidio al pagliaccio; alla fine inutilmente, poiché, sempre per amore, si perde in un bicchier d’acqua e fallisce.
Quindi, come ci suggerisce Dini in “Batman: Mad Love“, in una relazione è necessario rispettarsi a vicenda. Se uno/a dà tanto, l’altro/a non può dare poco. Alla fine, l’altra persona potrebbe anche rivelarsi migliore di noi, concettualmente e spiritualmente, come Harley e Joker. Anche nelle favole più brutte c’è, però, un lieto fine, che è il caso della crescita recente vissuta dalla nostra protagonista odierna, la quale si è finalmente messa il cuore in pace, realizzando che il Signor J non l’avrebbe mai amata veramente. Il sentimento non era ricambiato, era più una convenienza per lui. Lei dava tutto e non riceveva nulla, così ha scaricato il suo principe azzurro e ha iniziato a costruirsi una nuova vita.
Perciò, per concludere, è necessario anche prestare attenzione alla nostra anima gemella, capirne i sentimenti, empatizzare con chiunque egli/ella sia, perché, prima o poi, il finale arriva sempre, bello o brutto che sia e, proprio come costruito dai più grandi scrittori, sarebbe bello realizzare il nostro lieto fine, piuttosto che arrivare a un’ultima, triste uscita di scena.
E voi, cosa ne pensate? Avete letto “Batman: Mad Love”? Se sì, vi è piaciuto? Concordate con la mia visione? Fatecelo sapere qui sotto con un commento!