IL COLIBRÌ – LA NOSTRA RECENSIONE! (2022)
Grandi aspettative, un cast che incuriosisce e una nuova edizione della Festa del Cinema di Roma da aprire. Il Colibrì di Francesca Archibugi, vuole portare sulle spalle un peso considerevole vista la situazione per il cinema italiano in questo periodo storico. Vale la pena vederlo? Ecco quindi la recensione di NerdAlQuadrato, dal nostro punto di vista!
Chi ci segue sa già che la recensione de Il Colibrì sarà divisa in diverse categorie: la parte no-spoiler, parte spoiler, la parte dedicata ai personaggi e al cast, un ulteriore all’aspetto tecnico e infine l’opinione finale con voto.
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Recensione No-Spoiler
Il tema della morte, della malattia mentale e della difficoltà di vivere sono prorompenti, il dolore mostrato come una ferita che sanguina nel tempo e che non rimargina, ma che piuttosto diventa parte del nostro essere. Essenze, direi, che possiamo quasi toccare, ma che tuttavia non riescono mai ad arrivare dove vorrebbero, forse per via di una narrazione che definirei “confusa”, in alcuni casi di difficile interpretazione, conseguenza di intreccio della trama totalmente scollegato cronologicamente, una scelta che non ho apprezzato in questo caso.
Affezionarsi, o anche solo provare empatia per i personaggi secondari, è praticamente impossibile poiché la loro presenza è discontinua durante tutto l’arco della storia. Mi trovo deluso dalla scrittura, molto spesso didascalica e poco reattiva, che non è riuscita, in maniera continuativa, a valorizzare Favino e di seguito l’intero cast. Già perché il cast non brilla, per niente, anzi molto spesso sfigura nel tentativo di mostrare interpretazioni superiori, quasi con l’intenzione di voler fare una caricatura di una famiglia borghese tipica.
Purtroppo, come avevo in parte previsto ma sperato non accadesse, cliché e ironia “all’italiana” hanno fatto la loro parte nel farmi apprezzare ancora meno un prodotto che, tutto sommato, aveva le carte in regola per essere un qualcosa di interessante e quantomeno godibile ad un pubblico, ahimè esiguo, più esigente in termini cinematografici.
Nel complesso definirei Il Colibrì esattamente come quello che non vuole essere, un prodotto che fa di tutto per avvicinarsi ad un cinema ricercato ma che alla fine dei conti rimane lì, immobile, totalmente immerso nella solita calca di film discutibili a livello di critica e più in generale, attaccato ancora alla malsana cultura del “minimo sforzo, massima resa”.
Voto: 5/10
Recensione Spoiler
La pellicola segue le vicende della vita di Marco Carrera (Pierfrancesco Favino), concentrandosi su tutti gli avvenimenti significativi della sua esistenza, che si intrecciano, come ho detto prima, in ordine non cronologico. Partendo dall’incontro con la giovane e intrigante Luisa Lattes (Bérénice Bejo), passando poi per gli anni del suo matrimonio con Marina Molitor (Kasia Smutniak), lo spettatore si fa partecipe di una vita segnata da traumi e dolori che si alternano a momenti di massima gioia, purtroppo con un ritmo molto altalenante.
Ciò che appare evidente è come la vita di Marco venga immaginata come un collage, tutte memorie che probabilmente sono riemerse alla mente del protagonista, durante il processo di eutanasia a cui egli si sottopone a causa di un tumore al pancreas incurabile. Se pur questa scelta puramente artistica e registica non si possa discutere, personalmente durante tutto l’arco della narrazione ho sentito il bisogno, molte volte, di “chiedere” maggior tempo sullo schermo per alcuni personaggi, come ad esempio della figlia di Marco, Adele (Benedetta Porcaroli); per coloro che hanno visto il film sicuramente sanno di cosa sto parlando.
Insomma è mancata, da parte mia, quell’affezione che un film di questo genere dovrebbe donare, lasciando molte parti praticamente prive di contesto, mentre altre vengono eccessivamente spiegate: in particolare vorrei sottolineare l’eccessivo chiarire del rapporto dei genitori, che poteva essere tranquillamente espresso in un unica scena senza il bisogno di insistere per svariati minuti di filmato.
Personaggi e Cast
Beh, da Pierfrancesco Favino mi aspettavo qualcosa di più, forse una scintilla che mi facesse apprezzare, univocamente, almeno la recitazione de Il Colibrì, ma questo non è accaduto. Ci sono state scene che comunque sono degne di nota, come il discorso sulla ricchezza dopo la lunga nottata a poker, ma rimangono tutte flebili scintille in confronto alle 2 ore e più del film.
Minimo merito vorrei darlo a Nanni Moretti (interpreta il dr. Corradori, lo psicanalista di Marina), che se pur interpretando un personaggio di per sé non particolarmente adatto a grandi interpretazioni, è riuscito a mio avviso a calarsi piuttosto bene nella parte, ma nulla di più. Il resto del cast si trova molto sotto tono, a partire da Fotini Peluso (Irene, la sorella di Marco) fino a Kasia Smutniak (Maria) che tentano di dare una qualche caratterizzazione ai loro rispettivi personaggi senza successo, rendendole quasi grottesche.
Aspetto tecnico
Al contrario di quanto detto sopra, sono uscito dalla sala piacevolmente colpito del lato tecnico di questo film, in particolare vorrei citare il trucco che è probabilmente il punto forte di questo film. Le scene in cui Marco è anziano e malato sono rese veramente in maniera egregia, così come tutti i personaggi, i volti, i capelli e le rughe si adattano perfettamente al tempo che passa, senza mai snaturare o rendere poco credibile l’invecchiamento.
Anche la fotografia è di buon livello, anche se da Luca Bigazzi mi sarei aspettato una tecnica più incisiva e leggermente meno piatta, forse osare sul lato fotografico avrebbe potuto dare una spinta maggiore alle scene, generando più pathos durante le vicende più dolorose. Infine, vorrei fare una regressione sulla regia: un altra parte del film che non mi ha convinto è stata proprio la regia, manchevole, quasi senza un anima, come ho detto sopra, figlia totalmente del suo tempo e di questo pensiero del minimo sforzo con la massima resa. Non che mi aspettassi chi sa quale capolavoro da Francesca, eppure sono rimasto comunque un po’ deluso.
Opinione finale con voto
Sono sicuro che Il Colibrì sarebbe potuto essere molto più di ciò che è, molte mancanze di questo film sono dovute alla cultura italiana che vede il cinema solo come intrattenimento, come uno svago, un rifugio dai problemi di tutti i giorni. Cerchiamo le risate e la leggerezza, mai qualcosa di più profondo, che ci faccia ragionare e riflettere, perché per quelle cose esiste la vita vera.
Ed ecco che gli sceneggiatori, i produttori e la regista, hanno sentito il bisogno di alleggerire un carico “pesantissimo” per il pubblico italiano, troppo pesante per vendere biglietti in sala. Infine credo che Il Colibrì sarà un altro film italiano come tanti altri che potevano fare qualcosa di più ma che piuttosto hanno preferito accomodare il grande pubblico pagante.
Voto: 5/10
E voi, cosa ne pensate? Avete già visto Il Colibrì?